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Giuseppe Barbanti Brodano

1853 - 17 Agosto 1931

Scheda

Laureatosi in legge a soli 17 anni, nel 1873 si trasferì a Bologna, dedicandosi alla professione forense. Strinse ben presto amicizia con molti appartenenti al mondo internazionalista che gravitavano su Bologna, tra cui Abdon Negri e Alceste Faggioli. Nell’estate del 1874 fu partecipe dei piani insurrezionali che, in affiancamento a Michele Bakunin, avrebbero dovuto far insorgere la città di Bologna e le Romagne (piano fallito sul nascere, e vicenda mirabilmente descritta da Riccardo Bacchelli ne Il diavolo al Pontelungo). Conosciuto Andrea Costa in quell’occasione, ne divenne il difensore, insieme al più esperto Giuseppe Ceneri, nella causa giudiziaria che si dibatté nella primavera del 1876 all’Assise di Bologna, e che vide l’assoluzione degli imputati dall’accusa di ribellione e tentativo insurrezionale. Divenuto così famoso - la sua arringa in difesa degli imputati fu stampato in opuscolo a larga diffusione - conobbe gran parte del mondo culturale e politico bolognese del tempo, e Giosue Carducci, divenendone amico. Affascinato dalle idee garibaldine e internazionaliste, nel 1876 si recò in Serbia a combattere contro i Turchi nelle file degli insorti, unitamente ad altri volontari italiani di idee internazionaliste e repubblicane (tra i bolognesi, Alceste Faggioli). Al suo ritorno, ne pubblicò le vicende nella narrazione Su la Drina. Ricordi e studii slavi. Collaborò a diversi giornali e periodici politici e letterari del tempo, conobbe e difese in tribunale Giovanni Pascoli, promosse, insieme a Andrea Costa, il Suffragio Universale in una conferenza tenuta a Bologna il 1° novembre 1880; fu tra gli artefici, insieme a Carducci, del periodico “Don Chisciotte”, uscito a Bologna dal 1881, sostenendone anche finanziariamente la pubblicazione. La sera del 1° maggio 1891 venne anche arrestato, per avere organizzato le manifestazioni della giornata di lotta internazionale.

Candidato a diverse elezioni politiche degli anni ’80, attivo a lungo nel Consiglio provinciale, promosse la fondazione della Camera del Lavoro di Bologna, finché, negli anni ’90, entrò in rotta di collisione con i dirigenti socialisti locali, autoescludendosi infine dalla vita del Partito Socialista. Tali incomprensioni portarono anche a questioni giudiziarie, vinte dal Barbanti Brodano contro ex-compagni socialisti (contro i quali, va detto, ritirò poi le querele, onde evitar loro di dover scontare le pene inflitte). Sempre in contrasto con i socialisti, nel 1907 militò nelle file del partito radicale, fino a lasciare poi del tutto la politica per dedicarsi in toto all’attività forense, trasferendosi nel 1911 a Roma. Nel 1926 la polizia fascista annotava che il Barbanti da anni aveva buona condotta, e addirittura simpatizzava per il neo regime. Venne dunque cancellato dagli elenchi dei sovversivi.
Morì nella sua casa di campagna a Casalecchio di Reno nel 1931. Il suo libro Su la Drina. Ricordi e studii slavi, ha un’interessante indice: In viaggio da Bologna a Belgrado, Cenni storici (sulla Serbia), Belgrado, L’interno, Moto jugo-slavo, Letteratura serba. Nei primi tre capitoli il giovane Barbanti narra con brio e con occhio più da viaggiatore che da soldato il viaggio di avvicinamento a Belgrado, compiuto in treno e in battello fluviale lungo il Danubio. Descrive con garbo e attenzione, talvolta con ironia, tutto ciò che vede, dal paesaggio alle case, dai cibi alle bevande, agli abiti ed al costume morale e di condotta delle persone, e soprattutto le donne; parla dei paesaggi e delle abitudini sempre più diverse da quelle italiane, racconta dei villaggi abitati dagli zingari, delle comunità ebree presenti nelle cittadine, della povertà diffusa, della dura vita e della miseria anche morale in cui vivono i coloni, traendo la conclusione che non sia la proprietà della terra la soluzione di tutti i mali!. Narra poi degli incontri con gente che da mezza Europa si stava recando lì per combattere al fianco della causa serba: soprattutto i giovani russi lo colpiscono. E proprio dai giovani russi viene ad un certo punto un brindisi à la santé de Garibaldi, l’ennemi des tirans, cui lui partecipa con fervore, mentre i sentimenti religiosi dei giovani slavi lo mettono in imbarazzo, così come i brindisi ai sovrani, sia russi che italiani. Riposa nella cappella di famiglia collocata nel portico ovest del Chiostro X della Certosa di Bologna.

Mirtide Gavelli

Bibliografia: Giuseppe Barbandi Brodano, Su la Drina. Ricordi e studii slavi, Milano, Enrico Bignami e C., 1878; Enzo (Giuseppe Barbanti Brodano), Le feste di Bologna. 1888: ricordi e impressioni, Bologna, Zanichelli, 1889; Francesca Barbanti Brodano, Un uomo un tempo. Bologna 1870-1900. Inizi del socialismo. Vita, cultura, politica, Bologna, Ed. Ponte Nuovo, 1967; Luigi Arbizzani, Barbandi_Brodano Giuseppe, in Franco Andreucci, Tommaso Detti (a cura di), Il movimento operaio italiano: dizionario biografico, 1853-1943, Roma, Editori Riuniti, 1975-1978 (ad nomen).