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L'Esposizione emiliana 1888

Sociale 6 maggio | 11 novembre 1888

Schede

Nel corso della seconda metà dell’800 le Esposizioni, locali, nazionali o universali, svolgono un ruolo di rilievo nel promuovere la produzione industriale e i commerci. Vetrine e scuole di iniziativa e progresso tecnico sono un evento al quale nessuna città vuole rinunciare e Bologna non è da meno. Prima della famosa Esposizione del 1888 erano state organizzate alcune manifestazioni a carattere provinciale: una nel 1852, quella parziale del 1855 ed una completa l’anno seguente ed un’altra, già più consistente, nel 1869. Il comparto agricolo, data la specificità locale, si dimostra sempre il più consistente ma questo stimola man mano la riflessione circa l’importanza di affiancargli una valida industria, per lo meno nel settore conserviero e della trasformazione alimentare e nella meccanica, che può essere favorita dalle crescenti esigenze di queste produzioni. L’Esposizione di agricoltura e industria dell’88, organizzata in concomitanza con le celebrazioni per l’ottavo secolo di vita dell’ateneo bolognese e l’inaugurazione della statua a Vittorio Emanuele, non solo è a carattere regionale, ma ospita anche una esposizione nazionale di Belle Arti ed una mostra internazionale di musica. Le Belle Arti sono alloggiate a San Michele in Bosco mentre le altre due manifestazioni sono organizzate presso i nuovissimi Giardini Margherita e le due sedi sono collegate tra loro da una tramvia a vapore e da una funicolare. L’ingegner Filippo Buriani è incaricato della direzione dei lavori di allestimento. Questi prevedono la costruzione di numerosi edifici temporanei e di decorazioni varie fatte realizzare da artisti di rilievo: a guardia del cancello principale vigilano le statue dell’Agricoltura e dell’Industria dello scultore Tullo Golfarelli e il piazzale dell’Esposizione sfoggia un’ampia fontana, opera di Diego Sarti, adorna di leoni, serpenti e sirene che troverà poi alloggio definitivo nei giardini della Montagnola.

L’Esposizione mostra innanzitutto alcune novità nel settore agricolo. La regione sta cercando di uscire dalla crisi adottando due diverse strategie: le provincie occidentali, fino a Modena, puntano sempre più sull’allevamento e sulla produzione casearia; la parte orientale, che continua a scommettere sulle colture, ne va introducendo di nuove, come i vigneti e la frutticoltura. Nonostante il visitatore sia accolto da una gigantesca pila di matasse di canapa, proposto come il prodotto caratteristico della regione, la svolta è già in atto e l’espositore che presenta 110 diverse varietà di frutta o la mostra sul ciclo produttivo del caseificio sono le premesse degli indirizzi che avrebbe preso l’agricoltura già nei decenni immediatamente successivi e che avrebbero caratterizzato la regione fino ai nostri giorni. L’industria intanto si lega sempre più al settore della trasformazione e conservazione alimentare e nel padiglione del lavoro troneggiano il chiosco delle cioccolate Majani, che confeziona i suoi prodotti sul posto, e quello dei salsamentari bolognesi, che espongono, tra l’altro, un’enorme mortadella di oltre 150 kg. La meccanica è l’altro grande comparto: le officine presenti sono numerose e di rilievo, come la grande officina Calzoni. Le industrie tessili, che pure avevano ancora realtà produttive di grandi dimensioni, puntano ancora sulla canapa e la seta ma ormai si tratta di un settore in declino, con la seta sul viale del tramonto e la canapa avviata sul medesimo percorso. Accanto alle attrattive esercitate dall’Arte e, soprattutto, dalla produzione, i visitatori subiscono molto più forte il fascino degli eventi mondani, come i festeggiamenti per l’ottavo centenario dell’Università o le manifestazioni sportive o spettacolari, ad esempio le ascensioni in pallone, che attrarranno il pubblico più folto di tutto il periodo di apertura. L’Esposizione, inaugurata il 6 maggio alla presenza dei reali e del presidente del consiglio Francesco Crispi, chiude l’11 novembre dopo 189 giorni. I visitatori sono stati circa 500.000, ma la manifestazione si conclude con un grosso deficit, che verrà infine coperto dal Comune e Provincia di Bologna. Tuttavia, nonostante il fallimento economico, questa, come tutte le altre manifestazioni tenutesi nel corso dell’anno, compresi i restauri di diversi edifici pubblici, segna l’inserimento di Bologna sulla via della modernizzazione.

Maria Chiara Liguori