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Monumento Pallavicini Centurioni

1868

Schede

Massimiliano Putti (Bologna, 1809 - ivi, 1890) affonda le proprie radici nell’insegnamento accademico bolognese. Figlio d'arte (il padre Giovanni fu tra i grandi scultori neoclassici), lo vedono protagonista della scena plastica locale tra gli anni '50 e '60, con un ricco catalogo di sculture funerarie per la Certosa. Il fondamentale viaggio a Roma, intorno al 1840, e l’incontro con l’opera di Pietro Tenerani, firmatario nel 1843 del Manifesto Purista, introducono Putti ad un nuovo linguaggio che cerca una rappresentazione più vera degli affetti, rimedita la rappresentazione dei soggetti cristiani e, con lo studio del “vero”, recupera la semplicità e il naturalismo dei “primitivi” del Quattrocento.

E di questi sentori sono esempi eccelsi due grandi marmi: i monumenti a Giuseppe e Gaetano Pepoli e il monumento a Domenico Pallavicini, entrambi datati 1868. Nel monumento Pepoli, due Anime oranti paiono librarsi sul sarcofago, con una soluzione di estrema arditezza tecnica e straordinaria eleganza, accolte con gesto benevolo dalla figura del Redentore, memore del Cristo eseguito nel 1821 dal Thorvaldsen. Lo stesso linguaggio illusivo, di forte presa emotiva, si coglie nel monumento Pallavicini. Su due sarcofagi si libra in volo l’imponente Angelo della Pace: un marmo di oltre tre metri divenuto ali spiegate, lunghe vesti fluttuanti, espressione di fede, effetto di volo. L’Angelo in veste di fanciulla, ci parla nuovamente di gusto purista e delle innegabili capacità di Putti: lo sguardo al cielo, la stella sulla fronte, simbolo della vita eterna dei giusti; il ramo d’ulivo stretto con la mano, simbolo di pace. Dei Neoclassici Genii funerari non restano che le faci spente, incrociate sul basamento. Persiste anche il motivo del serpente Uroboro, antico simbolo di eternità e di passaggio, con il monogramma di Cristo. L'opera compare nel catalogo dell'azienda di lavorazione del marmo "Davide Venturi e Figlio" di Bologna, segno che lo scultore si era appoggiato a questa solida bottega per le fasi più gravose di un monumento così colossale: ed in effetti le cronache indicano alla mano di Venturi l'esecuzione diretta, su modello del maestro, dei raffinatissimi ornati. L'idea artistica della scultura Pallavicini viene poi ampiamente rielaborata da Massimiliano Putti nella stele Granello e nel monumento a Caterina Lipparini della Certosa, ambedue caratterizzati da dettagli di grande raffinatezza esecutiva.

Ilaria Francia.