Salta al contenuto principale Skip to footer content

Giuseppe Gaetano Mazzacorati

10 dicembre 1803 - 27 maggio 1887

Scheda

Nato il 10 dicembre 1803, Giuseppe Gaetano era uno dei sette figli di Giovanni Mazzacorati e di Orsola Vanoni. Laureato in Giurisprudenza, latifondista, fondatore della Banca Agricola, era esattore camerale e, fino al 1859, rappresentante dell’Impresa dei Lotti pontifici. Alla prima Esposizione nazionale organizzata a Firenze nel 1861 presenta campioni di riso cinese e novarese. Nel 1833 sposò Sofia Cipriani di Livorno, da cui ebbe quattro figli: la femmina, Amalia, sposò il conte Agostino Salina; dei maschi, Giulio morì infante, Giovanni Giuseppe morì in un duello da lui stesso voluto con il marchese Francesco Pizzardi, e Giovanni Augusto sposò Virginia Tanari (ms. B 698/2, tav. 129; Belvederi, p. 42; Cantoni, Primi passi, p. 41; Bottrigari, II, p. 493). Assieme al padre, è schedato nel Libro dei compromessi nella rivoluzione del ’31, perché «si pronunciò molto trasportato pel liberalismo in entrambe le epoche, in favore del quale spese assai. Somministrò sussidi a chi si dimostrò esaltato liberale, e che fosse bisognoso. Istigò al partito rivoluzionario, disse infamità contro il Governo, e si dichiarò uno dei nemici dei preti. Ora apparisce moderato, ma non lo è». Nel 1847 fu creato nobile di Bologna, e nel 1877 affrancò il canone feudale in favore del Regio Demanio nazionale, succeduto alla Camera dei Tributi in Roma, per conservare il pieno diritto al titolo di marchese della Massetta e ville di Pagno, Rivo e Casalecchio nel Montefeltro, di cui era stato investito suo padre Giovanni (Spreti, Enc.).

Oltre al palazzo in città, i Mazzacorati possedevano una villa fuori porta Santo Stefano (ora via Toscana 17-19), in località detta Camaldoli per la presenza, in cima alla strada oggi intitolata ad Amilcare Ponchielli, dell’eremo di Santa Maria di Camaldoli (Gentili, L’antico scomparso eremo). La villa, pervenuta agli Aldrovandi per eredità di Raniero Marescotti e da loro rifatta negli anni 1760-70, era stata acquistata dai Mazzacorati, che si limitarono ad apporre il loro stemma sulla soglia d’ingresso e al centro dell’arcoscenico del teatrino. I Mazzacorati la tennero fin verso la fine dell’Ottocento, quando fu vinta al gioco dal cav. Alessandro Sarti. Dai Sarti passò nel 1935 alla Federazione dei Fasci di Combattimento, che la utilizzò come colonia infantile, e dal 1937 è dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (Fanti in Cuppini, Matteucci, p. 331; Frabetti, Lenzi, Villa Aldrovandi Mazzacorati). Francesco Majani (Cose accadute, p. 279) ricorda che il primo maggio 1860, in occasione della visita del re Vittorio Emanuele II a Bologna, Giuseppe Mazzacorati aspettò il Re, proveniente dalla Toscana, ai piedi della sua villa fuori porta Santo Stefano. Accogliendolo sulla sua carrozza scoperta, lo accompagnò per l’ultimo tratto di strada fino alla porta, e poi per via Santo Stefano, Cartoleria Nuova (ora via Guerrazzi), Strada Maggiore, Mercato di Mezzo (via Rizzoli), e piazza del Nettuno fino a San Petronio. Al termine della visita, il Re decorò Giuseppe con una medaglia di benemerenza in bronzo, per avere, in qualità di soldato della Guardia Nazionale a cavallo, prestato al sovrano un servizio d’onore «in guisa da meritarsi tutta la sua soddisfazione» (Bottrigari, III, p. 57). Giuseppe morì a 83 anni il 27 maggio 1887, per “pneumonite esaurimento vitale” (Foglio sepolcrale n. 1069-3158), nella casa di famiglia in via Barbaziana (ora via Cesare Battisti 23).

Silvia Benati