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Liceo Ginnasio Luigi Galvani

Di rilevanza storica

Schede

Il Liceo “Galvani” sorse in esecuzione del decreto Farini del 12 febbraio 1860 che, per l’istruzione secondaria classica, istituiva un Regio Liceo sul modello piemontese in tutti i capoluoghi di provincia, con spese a carico dello Stato. Nel primo anno scolastico 1860-61, presero a funzionare due classi (I e II liceo), ospitate negli ambienti dell’ex ospedale della Morte, ora Museo Civico Archeologico. Nel 1865 il Liceo fu intitolato, nonostante fosse una scuola classica, al massimo scienziato bolognese del Settecento, Luigi Galvani. Solo nel 1883 si trasferì nella sede attuale, cioè in quello che era stato il convento dei PP. Gesuiti, in via Castiglione 38, ove esisteva il Ginnasio Comunale “Guinizelli”, delle cui cinque classi (corrispondenti per noi oggi alle medie inferiori e al biennio superiore) il triennio liceale era la continuazione.

Quando scoppiò la Grande Guerra, nel 1914, il “Galvani” aveva ormai cinquant’anni ; la sua popolazione scolastica aveva raggiunto i 523 studenti di cui 422 nelle cinque classi ginnasiali e 101 nel triennio liceale. Tale numero salirà fino a 840 nell’anno scolastico 1917-18 per poi rimanere pressoché stabile fino agli anni Trenta. Tra il 1911 e il 1928 il “Galvani” ebbe ben sette presidi di cui quattro titolari e tre supplenti. Dal 1913 al 1923 fu preside Gian Domenico Belletti, colui che volle e pose la lapide in onore degli studenti caduti nel giugno del 1919.

La vita della scuola fu, fin dal 1912, molto agitata e le lezioni non riuscirono ad avere la regolarità auspicata dai professori. Spesso gli studenti scioperavano o le lezioni venivano sospese perché altri studenti (quasi sempre i “tecnici”dell’ “Aldini-Valeriani” con cui il “Galvani” divideva la sede) invadevano le aule, cacciavano gli insegnanti, spronavano gli studenti ad unirsi alle loro agitazioni. Poteva capitare che venisse sfondato con la forza il portone d’ingresso e che gli studenti venissero alle mani. La preoccupazione del Preside e dei professori era vivissima perché, come si intuisce dalle cifre trascritte sopra, qualche centinaio di studenti aveva meno di 14 anni.
La primavera del 1915 fu particolarmente agitata e non poteva essere altrimenti, dato il clima che regnava nel paese, diviso tra interventisti e neutralisti, alla vigilia della nostra entrata in guerra. Molto turbolenti anche gli anni 1919-1923 con scioperi e “invasioni” degli ambienti scolastici da parte di esterni. Le forze di polizia non riuscivano a proteggere tutele sedi istituzionali. Preside e professori deploravano quanto avveniva ma erano del tutto impotenti.