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Il Velocino

Schede

Negli anni '30 del Novecento uno dei tanti bolognesi dallo spirito ingegnoso inventa un modello nuovo ed originale di bicicletta. L'ideatore era un ragioniere, Ernesto Pettazzoni, che gli diede il nome di 'Velocino'. Sembra che Benito Mussolini, nell’acquistarne un modello e dopo averlo provato, lo abbia definito “Lentipede”.

Il mezzo a due ruote ebbe un discreto successo e diversi esemplari vennero venduti non solo in Italia, ma anche all’estero. Pettazzoni aveva l’officina di produzione a Bologna in Strada Maggiore n. 94, e il negozio in via D’Azeglio n. 16, mentre la sua abitazione era al n. 4 di Via Caprarie, sopra la Galleria Leone. In un libro mastro teneva un meticoloso elenco dei suoi clienti, non mancando di ritrarli realizzando una silhouette di carta nera incollata a lato del nome e dell’indirizzo. Nei cataloghi pubblicitari il mezzo veniva presentato per le sue caratteristiche uniche: leggero, trasportabile a mano, costruito per mantenere una postura comoda. Pettazzoni poteva affermare che "non è però azzardato affermare che il Velocino è sempre più veloce della bicicletta tipo 'tourismo', munita di gomme d'ugual calibro".

Purtroppo la seconda guerra mondiale influì negativamente sulla produzione e sulla vendita di questa bici, tanto che il 7 maggio 1947, pieno di debiti a cui non riusciva a far fronte, il Pettazzoni si suicidò. 

Il Giornale dell'Emilia di mercoledi 7 maggio 1947, ricordando il suo tragico atto, ci consegna anche alcune notizie sull'azienda: "era una figura molto nota nell’ambiente cittadino, soprattutto fra gli sportivi. Parecchi anni fa aveva un negozio in via D’Azeglio, di fronte all’Albergo Roma, nel quale vendeva biciclette e motocicli con motorino “Diana” offrendo ai clienti vantaggiose condizioni rateali. Tipo originale e d’ingegno, egli soleva fare sui giornali una spiritosa pubblicità ai suoi prodotti: lo “Slogan” più ricorrente era “il povero Pettazzoni si rovina per voi”. Tutti presero perciò a chiamarlo il “Povero Pettazzoni”. Ma il generoso commerciante a forza di vendere a rate, si rovinò davvero, e andò fallito. Chiuso il negozio aprì un’officina in via Chiudare. Studioso di meccanica applicata, inventò il “Velocino”, ossia quella bicicletta con la ruota anteriore piccolissima e il manubrio dietro il sedile, che per la verità non ebbe troppa fortuna. Visto il fallimento del suo nuovo tentativo, Pettazzoni partì per l’Africa, donde tornò pochi mesi or sono".

Ernesto Pettazzoni riposa nella Certosa di Bologna, al n. 106 del Chiostro VII, Porticato Est.

Si ringrazia Giovanni Paltrinieri per il materiale documentario e le informazioni ricevute.