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La raccolta Mazzetti

1864 | 1891

Schede

Il valore dei materiali donati da Carlo Mazzetti pare poter essere considerato, più che per il pregio dei singoli manufatti, per le molteplici narrazioni che gli stessi si prestano a raccontare grazie allo sguardo di chi si confronta con la raccolta. In ragione della diversità degli oggetti di cui si compone, appare in effetti manifesta l’evoluzione tardo Ottocentesca degli stilemi e delle costruzioni ideologiche, estetiche e di senso, del collezionismo museale: dalle raccolte atte a descrivere il mondo conosciuto attraverso i viaggi compiuti durante la propria vita, tema che riflette ancora il gusto Settecentesco del collezionismo aristocratico, alle raccolte riferite a eventi storici circoscritti, nella fattispecie alla penetrazione coloniale britannica nell'Alto Egitto e in Sudan, che nella prospettiva odierna possono essere declinati nel più ampio scenario del collezionismo coloniale e bellico.

L'elenco della prima donazione ricevuta dal futuro direttore della sezione medievale e moderna Museo Civico cittadino Luigi Frati per mano di Domenico Mazzetti, fratello di Carlo, pubblicato dallo stesso Frati alla fine del 1864, reca un numero considerevole di materiali, alquanto eterogenei, divisi in quattro gruppi: «Oggetti antichi, egizi e greci, Armi moderne de' selvaggi, che abitano verso la sorgente del Nilo, Oggetti diversi moderni, ad uso de' predetti selvaggi e Oggetti di Storia Naturale». Sembra evidente che la prima finalità di Mazzetti fosse quella di rappresentare i luoghi in cui era transitato nel corso del suo viaggio di avvicinamento all’Egitto e le particolarità dell’area in cui si era stabilito ormai da oltre quindici anni, ovvero di scegliere un percorso storico-archeologico, secondo la profittevole abitudine dell'epoca di molti viaggiatori e residenti europei sulle coste meridionali del Mediterraneo di dedicarsi al collezionismo. L'episodio da cui deriva la seconda donazione conosciuta di Mazzetti, risalente al luglio del 1884, è altrettanto ben documentato. Infatti, oltre alla lettera di accompagnamento scritta dal fratello Edoardo e indirizzata al Sindaco di Bologna Gaetano Tacconi affinché gli oggetti inviati dall'agente consolare andassero a incrementare le raccolte già esistenti nel Museo Civico, il fascicolo relativo all’acquisizione dei materiali comprende anche una «Memoria» autografa di Carlo, in cui enumera gli oggetti e ne spiega la provenienza, il campo di battaglia di Tamai, non lontano dalla città di Suakin, nel Sudan, dove il 13 marzo dello stesso anno truppe inglesi avevano sconfitto le forze mahdiste guidate da Osman Digna (ʾUthmän Diqna), nel corso di operazioni militari conseguenti al sorgere del conflitto anglo-mahdista (1881-1899). Inoltre, presso l'Archivio Storico Comunale di Bologna è conservata una seconda lettera di Mazzetti, anch'essa destinata al Sindaco, in cui compaiono informazioni più circostanziate sulla sua situazione e sui motivi delle sue donazioni: «Mio figlio Umberto sarà a rimettere alla S.V. alcune armi pel nostro Museo Civico da me acquistate dalle truppe inglesi dopo la Battaglia di Tamai del 13 Marzo corrente anno e raccolte dai soldati stessi sul campo di Battaglia. Fu con queste armi che le genti di Osman Degna [sic] luogotenente del Mahdi inferiori di numero ruppero un quadrato di truppe inglesi prendendone tutti i cannoni e mitragliatrici che poi poterono dopo due ore essere ripresi e fugare i Sudanesi con un secondo corpo di riserva senza del quale la sconfitta era certa gl'inglesi come lo era stato poco tempo prima pel corpo di Baker Pascià e per tanti altri […] L'offerta non ha molto pregio intrinseco, ma ho creduto possa interessare per far conoscere con che armi primitive quelle genti resistono e si battono da tanto tempo con truppe agguerrite e con armi perfezionate e chi sa per quanto tempo daranno a pensare alla Gran Bretagna che vuole sottometterli».

Lo stesso anno, nel mese di novembre, Carlo Mazzetti scriveva nuovamente al Sindaco: «Dal Tappeto della Tenda di Arabi Pascià che aveva a Tel el Kibir (sic) il giorno dell'entrata degli Inglesi il 13 settembre 1882 e che feci dono al Museo lo scorso anno, avevo levato due teli che volevo tenere per ricordo, ma poi ho pensato che possano uniti servire per una Sala più grande del Museo, così glielo (sic) inviato col mezzo del Signor Pietro Luciani di Livorno franco di spese fino a Bologna che spero sarà gradito». Sebbene non vi siano altri riscontri documentali riguardo a questa donazione, ne ritroviamo conferma nella Guida al Museo Civico scritta da Pericle Ducati nel 1923, in cui si descrive il contenuto della Vetrina K dell’esposizione «Armi egiziane raccolte nel campo di Tel-el-Kibir (13 settembre 1882) – Armi varie sudanesi raccolte nel campo di battaglia di Tamai (13 marzo 1884). Serve come sfondo il grande tappeto, parzialmente svolto, della tenda di Arabi-Pascià». La battaglia di Tell al-Kebir (1882), località non lontana da Zagazig, rappresenta un momento precedente e forse ancor più importante per il destino della nazione egiziana rispetto ai combattimenti citati in precedenza, poiché sancì la conquista militare britannica dell’Egitto. Ahmed ‘Urabi, l'Arabi Pascià di cui scrive Mazzetti, era originario di Zagazig la città in cui viveva Mazzetti. Il tappetto della tenda di Ahmed ‘Urabi alias Arabi Pascià, quindi, potrebbe essere stato consegnato a Mazzetti dalle truppe inglesi, come gesto cavalleresco, in ragione del fatto che l'agente consolare bolognese si era mantenuto in città nonostante la minaccia dei ribelli, e come monito alla popolazione locale, poiché come detto Ahmed ‘Urabi era nato proprio a Zagazig. L'episodio sembra poter confermare che Carlo Mazzetti si impegnò con una certa costanza nell'attività di “corrispondente-collezionista”, opinione suffragata anche grazie all'ultimo invio di materiali di cui si ha notizia, tra i quali compaiono antichi crani egizi ricevuti dal professor Luigi Calori. La procedura seguita da Mazzetti per effettuare le sue donazioni al Municipio e al Museo Civico di Bologna si ripeté infatti nel luglio del 1891, quando, grazie alla disponibilità di Antonio Gandolfi, allora Governatore dell'Eritrea italiana, il professore di anatomia della Regia Università Luigi Calori ricevette tramite le autorità comunali «una Cassa contenente altri 22 dei medesimi da me raccolti nell'antica Bubaste», dove per “medesimi” si deve intendere “crani”. Nella lettera indirizzata al Sindaco Alberto Dallolio, infatti, Mazzetti precisava che già nel giugno del 1886 aveva inviato a Calori altri «crani umani antichi per le sue Collezioni», in seguito alla richiesta indirizzatagli dallo stesso professore di anatomia, forse durante un soggiorno dell'agente consolare a Bologna che sembrerebbe aver avuto luogo nel 1883, se è corretta l'interpretazione di quanto si trova scritto nella prima riga della comunicazione rivolta al Sindaco.

Le reazioni entusiastiche con cui erano state accolte le collezioni zoologiche o etnografiche provenienti dall’Africa concepite per gli allestimenti museali dell'epoca, quando non espressamente richieste agli esploratori in partenza per il vasto continente africano dai direttori dei musei italiani, o la moda delle esposizioni coloniali che si susseguirono in Italia negli anni Venti e Trenta del Novecento, sono contesti all'interno dei quali la raccolta dell'agente consolare bolognese si sarebbe forse trovata fuori posto; non certo per la provenienza geografica dei materiali, appare evidente, semmai per l'appropriazione indiretta dei materiali da combattimento, tra cui andrebbero forse incluse anche le armi inviate a Bologna nel 1864, poiché i riconoscimenti effettuati collocano le stesse in un’ampia porzione di territorio africano, dall'alto Egitto all'Etiopia, che non può con sicurezza corrispondere ai viaggi fatti da Carlo Mazzetti durante la sua lunga permanenza in Africa: in considerazione delle popolazioni (Bongo, Bari, Dinka, Shilluk, Zande), tutte stanziate in Sudan e nelle attuali nazioni africane limitrofe, può essere anzi verosimile ritenere che questi materiali siano giunti a Mazzetti tramite scambi o acquisti, anche in ragione del fiorente commercio di schiavi, che in quel periodo provocava continui conflitti ai margini dei territori controllati dall'amministrazione egiziana. Oggi, tuttavia, tra gli oggetti esposti nelle sale del Museo Civico Medievale figurano soltanto tre manufatti provenienti dalla raccolta di Carlo Mazzetti: un sedile dalle fattezze animali stilizzate, che alla fine degli anni Settanta del Novecento fu incluso da Ezio Bassani nel suo libro sulle collezioni museali africane in Italia (1977), un cucchiaio di osso con figure graffite di ispirazione religiosa, e uno tra i due elementi della coppia «calamaio e polverino di pietra del Mar Morto» così descritti da Frati nell’elenco del 1864, lo stesso in cui compaiono gli altri due oggetti. Questi tre manufatti, per quanto di grande pregio, disposti tra materiali appartenuti ad altre raccolte che, insieme, raccontano la storia del collezionismo bolognese nei secoli passati fino ai primi del Novecento, trascurano, sia la vicenda umana di Carlo Mazzetti, sia la peculiare rilevanza della sua collezione, che qui abbiamo voluto ricordare.

Luca Villa, settembre 2022.