Schede
Provenienza: Bologna, antica cattedrale di San Pietro. Rinvenuta nel 1659.
TRASCRIZIONE
M(arcus) Clodius
M(arci) l(ibertus) Sabinus
VIvir (=sevir) Claudial(is)
sibi et
Coerane (=Coeranae)
Tyche
lib(ertabus)
Q(uoq(uo)v(ersus) p(edes) XXII
TRADUZIONE
Marco Clodio Sabino, liberto di Marco, seviro Claudiale, per sé e per le (sue) liberte Cerane e Tiche.
Ogni lato misura 22 piedi
La stele parallelepipeda entro cornice, presenta nella parte superiore un timpano triangolare decorato da un fiore al suo interno e da altri due posti ai lati. Fu realizzata per volontà di Marco Clodio Sabino, un liberto di buona posizione sociale, come attesta l’indicazione della carica di seviro (l’unica a cui i liberti potevano aspirare) ricoperta dall’uomo, cioè l’appartenenza a un collegio di sacerdoti del culto imperiale. Il recinto funerario, che doveva ospitare le spoglie di Clodio Sabino e quelle delle sue liberte Cerane e Tiche, era un’area quadrata di circa 6,5 metri di lato. La I che si legge nella seconda riga tra M(arci) e L(ibertus) è una aggiunta successiva.
Curiosità: Dall’età augustea i liberti che avevano raggiunto una posizione sociale ed economica di un certo rispetto nei propri municipi potevano ambire a diventare seviri, entrare cioè a far parte di un prestigioso collegio locale composto da sei persone, in carica per un anno e con compiti (sicuramente religiosi, forse anche civili) volti ad onorare l'imperatore e ad organizzare giochi e feste.
I seviri compaiono spesso nelle epigrafi conservate al Museo Archeologico di Bologna, anche con titolature diverse: sexviri, sexviri Augustales, Augustales, che sembrano corrispondere a tre organizzazioni diverse pur nello stesso ambito di competenze.
Oltre che seviri dedicati al culto dell’imperatore Augusto (che creò la carica), a Bologna si conoscono - come in questa lapide- anche i seviri Claudiali, devoti, come suggerisce il nome, al culto dell’imperatore Claudio.
Calcare: 114,6x58,5x23,5 cm. Inv. 19051