Corpo dei pompieri | Vigili del fuoco

Corpo dei pompieri | Vigili del fuoco

1786 | 1933

Scheda

"Quanta strada e quale progresso ha fatto il Corpo dei Pompieri dal principio dell'ottocento, in cui l'avviso dato dalla campana della Asinella faceva accorrere in Palazzo i brentatori e i muratori pompisti, iscritti al servizio degli incendi, sparsi per la città, i quali, sotto la direzione dell'Architetto e del Capomastro muratore d'ufficio, dovevano trarre le macchine e gli utensili custoditi in un camerone del Palazzo Comunale, di cui tenevano le chiavi l'artiere Francesco Comelli, fabbricatore di pompe, abitante presso la chiesa di S. Colombano, - allora dei Santi Fabiano e Sebastiano, - e il custode Domenico Ruvinetti, abitante nelle adiacenze della Residenza Municipale! (...) Due gravissimi incendi scoppiati nel 1830 spinsero il Conservatore del Comune conte Carlo Pepoli, a scrivere un rapporto al senatore di Bologna, marchese Francesco Bevilacqua Ariosti, rapporto vivacissimo. (...) Solamente nel novembre dell'anno 1837 fu stabilito il servizio permanente dei pompieri di guardia al Palazzo Apostolico (Palazzo Comunale), nel quale anno fu fatto acquisto di due pompe, l'una inglese e l'altra francese, per una spesa complessiva di scudi 811,05. (...) Nel 1849 fu nominato il primo Comandante del Corpo nella persona del conte Giovanni Bentivoglio. Lo stato maggiore comprendeva undici ufficiali. Ufficiali e sottuficiali di compagnia furono in numero di tredici; brigadieri in numero di quattro, più un furiere porta polizze e quattro avvisatori. Il Corpo era formato di numero cento pompieri. (...) Nel 1853 venne nominato Comandante del Corpo Pompieri il marchese Annibale Banzi. Nell'anno 1859, per dimissioni del marchese Annibale Banzi, fu nominato Comandante il marchese Camillo Zambeccari. (...) Dietro proposta del Comandante Tattini fu nel 1862 fatto acquisto della pompa vuotapozzi e nello stesso anno furono stanziate in bilancio dal consiglio comunale lire 3000 per acquisto di nuove macchine. Nel 1868 il Consiglio municipale approvò l'istituzione di un corpo di musica dei pompieri, proposta fatta dal maestro Enrico Drusiani. (...) Solamente nel 1870 fu dalla Giunta Municipale fatto un contratto con l'Assuntore della inaffiatura stradale affinchè fossero tenuti a disposizione dei pompieri due cavalli e un conducente, servizio che importava una spesa di lire venticinque mensili. (...) Morto il 1° dicembre 1878 il comandante Angelo Tattini, fu nel febbraio 1879 promosso a Comandante il capitano Ballarini. (...) Nel 1881 fu inaugurato l'acquedotto nella città e in seguito furono stabiliti gli idranti per incendio. (...) Nel 1882 la Giunta Municipale stabilì colla Società Italiana dei Telefoni l'impianto di undici linee telefoniche ad uso del Corpo dei Pompieri. (...) Nel 1895 furono accresciuti di otto gli idranti posti nelle vie della città, cosicchè il loro numero totale salì a novantaquattro. (...) Nel 1900 fu nominato Comandante interinale l'ingegner Luigi Monti. Il 5 dicembre 1900 fu solennemente murata nella caserma una lapide alla memoria del pompiere Querzè Valentino che 'precipitando dall'alto di una casa incendiata perdette d'anni 24 la vita che tre volte nei precedenti tre mesi aveva posto a rischio per la salvezza'. (...) La dotazione di oggi si compone di sei autopompe, di sei motopompe, di tre pompe a vapore, di due scale Magirus e di una autoscala Metz. (...) Durante la grande guerra i pompieri ebbero a riportare una medaglia d'argento al valore militare, una di bronzo al valore civile, ventisei croci al merito di guerra. Vi furono due feriti e cinque volontari. L'incendio più grave dalla fondazione del Corpo, di cui tutti noi abbiamo nella mente la terribile visione è stato quello del Teatro Comunale la notte del 29 novembre 1931." Testo da 'Il corpo pompieri bolognese', rivista 'Il Comune di Bologna', gennaio 1933.

31 Marzo 1868: sull'onda delle riforme e degli adeguamenti post-unitari, viene approvato dal Consiglio comunale il nuovo Regolamento per lo spegnimento degli incendi. Si stabilisce nell'articolo 1 che ogni cittadino è obbligato, per ragioni di pubblica sicurezza, a rivolgersi ai civici Pompieri in caso di incendi in città e nei sobborghi. Resta a carico del danneggiato la spesa del servizio secondo le tariffe fissate dal Comune. Nell'articolo 2 si stabilisce che è compito di ciascun cittadino avvisare immediatamente i Pompieri del Palazzo municipale in caso di avvistamento di un incendio, indicando la località precisa e lasciando la propria firma. Con l'articolo 5 si stabilisce come suddividere la spesa relativa all'intervento del Corpo dei Pompieri nel caso il fabbricato appartenga a diversi proprietari e si fissa il termine massimo per il relativo pagamento in 30 giorni. Il 23 Luglio 1896 la Giunta approva la riforma del Regolamento del Corpo dei pompieri discusso dal Consiglio nei mesi precedenti.

Il 18 gennaio 1884 viene inaugurato l'ampliamento dei locali della Borsa di Commercio nel palazzo comunale su progetto di Filippo Buriani. Il locale viene ad occupare il cortile detto della Cisterna, sede dell'antico Orto dei Semplici e utilizzato nell'800 per le manovre dei pompieri. Il 10 luglio 1902 divampò un terribile incendio nella cantina-magazzino della ditta Malmusi e Gentili, tra via Caprarie e via Mercato di Mezzo (ora via Rizzoli). La ditta infatti era uno dei pochi fornitori di carburanti per le primissime automobili che circolavano in città. Lo scoppio del benzene coinvolse cose e persone. I pompieri intervennero, ma non furono sufficienti: occorse mobilitare anche quattrocento militari per spegnere definitivamente le fiamme. Al termine delle operazioni il numero delle vittime risultò importante: morirono tre pompieri (Luigi Landuzzi, Benito Stagni e Alfonso Marescalchi) e si contarono oltre cinquanta persone ferite. La sede della Malmusi e Gentili si trovava all'interno del palazzo senatorio Lambertini che, nella sua lunga storia, era stato -tra l'altro- sede dell'albergo del Commercio e della Birreria Ronzani. Ovviamente, la distruzione dell'edificio fu pressoché totale e, una volta rimosse le macerie delle abitazioni bruciate, in via Pelliccerie fu creata la piazzetta detta delle Cimarie. Il 13 maggio 1912, il fittone, cioè il paracarro collocato in via Spaderie e considerato dalla goliardia un mitico simbolo fallico, è trasferito all'inizio del portico di palazzo Poggi in via Zamboni. Portato su una barella da due pompieri, il cosiddetto "palo del sindaco" è accolto da una folla di studenti universitari, con tanto di banda e bandiere. Su un numero unico commemorativo, i goliardi decretano al fittone rimosso un nuovo nome di battesimo: Perché stava nel cuor della città / Lo si nomò dal cittadin maggiore / Ora ch'è accanto all'Università / Lo chiameremo il ... palo del Rettore.

Il 13 gennaio 1915 un violento terremoto colpisce e devasta l'Italia centrale. Il sindaco Francesco Zanardi aprendo i lavori del Consiglio comunale esprime la solidarietà della città e comunica di aver offerto al Ministro dell'interno l'aiuto alle popolazioni con l'invio di una squadra di Pompieri nelle zone terremotate. Il 14 gennaio parte da Bologna su due autolettighe un primo gruppo di pompieri guidato dal comandante Vincenzo Cavara e dall'ufficiale medico Riccardo Gregorini, che insieme alle altre squadre giunte per ferrovia al comando dell'ingegner Paolo Graziani, allestiscono l'accampamento nei pressi di Avezzano, raggiunto nella serata del 16 gennaio dall'assessore Demos Altobelli che presta attivamente il proprio aiuto nei soccorsi della popolazione. Altri aiuti, viveri, materiale di medicazione raccolti dai Comitati di soccorso subito formatisi, arrivano da Bologna nei giorni successivi portati da Argentina Altobelli e dallo stesso sindaco Francesco Zanardi. Nello stesso anno, nell'ambito dell'assistenza ai combattenti della guerra che rientrano dal fronte viene organizzata una complessa organizzazione in cui il Comune collabora con le autorità militari, la Croce Rossa e il corpo dei pompieri, potenziato con soldati automobilisti e della Sanità militare. Il 22 e 23 agosto 1915 si tiene una "passeggiata benefica pro lana": i pompieri percorrono le vie cittadine raccogliendo vestiti di lana e di pelle. Nei giorni seguenti è effettuata la cernita del materiale per lavarli, smacchiarli e rammendarli. Nei mesi successivi altre forniture di indumenti riguarderanno i pompieri bolognesi aggregati al 62° Battaglione e gli ospedali territoriali della Croce Rossa.

In "Bologna invita...", Edizione Speciale per l'anno santo, S.E.T.I. Bologna, 1949 viene trattato l'argomento dei Vigili del Fuoco e le loro imprese:

Il fuoco pericolo numero uno, i Vigili difesa numero uno

Le più lontane memorie di servizi pompieristici nel Comune di Bologna, per i quali la civica amministrazione dimostrò diretto interessamento, risalgono al 1786, anno in cui furono acquistate le prime due pompe da incendio, costruite dal meccanico bolognese Francesco Comelli. Prima di allora, non risulta che il Comune possedesse materiali contro gl’incendi, né che vi fosse alcuna organizzazione contro tali sinistri. Le prime norme riguardanti gli interventi sugl’incendi e il riparto delle spese incontrate per la estinzione, fra il direttamente danneggiato e i proprietari limitrofi, risalgono al 1795. Evidentemente, non poteva, anche allora, ritenersi sufficiente un siffatto stato di cose per fronteggiare sinistri, che, in rapporto all’abbondanza del legname adoperato nelle costruzioni e all’inesistenza del più superficiale criterio di prevenzione, assumevano, quasi sempre, proporzioni gigantesche. Per tale ragione, erano frequenti le sollecitazioni per l’organizzazione di un Corpo Pompieri, cui affidare un incarico tanto delicato e per migliorare l’attrezzatura, che ai primi del 1800 risultava costituita dalle due pompe a mano sopradette, da 29 pezzi di tubazione (per un totale di circa 88 metri), da tre lance, da 10 secchielli, da 4 picconi e da 8 pezzi di corda con uncini. A questo materiale d’impiego, s’aggiungeva un birocco e i finimenti dei cavalli, questi esclusi. Sembra superfluo aggiungere che, all’epoca, non esistevano idranti da incendio, cosicché l’acqua veniva fornita, parte direttamente con i secchi, o altri recipienti disponibili, parte dalle pompe a mano che, a loro volta, erano alimentate da altri portatori.

Al manifestarsi di un incendio, le specifiche mansioni di pompieri venivano assunte da un distaccamento della Guardia Nazionale e dai brentatori abitanti al trasporto del vino. Nel giugno 1815 fu, per la prima volta, organizzato un reparto Pompieri (o Pompisti), che era costituito dalla 2ª Sezione della Compagnia degli Artiglieri della Guardia Urbana. Il direttore del reparto fu l’ingegnere Giuseppe Tubertini. Il distintivo dei pompieri era una sola coccarda sul cappello. L’istruzione professionale era stabilita nei giorni di domenica della “buona stagione”. Il 14 marzo 1824, il Conte Cesare Alessandro Scarselli, Senatore di Bologna, allora sotto il governo Pontificio, a mezzo di manifesto, rendeva di pubblica ragione, che “all’importante intendimento di allontanare per quanto sia possibile quella confusione che nelle disgraziate circostanze d’incendi, l’esperienza ha fatto conoscere produttrice purtroppo di rilevanti e fatali disordini” veniva organizzato un Corpo Pompieri. Il funzionamento del Corpo era così disciplinato: La città era divisa in quattro quartieri, per ognuno dei quali era scelto un “rispettabile  soggetto” che coadiuvava la direzione del Corpo, assunta dal Senatore medesimo. L’avviso del sinistro veniva dato da una campana, posta sulla torre degli Asinelli, al cui suono tutti gli uomini dovevano portarsi al pubblico palazzo, dov’era custodito il materiale. La confusione, cui è cenno nell’avviso promulgato, era quella che si originava al manifestarsi di qualunque pubblico infortunio, per lo scomposto afflusso dei cittadini operanti e, più che altro, per la mancanza di una direzione delle operazioni, per cui era un accavallarsi di ordini e contrordini, un fare e disfare, mentre il fuoco compiva la sua opera devastatrice. La carica di direttore, istituita nel 1815, non poteva ovviare all’inconveniente, in quanto non era certo che il direttore arrivasse prima dei pompieri o assieme ad essi. Ma la stessa organizzazione del 1824 non diede i buoni frutti che si riprometteva, neanche per eliminare la confusione tanto deprecata.

La folla di gente che accorreva da ogni parte al suono della campana di allarme verso il magazzino delle pompe, arrivava alla spicciolata, cosicché i ritardatari, già trafelati, dovevano ancora correre per arrivare al sul luogo del sinistro, ancora più trafelati e stanchi, e a piccoli scaglioni. La direzione delle operazioni doveva, in un primo tempo, adattarsi alla forza disponibile, che di mano in mano si accresceva, cosicché era inevitabile  la deprecata confusione, portata dagli stessi operatori, che, appena arrivati, chiedevano ansiosamente un’incombenza. Tutt’altro che confortevole era la situazione, sia in rapporto al personale (non per suo demerito), sia per la scarsezza dei materiali, sia, e più ancora, per il fatto che non sempre era sollecito l’invio dei cavalli per il traino degli attrezzi. Con tali sistemi si continuò fino al 1836. Nell’aprile 1837 vennero acquistate due altre pompe: una a Londra e una a Parigi e nel novembre dello stesso anno venne portata la più grande innovazione del servizio del personale, con la istituzione di una guardia permanente, costituita da un capo posto e da tre pompieri. A questi provvedimenti, si aggiunse l’istituzione dell’uniforme. Il migliorato stato dei servizi riscosse la generale soddisfazione e i pompieri, col morale più elevato, diedero prove di zelo e bravura, rendendosi meritevoli di speciali attestati e onorificenze. Il 6 gennaio 1849 venne istituita la carica di Comandante, alla quale venne nominato il Conte Giovanni Bentivoglio. Al termine dell’anno 1852, fu istituita una Compagnia Urbana, organizzata militarmente, e destinata ai servizi d’onore alle Autorità governative e municipali. Detta Compagnia, in uno ai Pompieri, costituì un Corpo solo, dipendente dal Comandante dei Pompieri, e il comando assunse il titolo di “Comando della Guardia Urbana”.

Un acquisto notevole venne fatto nel 1867: la scala aerea costruita dal meccanico Paolo Porta. Le migliorate condizioni del Corpo, sia in quanto a macchinario, che in quanto a personale, che veniva particolarmente addestrato, vennero messe in evidenza, per la prima volta, il 20 febbraio 1873, con un esperimento pubblico nella piazza Maggiore. Vennero nella circostanza, e per la prima volta, sviluppata e messa in azione la scala aerea “Porta”, con la quale il maresciallo Rossi Cesare effettuò la scalata sul tetto del palazzo del Podestà, in condizioni particolarmente difficili, poiché la sommità della scala distava circa un metro dall’orlo coperto. Questa manovra produsse un vivissimo entusiasmo e fu la prova più concreta dell’ottimo grado di preparazione fisica e morale dei pompieri i quali, si noti bene, non erano stipendiati, se non nei turni di guardia fissa che prestavano. La vita del Corpo è ormai, un incessante susseguirsi di miglioramenti. Già nel marzo 1882 veniva provveduto all’impianto dei telefoni, e nel 1884 venivano installati i primi idranti da incendio, in numero di tredici, derivati dall’acquedotto proveniente dal Setta, inaugurato il 5 giugno 1881. Ai miglioramenti e alle innovazioni apportate ai servizi nel campo della pratica, si aggiunse la cura dell’addestramento teorico e personale. Tale delicato compito venne assunto dall’Ufficiale Giovannardi Corelli, che nel 1884 diede alle stampe un manuale d’istruzione per pompieri, che riscosse la generale approvazione dei Corpi Pompieri d’Italia, che se ne fornirono, nonché le lodi di tutte le Autorità. Nell’ottobre 1886 vennero installati altri 30 idranti da incendio; altri 20 vennero installati nel marzo 1888; altri 8 nel giugno 1892.

Il 3 luglio 1887 il Corpo diede un secondo esperimento nel teatro “Arena del Sole”. A proposito di esso, scrisse il “Resto del Carlino” del 4 luglio successivo: “…fu ammirata la prestezza, l’agilità, l’ordine e la precisione con cui i pompieri lavorano. Tutte le operazioni presentavano difficoltà e pericoli, ma tutto fu felicemente superato, mediante la valentia dei capi direttori e la bravura e l’ordine degli esecutori. Del che, come il pubblico che ieri applaudì, anche noi ci compiacciamo e ci congratuliamo col benemerito Corpo dei Pompieri bolognesi”. E la “Gazzetta dell’Emilia” dello stesso giorno, scrisse: “… le manovre vennero fatte con una inappuntabilità e una lestezza da destare veramente e giustamente l’entusiasmo. … Questo tentativo di descrizione vera di un incendio simulato è il migliore elogio che il reporter possa fare alla disciplina, alla bravura e al coraggio dimostrato ieri dal nostro Corpo pompieri”. Tali dimostrazioni dell’efficienza raggiunta dal personale, non potevano non essere fertili di provvedimenti atti ad incrementare i servizi. Conseguentemente, il 1° gennaio 1890 la guardia permanente al palazzo municipale venne portata a un capo posto e sette pompieri (di cui uno avvisatore), e il 1° luglio 1891, venne ulteriormente aumentata a un capo posto e dieci pompieri di (di cui uno avvisatore). Può sembrare strano che con una forza così esigua si potessero fronteggiare tutti i sinistri che si verificavano. E’ da notare, però, che, in quell’epoca, la frequenza degli incendi era alquanto bassa (una media di 100 ogni anno), e che la guardia permanente rappresentava la forza di primo intervento, essendo questa convenientemente aumentata, in rapporto all’entità dell’incendio, mediante la chiamata di altro personale a mezzo dell’avvisatore. In rapporto alla qualità dei macchinari allora in uso per i servizi antincendi, il Corpo di Bologna era attrezzato abbastanza bene. Alla deficienza numerica della guardia permanente al palazzo, venne in parte ovviato col regolamento del 1896, il quale prevedeva l’accasermamento notturno di un numero di pompieri stabilito dal Comandante, che dovevano stare di guardia dalle ore 23 fino al mattino inoltrato del giorno successivo. Nello stesso regolamento fu previsto il mantenimento di due cavalli in una scuderia del palazzo civico , da servire esclusivamente per il traino del carro di campagna, per gl’interventi fuori di città e a non breve distanza da essa. Un raffronto comparativo fra il costo dei servizi di allora e di oggi, non è agevole farlo; in primo luogo perché tutti i servizi di soccorso oggi sono assolutamente gratuiti (anche fuori dal Comune), mentre prima erano a totale carico dei privati; in secondo luogo perché la media dei soccorsi che il Corpo oggi presta è intorno a 3900 annui compresi i soccorsi ai feriti in confronto ai 100 che prestava prima; in quarto luogo perché il Corpo di oggi non difende la sola città capoluogo, ma l’intera provincia. In sostanza, tenuto anche conto del differente potere d’acquisto della lira, i servizi pompieristici, che nel 1896 costavano al Comune lire annue 35.000 circa, oggi costano lire 66.000.000 cioè circa 1885 volte di più.

Trascrizione da 'Bologna invita' a cura di Loredana Lo Fiego. In collaborazione con Cronologia di Bologna e Storia amministrativa del Comune di Bologna.


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