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La Guerra nelle Dolomiti. Attacco italiano a Som Pouses 6 - 22 giugno 1916

Battaglia 22 giugno 1916

Schede

Un anno dopo il primo attacco italiano a Som Pouses nulla era mutato nel settore di fronte tra lo sbocco della Val Travenanzes e le ghiaie del Rio Felizon, terra di nessuno attraversata solo dalle pattuglie notturne. Il bastione roccioso Croda d’Ancona – Zuoghe rimaneva per gli austriaci un baluardo importantissimo, durante l’inverno era stato ancora potenziato con caverne per cannoni, mitragliatrici e ricoveri per la truppa. Al comando della 4a Armata si era insediato il generale Di Robilant, il gen Nava aveva pagato la titubanza iniziale e gli insuccessi di giugno 1915 con il siluramento; prendere Som Pouses e aprire così la strada verso Dobbiaco e la Val Pusteria era l’ordine imperativo dato da Cadorna al Di Robilant.
La sera del 6 giugno 1916, una colonna di fanti e alpini italiani risalì in silenzio la strada d’Alemagna e superò Podestagno, lì si divise: due compagnie penetrarono nel bosco sotto Som Pouses sistemandosi a scaglioni nelle vallette create dai tre Rii che discendono tra Som Pouses e la Croda d’Ancona, mentre il resto delle truppe proseguì verso Zuoghe. Nei giorni seguenti gli austriaci tentarono di ostacolare il rafforzamento italiano sulle nuove posizioni con tiri d’artiglieria e azioni di pattuglie. Il 10 giugno all’alba, una compagnia di alpini si spinse contro le trincee di Som Pouses, arrivando quasi a contatto coi reticolati nemici; presi dal fuoco incrociato delle mitragliatrici e fucileria furono costretti a fermarsi per rientrare la notte alle posizioni di partenza, stessa sorte subirono le truppe italiane che tentarono di salire le rocce di Zuoghe. La colonna che aveva attaccato lungo la sponda del Felizon inizialmente riuscì a sfondare conquistando diverse linee di trinceramenti nemici; purtroppo non sostenuta dalle altre colonne bloccate sotto Som Pouses e Zuoghe e fortemente contrattaccata dalle riserve austriache, la sera dovette rientrare alle linee di partenza. Il 12 giugno, con tempo pessimo per pioggia mista a neve, gli italiani ritentarono la medesima azione; le colonne raggiunsero le posizioni avanzate dei giorni precedenti per essere nuovamente fermate, questa volta il nemico appostato nelle trincee alte della Croda d’Ancona utilizzò anche massi, pietrisco e tronchi contro gli alpini. La notte sul 15 giugno ci fu un nuovo tentativo, le truppe italiane giunte in prossimità dei reticolati nemici ancora intatti, furono bersagliate dal fuoco delle mitragliatrici e subirono il brillamento di diverse mine nascoste nel terreno. Il 16 ripresero gli attacchi, due compagnie di alpini conquistarono di slancio un trincerone nemico lungo i fianchi della Croda d’Ancona, contrattaccati, lo abbandonarono, con spirito indomabile i resti delle due compagnie tornarono all’assalto strappandolo una seconda volta al nemico. All’alba del 17, senza aver ricevuto rinforzi, colpiti alle spalle dalla artiglieria austriaca appostata sul Forame, i superstiti abbandonarono la posizione. La sera del 22 giugno, dopo altri vani attacchi, venne dato l’ordine di sospendere l’azione.
Il 28 giugno al Passo Tre Croci fu fatto l’appello: non rispose il 50% dei soldati che avevano partecipato al secondo grande assalto contro Som Pouses, i morti furono 324, i feriti 2826, i dispersi circa un centinaio. Alcune salme furono recuperate dagli austriaci solo a fine novembre 1917, quando con calma poterono rastrellare boschi e dirupi della Croda d’Ancona e Zuoghe. Nell’estate del 1981, casualmente, escursionisti rinvennero i resti di un ufficiale e di un soldato italiano lungo il Rio Felizon, non poterono essere identificati, furono inumati nell’Ossario del Pocol.

Paolo Antolini

Bibliografia: Antonio Berti, 1915-1917 Guerra in Ampezzo e Cadore, a cura di Tito e Camillo Berti, Milano, Mursia 1996.