Schede
Provenienza: Forse da Roma. Collezione Universitaria.
TRASCRIZIONE
Dis Manibus
Plautiae Tycheni (=Tyche)
vixit annis XXXV
Q(uintus) Decius
Proculus
coniugi
benemerenti
fecit et sibi et
libertis libertabusque
posterisque eorum
In fronte ped(es) XV in agro ped(es) X
TRADUZIONE
Agli Dei Mani
Per Plautia Tyche, visse 35 anni. Quinto Decio Proculo, per la moglie meritevole fece e per sé e per i liberti e le liberte e per i loro discendenti.
(L’area funeraria misura) 15 piedi sul lato strada e 10 piedi in profondità
La tabella in marmo è decorata al centro del frontone da un ritratto femminile (presumibilmente Plautia Tyche) ricavato entro una nicchia: si tratta di una imago clipeata, cioè di un ritratto inscritto entro un tondo che ricorda originariamente uno scudo, clipeus). Ai lati vi sono due uccelli, forse pavoni o cigni, affrontati.
Il dedicante Decio Proculo, che evidentemente crea l’iscrizione in occasione della morte della moglie, dispone che la tomba ospiti anche le sue ceneri e quelle di tutta la sua schiera di liberti, anche per le generazioni future. Un legame tra ex padrone ed ex schiavi che non si estinse con la liberazione di questi ultimi, che restano di fatto parte di una sorta di famiglia allargata.
Curiosità: Guardando le dimensioni e la disposizione dei caratteri, è immediatamente manifesto, anche se l’immagine scolpita è quella di Tyche, che il principale “protagonista” del monumento funebre è Proculo. Il suo nome occupa infatti il centro della stele, è in caratteri più grandi e distanziati rispetto a quelli della moglie e soprattutto a quelli dei liberti. Che sia chiaro, per chi guarda, chi è il capofamiglia!
Marmo: 38,6x33 cm. Inv. 19280