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Manservisi | opificio tessuti

1854 | 1875 ca.

Schede

L'azienda tessile bolognese, fondata nel 1854 e specializzata nei tessuti di lana e cotone misto a lana, fu una delle poche realtà indutriali fino al successivo sviluppo economico dovuto alla nascita del regno d'Italia. Diventerà una delle maggiori manifatture dello Stato Pontificio, giungendo ad impiegare fino a 800 operai, di cui almeno 400 donne. Nello stabilimento sono messi in funzione macchinari “sorprendenti”: oltre 2.000 fusi, motori idraulici e a vapore "coi più recenti perfezionamenti", due ruote a pale inclinate. Vi lavorano anche tecnici belgi. Nel 1856 partecipa all'esposizione industriale bolognese, l'anno successivo riceverà la visita di Pio IX e nel 1869 parteciperà alla Mostra Agricola industriale della città. Nativo di Malalbergo, Filippo Manservisi (28 gennaio 1806 - 25 settembre 1886) è un imprenditore che si è fatto da sé: dal nulla si è adoperato con tenacia nel trovare denaro e soci per la sua attività. Nel 1858 all'esposizione di Roma si aggiudica la medaglia d'oro per i suoi drappi di lana e nel 1859 sarà eletto in consiglio comunale e sarà tra i promotori della Società Operaia. Nel 1873 si tiene clandestinamente nello stabilimento Manservisi il Congresso dell'Internazionale anarchica. La sua fabbrica sarà costretta a chiudere dopo pochi anni: era stata danneggiata da una piena dell'Aposa nel 1862 e nel 1864 aveva dovuto sospendere le lavorazioni. Dopo il 1875, secondo Alfredo Testoni, era stata allagata dal canale di Reno. Gli eredi proseguiranno l'attività solo come negozio di abbigliamento, mentre gli edifici dell'opificio saranno completamente distrutti dal fuoco la notte di S. Giovanni del 1922.

Enrico Bottrigari nella sua Cronaca di Bologna (Zanichelli, 1960) ricorda che il 1 agosto 1857 Pio IX visita l'Opificio "del Sig. Filippo Manservisi, un buon industriale della Città, il cui Lanificio sotto una ragione sociale è sotto la direzione del detto Manservisi, il quale senza posseder nulla del proprio, ha saputo colla insistenza e colla sua buona volontà trovare azioni e Socj per erigere un grandioso Fabbricato, ed acquistare macchine belle ed opportunissime alla lavorazione delle lane e de' drappi. La grandiosa fabbrica è posta sul Canale detto delle Moline fra le due vie di Berlina e Capo di Lucca, alla destra del boschetto dei pubblici giardini della Montagnola (...) Eran presenti da ben 300 lavoranti e circa altrettante donne uniformemente vestite con fiori alla mano".

Così viene invece ricordata nel volume "Pio IX ed i suoi popoli nel 1857", ed. Palazzi Apostolici, 1861: Lunghesso il sentiero poi erano schierati quegli oltre a 500 artieri che sono quivi impiegati, gli uomini da un lato e dall'altro le donne; e ciascheduno recavasi in mano una bella ciocca di fiori. (...) Tutto il lanificio è diviso in due grandi edifizii, sugl'ingressi dei quali leggevansi alcune epigrafi italiane, dettatura del ch. Monsig. Gaetano Golfieri, ed altre composte dal giovane Rufillo Torchi erano disposte qua e là nelle diverse officine. (...) Il Santo Padre visitava, avvegnachè con altro ordine, le macchine idrauliche motrici, colla grande macchina a vapore: i filatoi divisi in due sale ben fornite di macchine; lo scompartimento dei tessitori; la tintoria colle sale pel taglio dei legni da tinta; il bagno del purgo; le gualchiere da sodare e da gualcire colle annesse officine per risciacquare e ligiare i panni sodati; il lavoratorio dei garzatori colle belle macchine per garzare e per accotonare; la loggia dei cimatori; gli stanzoni del tiratoio; le officine dei riveditori e dei rimendatori; lo strettoio e le soppresse; e da ultimo gl'immensi magazzini delle pezze già piegate ed appuntate. Percorse così tutte le parti della grande manifattura, si venne a far capo agli appartamenti del proprietario, nella prima sala dei quali vedeansi posti in mostra un numero grande di finissimi drappi di lana, i quali e dai nobili personaggi del seguito e ciò che più monta dal Sovrano medesimo riportarono somme lodi.

Nel volume "Della munificenza di sua santità Papa Pio IX, felicemente regnante" del 1864 vine così descritta la visita di Pio IX: "Il Sig. Filippo Manservisi pur di Bologna, ed anche esso ricompensato di due medaglie d'oro di sessanta scudi ciascuna e dell'aurea medaglia di benemerenza, e onorato dei premi nell'esposizioni del Campidoglio, ebbe la consolazione di vedere il suo lanificio nobilitato dalla presenza del Sovrano. Questo vastissimo stabilimento edificato nel canale detto delle moline fra la via Berlina e Capo Lucca si divide in due grandi edifizii, che contengono le sale de' filatoi, de tessitori, la tintoria colle sale pel taglio dei legni da tinta e per il bagno del purgo, la gualchiera colle annesse officine per risciacquare e ligiare i panni sodati, il lavoratorio de' garzatori, la loggia dei cimatori, gli stanzoni del tiratoio, le officine de' riveditori e dei rimendatori, lo strettoio e le soppresse, i magazzini delle pezze già piegate ed appuntate, e gli appartamenti del proprietario. Tutte queste parti furono percorse dal S. Padre, il quale dopo aver commendato largamente e rincuorato a cose sempre maggiori il Manservisi, in segno della sua benevolenza lo ammetteva con tutta la sua famiglia al bacio del piede. Confortava di amorevoli parole e consolava di munifico donativo gli operai, e si spiccava di colà ammirato dalla grandiosità dell'opificio, dalla moltitudine delle macchine di ogni ragione, dalla bellezza dei lavori, e oltremodo appagato di un'accoglienza veramente splendida. Conciossiachè quel tratto di cammino, che dalla via maestra conduce all'ingresso del lanificio, era velato al di sopra di un bianco tendale per ischermo de' raggi solari, ornato nelle pareti di drappelloni e di bandiere, e un tappeto di scarlatto era disteso sul suolo. Quinci e quindi lunghesso la via stavano schierati tutti gli artieri dell'opificio aventi in mano una bella ciocca di fiori. Le scale e gli ambulacri dell'edifizio erano rivestiti di finissimi panni bianchi, e gli appartamenti del proprietario, messi con un gusto e una magnificenza singolare, splendeano di un fornimento e di una suppellettile ricchissima. Da per tutto poi vasi di belle piante, gruppi di figure simboliche e iscrizioni italiane (...) 

L'epigrafe apposta sulla tomba del fondatore ricorda che: Filippo Manservisi / insigne nell'arte / del tessere e della meccanica / esercitata per ben 20 anni / nell'opificio che da lui ebbe nome / e / che / sorto a decoro e vanto di Bologna / per dure ed avverse vicende / venne distrutto.

In collaborazione con Cronologia di Bologna