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Monte Podgora (GO)

Fronte militare

Schede

La collina nei pressi di Gorizia nota come Monte Podgora, dal nome dell'omonimo villaggio attualmente chiamato Piedimonte del Calvario (Podgora in sloveno), era detta Calvario nel declivio meridionale che scende sul paese di Lucinico.
Posta sulla sponda destra del fiume Isonzo, venne fortificata dagli austriaci sino a farne un imprendibile caposaldo a difesa della città di Gorizia. Attaccata dal 35° reggimento fanteria Brigata Pistoia già il 10 giugno 1915, capitolò solo un anno dopo (VI° Battaglia dell'Isonzo, conquista di Gorizia) il 6 agosto 1916.
Dal Podgora, verso nord, una linea di difesa austriaca continua si collegava a Oslavia ed al Sabotino, scendeva al fiume e proseguiva fino a Tolmino e Plezzo. Verso sud, attraversava l'Isonzo presso Lucinico, saliva sul pianoro del Carso passando per il San Michele, ne costeggiava il bordo, scendeva a Monfalcone nella palude del Lisert e terminava in mare.
Le forze italiane del VI° Corpo d’Armata si schierarono ai piedi del Podgora già nei primi giorni di guerra, ma solamente il 9 giugno 1915 ritennero di avere sufficiente munizionamento per tentarne la conquista. All’alba l’artiglieria italiana iniziò un forte cannoneggiamento che andò avanti sino a notte inoltrata, quando dalle trincee ai piedi del Podgora mosse la Brigata Re (1°- 2° reggimento fanteria) all’attacco della quota 240; l’azione italiana si infranse all’altezza dei reticolati intatti, e il successivo tentativo portato dal 35° fanteria della Brigata Pistoia ottenne il medesimo risultato. Seguirono alcuni giorni di calma. Il 24 giugno l’azione italiana si sviluppò su un fronte più ampio: venne attaccato il Grafenberg, la quota 157 del Vallone dell’Acqua, mentre il Podgora fu preso d’assalto dalla Brigata Casale. La fanteria italiana riuscì solo ad arrivare ai reticolati austriaci, poiché i varchi aperti dall’artiglieria risultarono di modesta ampiezza e l’infiltrazione fu facilmente repressa.
Tuttavia le linee italiane poterono essere portate avanti di alcune decine di metri, specie sotto la quota 240. Di nuovo il 5 luglio 1915 la Brigata Re, rinforzata da alcuni battaglioni della Regia Guardia di Finanza, si portò sotto la quota 240 del Podgora, riuscendo quasi ad impossessarsene; la morte del comandante della Brigata e di alcuni ufficiali causò uno sbandamento che permise al nemico un contrattacco vincente. Il 19 luglio il tiro dell’artiglieria sulla testa austriaca davanti a Gorizia fu devastante: contro il Podgora il cannoneggiamento assunse carattere distruttivo; l’assalto fu tentato dalla Brigata Re rinforzata dai volontari del 35° fanteria e da battaglioni di Finanzieri e Reali Carabinieri. L’azione parve avere successo e i volontari entrarono per primi nelle trincee austriache sommitali; verso sera il contrattacco nemico portato da 3 battaglioni di riserva e reparti della 5a Brigata da montagna ricacciò alle linee di partenza i fanti italiani.
Passarono alcuni mesi prima che le scorte di munizioni e i nuovi complementi fossero sufficienti per portare nuovi attacchi alla testa di ponte austriaca di fronte a Gorizia. Il 18 ottobre Cadorna lanciò quella che è passata alla storia come la Terza Battaglia dell’Isonzo, la più sanguinosa del 1915. Davanti al Podgora era schierata la 12° divisione con le Brigate Pistoia e Casale. Dopo la solita preparazione d’artiglieria ebbero l’ordine di attaccare. Furono raggiunti i reticolati intatti all’altezza della posizione delle Tre Croci e della Cappelletta, sottostanti la quota 240; un nutrito fuoco di fucileria e mitragliatrici causò perdite pesanti alle truppe italiane. Per ordine di Cadorna l’azione continuò anche nei giorni seguenti coi fanti che sprofondavano nel terreno argilloso devastato dai colpi d’artiglieria fra cumuli di cadaveri. La Brigata Casale con grande tenacia riuscì ad espugnare tre ordini di trincee e a mantenerli.
Tuttavia ben poco era cambiato alla fronte del Podgora: gli austriaci mantenevano la posizione di cresta e gli italiani a poche decine di metri subivano ogni notte azioni di disturbo con lancio di bombe a mano. Il 1° novembre la lotta riprese asprissima sotto la pioggia incessante dal Sabotino alla piana di Lucinico; per sei volte i fanti delle Brigate Re e Lombardia andarono all’assalto, lasciando oltre 800 morti sul terreno. Il 4 novembre venne l’ordine di sospendere l’azione; quel giorno il sole fece capolino fra le nubi e il tempo si mise al bello. Il 2 dicembre si conclusero lungo l’Isonzo le azioni di guerra legate alla IV° Battaglia dell’Isonzo, continuarono però numerosi combattimenti locali volti a rettificare a proprio favore qualche tratto di fronte; il 22 dicembre 1915 la Brigata Pavia, col 28° fanteria, attaccò improvvisamente una trincea austriaca nei pressi delle “Tre Croci” del Calvario e la conquistò. A sera la violenta reazione dell’artiglieria avversaria obbligò gli occupanti a rientrare alle posizioni di partenza.
Nel 1916, conclusasi la Strafexpetion sugli Altipiani Trentini con il ripiegamento austroungarico su posizioni difensive, Cadorna si trovò con una gran massa di cannoni, munizionamento e truppe a disposizione; fu così che il 9 luglio 1916 il Comando supremo Italiano ordinava lo spostamento sul fronte dell’Isonzo di tutti gli armamenti che si erano liberati. Dall’interno del paese giunsero anche 73.000 complementi. A fine luglio il VI° Corpo d’Armata italiano schierato dal Sabotino al Podgora poteva contare su quasi 50.000 soldati protetti da un parco di cannoni impressionante, a cui si era aggiunto una nuova arma, la bombarda, da impiegare contro i reticolati fino ad allora impenetrabili per le fanterie italiane. All’alba del 6 agosto 1916 migliaia di cannoni aprirono un fuoco devastante da Tolmino al mare, poi l’azione si concentrò sulla testa di ponte davanti a Gorizia; a metà pomeriggio le fanterie del VI° Corpo iniziarono l’attacco risolutivo e il Sabotino fu conquistato in soli 40 minuti. Negli altri settori l’azione non fu così fortunata; sul Podgora la Brigata Casale faticò a progredire verso la cresta, mentre nella piana di Lucinico la Pavia veniva fermata all’altezza del sottopasso ferroviario del ponte sull’Isonzo. Il 7 agosto passò fra attacchi e contrattacchi, la mattina del giorno 8 finalmente la Pavia sfondò la linea dei sottopassi ferroviari sbucando sul rovescio del Podgora. L’improvvisa apparizione degli italiani alle spalle disorientò gli austriaci che ancora tenevano la cresta del Podgora: la Brigata Casale ne approfittò per attaccare a fondo e superare le ultime trincee nemiche. La battaglia era vinta: il 9 agosto il grosso del VI° Corpo d’Armata entrò in Gorizia. Cominciava una nuova fase della guerra con i combattimenti che si spostarono alle spalle della città conquistata.
Paolo Antolini

Bibliografia: Ministero della difesa, Stato maggiore dell'esercito-Ufficio storico, L’esercito italiano nella grande guerra (1915-1918), Roma, Stato maggiore dell'esercito-Ufficio storico, 1927-1929