Pinacoteca Nazionale di Bologna

Pinacoteca Nazionale di Bologna

Scheda

La Pinacoteca Nazionale di Bologna ha sede nella zona universitaria, nello stesso edificio storico che ospita l’Accademia di Belle Arti e la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Bologna, così da costituire un complesso dove si fondono esposizione, tutela, conservazione e studio del patrimonio storico artistico cittadino e regionale. Con le sue trenta sale espositive, ed uno spazio adibito esclusivamente alle mostre temporanee ed alla attività didattica, la Pinacoteca, rinnovata ed adeguata agli standard europei, è oggi da annoverare tra le più moderne ed importanti Gallerie nazionali conosciute ed apprezzate all’estero. Il suo patrimonio si è arricchito negli anni con nuove acquisizioni statali, lasciti e donazioni di privati che hanno completato il già vasto percorso artistico dell’arte emiliana che va dal XIII all’ inizio del XIX secolo.
La collezione ha il suo nucleo principale nelle opere che provengono dalle chiese e dai conventi bolognesi soppressi in età napoleonica, privilegiando quindi la scuola pittorica bolognese ed emiliana dal suo fiorire trecentesco con Vitale da Bologna fino alla pittura settecentesca dei Gandolfi. Non mancano però testimonianze fondamentali di artisti non bolognesi che ebbero contatti diretti e non con la città come Giotto e Raffaello. Ruolo dominante e caratterizzante nella raccolta riveste l’arte del seicento bolognese, rappresentata dai capolavori di Ludovico, Agostino ed Annibale Carracci e dalla grandezza riconosciuta in tutto il mondo di Guido Reni e del Guercino.


LA CERTOSA NELLA PINACOTECA NAZIONALE DI BOLOGNA

Fu il 3 aprile del 1797 che Domenico Pedrini e Angelo Ferri, professori deputati dell’Accademia Clementina, fecero la loro prima visita al convento della Certosa, in conseguenza della soppressione di quell’ordine. Le scelte effettuate, guida alla mano ma sempre condotti dall’occhio del conoscitore, erano come si sa mirate a guadagnare per la futura Pinacoteca i capolavori maggiori presenti in città. A qualcuna delle prime scelte dovettero poi rinunciare, plausibilmente per le loro dimensioni imbarazzanti, come nel caso del “Quadrone sopra la Porta”, e cioè la Natività di Nunzio Rossi, o dell’affollata Salita al Calvario di Lucio Massari, sovrastante la porta del Capitolo. Non si fecero intimidire, al contrario, dalla “gran tavola a spartimenti dorati”, e cioè dal monumentale polittico dei Vivarini. Smontato, esso prese posto prima in palazzo Poggi da dove raggiunse un lustro dopo la vicina Accademia nell’ex convento di S. Ignazio per esservi esposto fin dall’apertura della galleria, nel 1808: non ne sarebbe stato più rimosso se non, temporaneamente, per il moderno restauro del 1962/65. Già in quel primo ordinamento i quadri provenienti dalla Certosa – poco meno d’una trentina – eccellevano nelle stipate sale della Pinacoteca. Se di numerosi s’è dato conto in altra parte di questo catalogo, qui vanno ricordati quelli che tuttora sono esposti nelle sale di via delle Belle Arti. Dopo il polittico dei fratelli muranesi, naturalmente i tre dipinti di Lodovico Carracci: la Predica del Battista, la Flagellazione e l’Incoronazione di spine. Fin dagli inizi presente era anche il San Francesco di Paola di Ubaldo Gandolfi, ch’era stato uno degli ultimi capolavori commissionati dai certosini alla scuola bolognese, ma anche il grande bozzetto di Ercole Graziani per la pala richiestagli dai Certosini romani. Quel Miracolo di Nicolò Albergati, però, ceduto in deposito nel 1882 ad una chiesa di Cento, scomparve di là agli inizi del Novecento e soltanto pochi anni or sono è ricomparso sul mercato antiquario. Per ultimi, tornati da Parigi, nel 1817 si aggiunsero naturalmente e stabilmente nel percorso della rifondata Pinacoteca l’Ultima comunione di San Girolamo di Agostino Carracci e il San Bruno di Guercino, ch’eran stati i primi ad essere strappati, nel 1796, al cenobio certosino.

Gian Piero Cammarota

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Bologna d'oggi - Rassegna bimestrale illustrata. Anno III n. 4 - agosto ottobre 1929. Officina grafica Combattenti, Bologna. Collezione privata.

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