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Monumento della famiglia Mazzacorati

monumento composito 1872 circa

Schede

Giovanni Strazza, Angelo della Resurrezione (o Angelo del Silenzio), busto di Giovanni Mazzacurati. Alla destra della base dell'angelo è incisa la firma Giò. Strazza 1872 M. I medaglioni con i volti di profilo di Giuseppe Mazzacorati e di Sofia Cipriani sono da considerarsi di altro autore, in quanto la scomparsa delle persone raffigurate è posteriore a quella dello scultore e all’epoca della realizzazione del monumento. L’Angelo della Resurrezione realizzato da Strazza come elemento scultoreo principale della tomba monumentale della famiglia Mazzacurati (anche Mazzacorati) di Bologna è stato presentato a Brera nell’annuale Esposizione di Belle Arti del 1870 e l’anno successivo il catalogo dell’esposizione di Belle Arti della stessa istituzione riporta notizia della realizzazione della cappella.

Si tratta di una delle esecuzioni di destinazione cimiteriale dell’artista, che già aveva composto sculture per la famiglia Franzoni nel cimitero di Locarno, per la moglie del Cavalier Carlo Gonzales nel Cimitero dei Protestanti di Roma, per il monumento Scotti nel cimitero di Vigevano, mentre a Milano realizzerà, nel corso degli anni Settanta, interventi per il monumento a Giuseppina Clerichetti (o Chierichetti), per il monumento Sarti, per quello ad Alberto Keller e per il monumento a Francesco Lucca, editore musicale e cognato dello scultore. I suoi interventi nell’ambito della scultura cimiteriale spaziano dalla commemorazione devota, nella Preghiera (o Contemplazione) del monumento Chierichetti alla celebrazione umana e professionale (Francesco Lucca), alle allegorie in chiave “moderna” (le statue dedicate alla Scienza e all’Industria) per il monumento Sarti, facendo dell’artista uno degli interpreti della trasformazione dei simboli cimiteriali e, attraverso questi, mostrano lo spettro d’azione di Strazza, autore che ha saputo innervare il tono estetico del purismo degli anni Quaranta con istanze più espressive e veriste. L’Angelo della Resurrezione, titolo con il quale l’opera compare nell’esposizione del 1870 (viene indicato come Angelo del silenzio nel necrologio di Camillo Boito su “L’Illustrazione Italiana”, a. II, n. 32, 25 aprile 1875), interpreta uno dei caratteri propri dell’opera di Strazza, ispirandosi a un ideale di bellezza e di grazia che mantiene connotati essenziali, fondati nel linguaggio purista che ha costituito un aspetto della sua produzione, denunciando la continuità della lezione del Bartolini e del Tenerani, ricevuta in particolare attraverso la diretta frequentazione di quest’ultimo nel primo periodo del lungo soggiorno romano di Strazza. La delicatezza di una rappresentazione pacata, dove l’espressione dei sentimenti avviene in una modellazione essenziale, poco incline alla descrizione e all’esteriorità, che contraddistingue alcune delle sue sculture al tempo più celebrate, dall’Aminta e Silvia alla Sposa, passando per la Peri, risulta affine all’Angelo per la tomba Mazzacurati, composto e quasi classico, senza essere neoclassico, nella visione frontale e nella semplice veste che lo caratterizza. Austero e classicheggiante anche il busto di Giovanni Mazzacurati, che campeggia al vertice della composizione, risolta nelle nitide geometrie classiche del progetto architettonico di Antonio Cipolla, già autore del progetto per il monumento al principe Galitzin nello stesso cimitero.

Francesco Tedeschi