Festa delle Matricole

Festa delle Matricole

26 Novembre 1899

Scheda

Sul finire del XIX secolo gli iscritti all'Università di Bologna erano ormai più di 1800, cifra considerevole se confrontata con i circa 400 di trent'anni prima.

All’aumentata immatricolazione non aveva ancora corrisposto un adeguato rinnovamento delle strutture tanto che Carducci stesso, in un discorso pronunciato in Senato il 20 marzo 1899, presentava la difficile situazione degli spazi sottolineandone la carenza: «le scuole di chimica, di fisica, di farmaceutica, bastano appena ad una metà degli accorrenti, i quali devono contentarsi dell’udire; del partecipare effettivamente alle sperimentazioni, è poco o nulla. […] Gli scolari di botanica sono ridotti ad ascoltare la lezione, parte costretti in una scarna ed umida stanza, parte per le finestre del cortile. La clinica oculistica, capace di 25, dovrebbe contenere 170 allievi» (F. Cristofori, 1981, p. 338). Era questo il contesto in cui cominciarono ad essere promosse dal 1889 manifestazioni come la “Festa delle matricole” che, con spirito goliardico, celebravano pubblicamente in città la presenza sempre più consistente degli studenti universitari, culminando nel cosiddetto “imberrettamento”, una sorta di iniziazione con la quale le matricole del tempo venivano ricollegate idealmente a quelle trecentesche, una vera “costruzione della tradizione”.

La cerimonia del 1899 si svolse il 26 novembre. Gli studenti, dopo essersi recati in corteo alla stazione per ricevere i rappresentanti di altri atenei, soprattutto delle università emiliane e venete, si raccolsero nell’aula magna per ascoltare il discorso del rettore Vittorio Puntoni il quale, volendo sottolineare il significato principale dell’imberettamento, ne richiamò le lontane origini tedesche, anche se in Germania il rito si celebrava al compimento del corso di studi allorché il decano della facoltà, ricordando al nuovo dottore le responsabilità che la sua nuova condizione imponeva, gli consegnava il “berretto”, simbolo di emancipazione e libertà di pensiero: «Con esso sarai affrancato dal giogo delle autorità altrui. Tu non considererai più come vero se non ciò che tu stesso avrai attinto alle fonti medesime della verità. Tu non giurerai più sulle parole di alcun maestro. Tu opporrai avversa fronte ai nemici della scienza, dell’umanità, e di questa nuova libertà a cui ti chiamo». Questo era dunque l’augurio che il Rettore esprimeva alle matricole: che imparassero «a pensare da sé», sommo grado della libertà umana (“Il Resto del Carlino”, 27 novembre 1899). Concluso il discorso di Puntoni, gli universitari, sempre in corteo ed accompagnati dalla banda municipale, raggiunsero la palestra della società sportiva Virtus in Santa Lucia, «addobbata per la circostanza di bandiere e festoni d'edera», dove, tra brindisi, balli, canti e discorsi di circostanza, si svolse la cerimonia vera e propria dell’imberrettamento delle matricole. I festeggiamenti si conclusero con una fiaccolata notturna, al seguito di quattro carri allegorici, che percorse nuovamente le vie del centro cittadino.

Nel pomeriggio il gruppo studentesco venne immortalato, sui gradini della chiesa di San Petronio, dal pittore Francesco Cecchi, «approfittando d’un istante in cui quei capi-scarichi erano relativamente queti»; la fotografia non era però dovuta ad un intervento fortuito ma rientrava nel programma ufficiale della manifestazione, diramato per mezzo della stampa locale (“Il Resto del Carlino”, 25 e 27 novembre 1899; G. Benassati, A. Tromellini, 1992, p. 224).

Rossella Ropa

Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.

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Festa della Matricola
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La festa della matricola a Bologna. Giornale Luce n 727 del 02/1931.

Documenti
Goliardìa (In)
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Vittorio Cian, In Goliardìa. Estratto da 'La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera', Milano, 1914. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

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