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Lapide dei liberti della famiglia Magnia

lapide Seconda metà del I secolo d.C.

Schede

Provenienza: Bologna, Muro del Reno

TRASCRIZIONE

Statius

Magnius

Stati l(ibertus)

Auctus

Sosia Sex(t)i

l(iberta) Suavis

Statius

Magnius

Philetus

l(ibertus) f(ecit)

TRADUZIONE

Stazio Magnio Aucto, liberto di Stazio; Sosia Soave, liberta di Sesto. Stazio Magnio Fileto, liberto, fece (questo sepolcro)


Questa stele, decorata con una cornice, un timpano e rosette, insieme alla sua gemella esposta sulla parete 4 del cortile, segnalava il sepolcro che Fileto, liberto della gens Magnia, fece preparare per se stesso, per un altro liberto della stessa gens, Aucto, e per la liberta Soave, forse la compagna di Aucto o di Fileto.

Curiosità: solitamente il primo dei tre nomi che componevano il nome completo dei cittadini romani era abbreviato alla prima lettera. Non era un gran problema indovinarlo solo dall’iniziale, perché i Romani, quanto a questo, erano totalmente privi di fantasia. Basta dare uno sguardo in questo lapidario, si chiamavano tutti M(arco), L(ucio), T(ito), C(aio), Q(uinto) o P(ublio). Riuscivano a intendersi tra loro perché in realtà il nome che usavano per identificarsi era il terzo (ad esempio Caio Giulio Cesare era per tutti solo Cesare). In questa stele e nella sua gemella possiamo assistere alla proverbiale eccezione che conferma la regola: il prenome Stazio era così raro che il lapicida non se l’era sentita di abbreviarlo alla prima lettera e, a scanso di equivoci, lo scrisse per intero.

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Descrizione tecnica

Arenaria: 176,5x63x32 cm. Inv. 19119