Mazzetti Marino detto/a Mattia, Fernand

30 giugno 1909 - 4 Febbraio 1986

Note sintetiche

Titolo di studio: Terza elementare
Occupazione: Pasticciere

Riconoscimenti

  • Partigiana/o ( 9 settembre 1943 - 1 settembre 1944)

Scheda

Marino Mazzetti, «Mattia, Fernand», da Raffaele ed Ermenegilda Mattei; nato il 30 giugno 1909 a Casalecchio di Reno. Nel 1943 residente a Bologna. 3a elementare. Pasticciere. Dal ceppo familiare contadino fu educato a sentimenti antifascisti.
A 11 anni fece il fattorino tappezziere, dal 1921 ai primi del 1927 fece il pasticciere e poi il pastaio (per 17 mesi del 1928 e 1929 presso la Ditta Bertagni di Bologna). 
Aderì alla FGCI nel giugno del 1924. Venne arrestato il 24 gennaio 1927 con un folto gruppo di altri militanti, a seguito di una vasta azione propagandistica svolta nel Bolognese per ricordare la fondazione del PCI, e rinchiuso nelle carceri di San Giovanni in Monte (BO) e Santa Maria Maggiore di Venezia.
Nello stesso anno fu schedato. Con sentenza del 25 giugno 1928 fu prosciolto per non luogo a procedere e scarcerato nel luglio del 1928 unitamente al fratello maggiore Ettore e a numerosi altri. Fu nuovamente fermato per 5 giorni, per misure di pubblica sicurezza, nel novembre 1928 in occasione dell'anniversario della Rivoluzione d'ottobre. Dal novembre 1929 al giugno 1930 si rese latitante perché ricercato dalla polizia a seguito di arresti di giovani comunisti. Fu stralciato, mentre era latitante, dalla sentenza del 19 maggio 1930 che investì un gruppo di comunisti attivi a Bazzano.

Nel luglio 1930 espatriò clandestinamente in Francia e si occupò in qualità di imbianchino, a Parigi, alle dipendenze di una ditta che provvedeva all'allestimento della Fiera campionaria. Nel novembre dello stesso anno fu inviato dal PCI in Unione Sovietica per frequentare un corso accelerato presso la scuola «Zapata» di Mosca. Nel febbraio 1931, a seguito di numerosi arresti avvenuti in Italia fra i giovani e gli «adulti», il PCI lo fece ritornare in Francia. Dal giugno 1931 a metà del 1932, compì tre viaggi clandestini in Italia per promuovere attività antifascista. Nel luglio 1932, venne arrestato alla frontiera di Bardonecchia (TO) mentre si accingeva a rientrare per la quarta volta in Italia, portando stampati di informazione, di propaganda, a sostegno della giornata internazionale di lotta contro la guerra, fissata per il 1° agosto. Fu rinchiuso nel carcere di San Giovanni in Monte (BO) fino al novembre 1932. A seguito della amnistia del decennale fascista avrebbe dovuto essere scarcerato; venne, invece, trasferito nel carcere militare di Bologna, essendo stato condannato in contumacia ad un anno di reclusione per diserzione (poiché all'atto della chiamata alla leva era latitante), reato non amnistiato. Rinnovato il processo a suo carico ebbe confermata la condanna e fu rinchiuso nel reclusorio militare di Gaeta (LT) fino al dicembre 1933: al termine della pena, fu trasferito a Bologna e deferito alla Commissione provinciale che gli comminò 5 anni di confino. Dal dicembre 1933 al febbraio 1935 fu relegato nell'isola di Ponza (LT), ove già si trovava, insieme con molti altri, il fratello Ettore. Dal febbraio al dicembre 1935 fu rinchiuso nel carcere di Poggioreale (NA) per scontare 10 mesi di pena inflittagli (come ad altre centinaia di confinati) per una protesta organizzata contro la direzione della colonia dei confinati a Ponza. Dal dicembre 1935 al febbraio 1936 fu aggregato al reparto militare speciale istituito a Pizzighettone (CR), una speciale compagnia di disciplina per i confinati che all'atto del reclutamento non avevano risposto all'appello, allo scopo del recupero politico. A fine febbraio 1936, dopo un tentativo di fuga, fu processato a Como e condannato. Scarcerato nel luglio 1936, venne trasferito a Portoferraio, nell'isola d'Elba (LI), dove era stato trasferito il reparto militare speciale. Qui, assieme ad altri due compagni, preparò una nuova fuga, intento che si realizzò nell'aprile 1937. Riuscì a riparare a Bastia in Corsica (Francia), poi raggiunse Parigi. Dall'aprile 1937 al luglio 1938 diresse, con l'ausilio di altri, i giovani aderenti all'Unione Popolare Italiana. Nel 1938, anche in considerazione di tutti i suoi precedenti, fu nuovamente condannato dal tribunale militare italiano ad 8 anni di reclusione.

Scelse di raggiungere la Spagna per combattere nelle fila antifasciste per la Repubblica contro i rivoltosi capeggiati dal generale Francisco Franco. Rimase ferito in combattimento e fu ricoverato per cinque mesi all'ospedale di Moya. Rientrò in Francia nel febbraio 1939, all'atto della smobilitazione delle brigate internazionali, e fu rinchiuso nei campi di concentramento di Argèles sur Mer e poi di Gurs, dove restò fino al febbraio 1941, con funzione di dirigente del PCI fra gli internati. Alla fine del febbraio dello stesso anno, su indicazioni del partito, fuggì dal campo e prese contatto con i comunisti di Marsiglia. Contribuì alla riorganizzazione dei gruppi comunisti italiani della Francia del Sud, operando, oltre che a Marsiglia, a Tolosa, a Lione, a Nizza, a Grenoble, ecc. Successivamente, dal febbraio 1942 all'agosto 1944, quando avvenne la liberazione di Parigi, fu responsabile della lotta armata dei comunisti italiani residenti nella Francia del Nord contro l'occupante tedesco. Operò nel maquis con lo pseudonimo di Fernand e fu promosso capitano delle FFI. Dall'agosto 1944 al luglio 1945 fu responsabile del lavoro di riorganizzazione dei gruppi comunisti italiani residenti nella Francia del Nord. Nel luglio 1945, rimpatriò. Riconosciuto partigiano con il grado di capitano dal 9 settembre 1943 all’1 settembre 1944. [AR]

Riposa nel Campo 1946 della Certosa di Bologna.

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