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La Spedizione dei Mille e le campagne del 1860

1860

Schede

Nell'aprile 1860 la Sicilia fu attraversata da manifestazioni ed insurrezioni antiborboniche, e Garibaldi si preparò ad effettuare una spedizione via mare partendo dalla Liguria. La rapida repressione e le notizie poco incoraggianti provenienti dall'isola in un primo momento scoraggiarono il Generale dal tentare l'impresa; fu soprattutto grazie a Francesco Crispi e ad Agostino Bertani che Garibaldi ruppe gli indugi, e la notte fra il 5 e il 6 maggio 1860, 1.089 volontari salparono da Quarto, presso Genova, alla volta della Sicilia, dove sbarcarono l'11 maggio. Già da diverse settimane Bologna era in fermento, e il "Monitore", principale giornale cittadino, seguiva gli eventi. Il 25 aprile aveva pubblicato un appello per sostenere l'insurrezione siciliana; l'8 maggio segnalò la notizia della partenza dei Mille, il 14 quella dello sbarco a Marsala.

La Società Nazionale, il sodalizio patriottico fondato a Torino nel 1856 da Giuseppe La Farina, che nei mesi centrali del 1859 aveva organizzato la liberazione di Bologna e delle Romagne e che aveva poi gestito il Plebiscito nel marzo del 1860, si mise a capo delle molteplici iniziative destinate a raccogliere fondi da destinare all'impresa: le signore bolognesi organizzarono una "fiera" nel cortile dell'Archiginnasio con oggetti donati da negozianti e privati; alla Montagnola ebbero luogo corse di sedioli e fantini, anche il Municipio, adunato in seduta straordinaria l'11 giugno, offrì una cifra notevole. Nei primi tempi le raccolte vennero inviate a Torino, poi Bologna divenne il centro di raccolta di tutta la Romagna. Un altro fondamentale aspetto della partecipazione alla spedizione garibaldina fu quella dell'invio dei volontari, ma qui le cose erano decisamente più complicate. La Società Nazionale, che seguiva le direttive del governo piemontese e di Cavour, nei mesi precedenti la spedizione aveva raccolto nomi di volontari disponibili a partire, ma anche cercato di scoraggiare le partenze; da una parte, non era possibile iniziare la spedizione con troppi uomini – visto che ufficialmente il governo piemontese non risultava al corrente dell'iniziativa; dall'altra occorreva prevenire le diserzioni di molti giovani che lasciavano l'esercito per seguire Garibaldi: il 16 maggio, ad esempio, 350 soldati della Brigata "Ferrara" fuggirono dalla loro città e giunsero a Bologna chiedendo di andare a combattere in Sicilia; furono fermati alla stazione ferroviaria, e la brigata fu sciolta. Anche per questo motivo, furono soltanto cinque i Bolognesi che fecero parte della "schiera dei Mille": Paolo Bovi, Guglielmo Cenni, Gaetano Coli, Giuseppe Magistris, Ignazio Simoni.

Una volta iniziata la spedizione, invece, la Società Nazionale organizzò diverse spedizioni di bolognesi e romagnoli: il 9 giugno partirono per la Sicilia 150 volontari, il 10 e 11 luglio più di 300. Nel frattempo, il 20 luglio Garibaldi vinceva i borbonici a Milazzo e la notte tra 18 e 19 agosto traversava lo stretto di Messina e sbarcava sul continente. Ma proprio il 19 agosto il governo piemontese vietò la continuazione di ogni arruolamento per la Sicilia: si stava preparando la guerra per togliere le Marche e l'Umbria al governo pontificio, e quindi le forze – uomini e mezzi - andavano concentrate in quella direzione (vedi oltre). Per altro, la Società Nazionale non fu la sola a sostenere la spedizione di Garibaldi in Italia meridionale. A Genova, ad opera di Agostino Bertani, fu fondata una società concorrente, detta "La Nazione", che "lavorava per Mazzini", si ispirava a ideali repubblicani, e contrapponeva allo slogan della Società Nazionale, "Italia e Vittorio Emanuele", quello di "Italia, Italia". Il ramo bolognese del sodalizio fu costituito il 13 maggio, e ne fu animatore Filippo Stanzani. Anche la società "La Nazione" - che all'inizio di luglio si sciolse e proseguì la sua opera trasformandosi in Comitato di Provvedimento - raccolse fondi, ponendosi in concorrenza con la Società Nazionale, anche se con minore successo, e organizzò volontari, estendendo la sua area di azione verso la Romagna: essa fornì circa 1.200 volontari, che parteciparono alla fasi finali della campagna, e in particolare a quella serie di combattimenti noti come battaglia del Volturno (26 settembre – 2 ottobre 1860).

La rivalità tra le due società spiaceva alla maggior parte dei patrioti bolognesi. In particolare, Luigi Tanari tentò di riconciliare i due leader Giuseppe La Farina e Agostino Bertani, ma il tentativo si rivelò inutile. Allora, vista anche la caduta di popolarità di La Farina – che si era addirittura inimicato Garibaldi – i bolognesi della Società Nazionale, guidati da Camillo Casarini, decisero di rendersi autonomi, e di collegarsi direttamente a Cavour. D'altra parte anche Filippo Stanzani, leader bolognese de "La Nazione" e del Comitato di provvedimento, rifiutò di seguire le direttive di Mazzini e di Bertani e si rese autonomo, accettando di collaborare con Cavour. In tal modo entrambi i sodalizi dettero un valido contributo alla campagna per togliere Marche e Umbria al governo pontificio: l'8 settembre 1860 i volontari della Società Nazionale presero Urbino, mentre quelli del Comitato di Provvedimento avanzarono nel Montefeltro e assediarono la Rocca di San Leo. La loro azione precedette di pochissimi giorni quella dell'esercito piemontese, che in tal modo poté essere presentata, agli occhi della diplomazia europea, come un intervento volto a ristabilire l'ordine. Con la battaglia di Castelfidardo (18 settembre 1860) l'esercito piemontese sbaragliava i pontifici e Vittorio Emanuele, traversando l'Italia centrale, andò incontro ai volontari di Garibaldi: il 26 ottobre il Generale consegnò l'Italia meridionale al Re e tornò a Caprera.

Il 4 dicembre 1860, durante una seduta del Consiglio Comunale, il Generale Garibaldi venne proclamato "cittadino e nobile di Bologna". La toponomastica cittadina conserva ampia memoria di quegli avvenimenti memorabili: Via dei Mille, Via Marsala, Via Milazzo, Via Volturno, Via Castelfidardo... Anche sul monumento a Garibaldi che sorge in via Indipendenza sono incisi i nomi delle principali battaglie combattute dal Generale.

Otello Sangiorgi