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L'Ufficio notizie e i caduti bolognesi nella Prima Guerra Mondiale

1915 | 1919

Schede

L'Ufficio per Notizie alle Famiglie dei Soldati di Terra e di Mare sorse nel giugno del 1915 su modello dell’analogo ufficio francese: fu fondato da un gruppo di nobildonne bolognesi, guidate dalla contessa Lina Bianconcini Cavazza, allo scopo di semplificare e soprattutto di accelerare le comunicazioni relative ai militari al fronte tra il Ministero della Guerra e le rispettive famiglie.
L’Ufficio era organizzato in:

  • un Ufficio Centrale (a Bologna per i militari di terra; a Roma per i militari di mare); 
  • Uffici di Sezione nelle sedi dei Comandi territoriali d’armata e nelle città prossime alle zone di guerra (Catanzaro, Cagliari, Venezia e Udine per i militari di terra; Brindisi, Maddalena e Tropea per quelli di mare), con il compito di aiutare l’Ufficio Centrale nella direzione degli Uffici locali; 
  • Uffici di Sottosezione in tutte le sedi di Distretto militare e nelle località sedi di depositi militari;
  • Uffici o gruppi di corrispondenza con lo scopo di intermediare tra le famiglie e le Sezioni o Sottosezioni per le richieste e le risposte. 

Il lavoro principale consisteva nel raccogliere tutte le informazioni possibili riguardanti militari caduti, feriti, dispersi o di cui si erano "perse notizie" segnalandole, ad uso dei familiari che ne facevano richiesta, in schede prestampate di diverso colore (a seconda della condizione: morte, ferimento, scomparsa) sulle quali venivano indicati i seguenti dati: nome, paternità, grado, matricola, arma, reggimento, battaglione, compagnia, classe, distretto, luogo di dimora ed eventualmente il luogo, la data ed i particolari della morte, con relativi documenti comprovanti il decesso (tuttavia, assai di rado queste schedine erano compilate integralmente). Le schede erano quindi conservate in schedari principali dalle varie Sezioni, mentre presso l’Ufficio Centrale vi era uno schedario generale relativo a tutti i militari dello Stato. Le informazioni che giungevano agli Uffici erano di due tipi: quelle ufficiali erano trasmesse direttamente dal Ministero della Guerra, ma ancor prima arrivavano notizie ufficiose grazie alla collaborazione di cappellani militari distaccati presso gli ospedali o i treni ospedale, delle infermiere della Croce Rossa ma soprattutto grazie ad un vero e proprio esercito di "dame visitatrici" che, armate di cappellino, foglio e matita, si recavano negli stabilimenti territoriali registrando i movimenti di entrata ed uscita dei militari ed indagando tra fabbriche e case alla ricerca di fidanzate e familiari, per soddisfare anche le richieste avanzate dai soldati. 

L'Ufficio Notizie fu un grande esempio di volontariato che vide all'opera più di 25.000 persone raccolte in 8.400 Uffici sparsi in tutta Italia. Volontari provenienti dalle più disparate condizioni sociali e con idee politiche differenti; signore, signorine, maestre e suore, ma anche sacerdoti, studenti e studentesse, professori e ragazzi esploratori impegnati nello smistamento della corrispondenza, nella schedatura delle notizie, nella gestione dello schedario, nel lavoro di segreteria e nella gestione del rapporto diretto con le famiglie tramite gli sportelli. La sede dell’Ufficio Centrale bolognese, con 350 tra volontarie e volontari, rimase fino al 1916 al primo piano del palazzo di residenza dei conti Cavazza finché, per l'inadeguatezza dei locali, non venne trasferito presso la sede delle Regie Poste di via Farini. In attività fino al 1919, quest'esperienza fu presentata anche alla Mostra Nazionale delle Opere di assistenza all’esercito. La Sezione di Bologna, invece, presieduta dalla signora Vittoria Garabelli Silvani, aveva inizialmente sede in via Indipendenza ma, già dal 15 settembre 1915, venne trasferita in piazza Calderini. Al suo interno operavano un’ottantina tra collaboratrici e collaboratori per la gestione del solo ufficio, mentre centoventi “dame visitatrici” si occupavano di controllare i ventitre ospedali della giurisdizione. Nel corso del conflitto la sola sezione felsinea compilò più di 74.000 schede, di cui circa 14.000 relative ai caduti e ai dispersi provenienti dai comuni della provincia di Bologna (al termine del conflitto si contarono 2.310 caduti e 203 dispersi nel solo capoluogo emiliano). 

Dopo la conclusione della Prima Guerra Mondiale, la contessa Cavazza propose il deposito di tutta la documentazione prodotta dall'Ufficio Centrale presso l'allora Archivio del Regno (oggi Archivio Centrale dello Stato) nonché presso gli Archivi di Stato di Roma e Bologna. I primi due enti avrebbero ricevuto i carteggi e lo schedario generale, mentre a Bologna sarebbe stato versato un duplicato delle circa 500.000 schede (contenute in 157 cassette di legno) relative ai caduti di tutta Italia. Le donazioni avvennero nel 1929.
La sezione di Bologna pubblicò nel 1927, per i tipi di Paolo Neri, il volume I morti della provincia di Bologna nella guerra MCMXV – MCMXVIII per elenco alfabetico (consultabile a questo link), che elenca i 10.745 nominativi dei caduti residenti a Bologna e provincia al momento della loro chiamata alle armi. Lo schedario sezionale fu versato presso il Museo civico del Risorgimento di Bologna: ad oggi è depositato nei locali dell'Archivio Storico Comunale, ma liberamente consultabile.