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Caffè San Pietro

Di rilevanza storica

Schede

Il locale era situato in alcune sale al pianterreno di Palazzo Ottani Gardi in via Indipendenza. Tra i più noti caffè di Bologna fu sede di cenacoli bolognesi, famoso per le sue "colazioni alla forchetta", i lunghi divani rossi, le pareti "piene di ceffi e di puttini", un pomposo specchio e "le scelte melodie di un abile concerto". D'estate i tavolini occupano tutta la strada di fronte e accolgono le signore più belle di Bologna. Nell'800 era considerato un covo di liberali contrari al governo pontificio. All'inizio del '900 è diventato ritrovo di artisti e di letterati bolognesi o di passaggio in città: lo frequentano Alfredo Oriani, Dino Campana, Bruno Binazzi, il marchesino poeta Filippo Tibertelli (De Pisis). Secondo il pittore Ferruccio Giacomelli bastano "pochi centimetri di velluto rosso e un bicchiere d'assenzio" per star bene al San Pietro. Nelle sale decorate - prima da Giovanni Masotti nel 1908 e poi da Ferruccio Scandellari - coi simboli degli elementi (acqua, terra e fuoco) conversano abitualmente Riccardo Bacchelli, il filosofo Galvano Dalla Volpe, Ettore Petrolini; gli amici Giuseppe Raimondi e Giorgio Morandi ne fanno la meta delle loro quotidiane passeggiate sotto i portici del centro. Ed è qui che Raimondi incontra Leo Longanesi nel 1926, collborando poi per due anni al periodico "L'Italiano".

Molti i fatti grandi e piccoli avvenuti nel locale: il 1 febbraio 1848 viene esposto per tre giorni consecutivi il Tricolore "con il concorso della studentesca universitaria". Nel 1912 lo scrittore Dino Campana frequenta il Caffè per far conoscere i poeti "maledetti" Verlaine e Rimbaud e dove tenta di vendere copie dei suoi canti, con aggiunte autografe di testi occasionali. Due anni dopo è qui che si svolge l'epilogo della giornata futurista di Filippo Tommaso Marinetti, in cui viene aggredito da un "passatista": ne segue un parapiglia generale, con grande strage "nel campo dei bicchieri, delle tazze, dei piatti e delle sedie" e molti clienti che se ne vanno senza pagare. Per lo stesso motivo un'altra rissa furibonda tra futuristi ed i loro avversari avviene nell'ottobre del 1921. Negli anni Trenta il locale, chiamato anche il Circolo delle Arti, ospiterà spesso giovani artisti e critici quali Nino Bertocchi, Nino Corazza, Lea Colliva, Alessandro Cervellati e gli architetti razionalisti Enrico De Angeli e Giuseppe Vaccaro. Con la promulgazione delle leggi di discrimanzione razziale contro gli ebrei del 1938, tra i locali che gli vietano l'ingresso vi è anche il Caffè San Pietro. Sono gli anni del declino, la chiusura definitiva avverrà nel 1944.

In collaborazione con Cronologia di Bologna