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Mitra e pastorale

1797

Schede

Questi due oggetti furono utilizzati più di due secoli fa per trasformare la statua cinquecentesca di Papa Gregorio XIII, modellata da Alessandro Menganti e fusa da Anchise Censori, situata sopra la porta d’ingresso del Palazzo Comunale, tramutandola nel santo protettore della città, San Petronio.

L’operazione va inquadrata nell’ambito delle convulse vicende seguite all’arrivo a Bologna delle truppe rivoluzionarie francesi condotte da Napoleone Bonaparte, il 18 giugno 1796: crollato il secolare governo ponticio, il giovane generale indusse i maggiorenti bolognesi a partecipare alla realizzazione di un’entità politica più vasta di quella municipale, che venne costituita il 27 dicembre dello stesso anno col nome di Repubblica Cispadana e comprendeva anche le città di Ferrara, Modena e Reggio Emilia. In conseguenza di tale avvenimento Bologna, destinata ad ospitare il governo del nuovo stato, fu coinvolta in una complessa risistemazione dello spazio urbano, progettata più che realizzata, al fine di «conferire al nuovo quadro politico una adeguata cornice, modellata su nuove strategie di rappresentazione del potere riconducibile ai modelli d’oltralpe». Epicentro di questi lavori, avviati a ritmo serrato nell’arco della prima metà del 1797, fu il ‘palazzo pubblico’ che, ridefinito ‘palazzo nazionale’, venne destinato ad ospitare il Direttorio esecutivo della Repubblica. E così, mentre all’interno dell’edificio Mauro Gandolfi e Filippo Pedrini dipingevano rispettivamente la Glorificazione della Repubblica Cispadana e l’Allegoria della Vittoria e della Fama e Giacomo Rossi e Giacomo De Maria scolpivano le statue di Giunone, Minerva, Vittoria, Vigilanza e Genio, all’esterno veniva realizzata la trasformazione più eclatante, l’unica ad essere riportata dai cronisti del tempo e la cui memoria si è tramandata ininterrotta fino ai nostri giorni.

La statua di Gregorio XIII, che da quella posizione dominava inequivocabilmente la piazza e la città, mal si adattava al nuovo ordine che si voleva rappresentare. Per togliere di mezzo senza troppi inconvenienti questo simbolo ingombrante dell’antico potere appena sconfitto, si pensò di trasformarlo nell’effigie del santo patrono, vescovo della città nel V secolo al quale, secondo un’antica tradizione, la città di Bologna deve la propria libertà. Così il triregno, simbolo dell’autorità papale, fu asportato, al suo posto fu collocata la mitra (o mitria) vescovile e nella mano destra il pastorale. I due manufatti, realizzati con una lamina di rame, erano piuttosto leggeri, pertanto la mitra fu rinforzata da tre traversine di ferro poste all’interno, mentre la lamina ragurante il pastorale, lavorata a sbalzo, fu montata su un supporto di legno. L’intervento fu completato asportando il baldacchino e modicando l’ornato sovrastante. Tra l’altro sul timpano fu aggiunta, per facilitare ulteriormente l’identicazione, l’iscrizione esplicativa «Divus Petronius Protector et Pater» che i restauri di una ventina di anni fa hanno riportato alla luce.

Così camuffata, la statua fu inaugurata il 15 aprile 1797. Secondo alcuni, questa operazione costituì una sorta di stratagemma per evitare che venisse distrutta dai francesi o dai ‘giacobini’ locali; l’ipotesi ha una sua plausibilità, ma va comunque ricordato che essa non venne realizzata nei giorni dell’arrivo di Bonaparte, ma ben dieci mesi più tardi, quando la situazione in città si era ormai stabilizzata. Nel luglio 1797 la Repubblica Cispadana venne incorporata nella Cisalpina, Bologna da città aspirante capitale divenne un semplice centro dipartimentale e questo pose fine ben presto agli ambiziosi programmi di rinnovamento urbanistico. Negli anni della Restaurazione, poi, all’interno del palazzo fu cancellata quasi ogni traccia della stagione ‘giacobina’. Invece le false insegne di San Petronio rimasero sulla statua di papa Gregorio per quasi un secolo. Furono rimosse soltanto nel 1895, a coronamento degli importanti restauri del prospetto del palazzo avviati dieci anni prima.

Otello Sangiorgi

Mitra e pastorale, 1797. Rame, ferro, legno. Mitra: cm 48 x 47 x 100, pastorale: 70 x 100 x 25, inv. n. 2376-2377. Bibliografia: Ceccarelli 1997, pp. 207-230; Petronio e Bologna 2001. In collaborazione con IBC - Istituto per i beni culturali dell'Emilia Romagna.