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Il Plebiscito - Bologna fa parte del Regno d’Italia

11 | 12 marzo 1860

Schede

In occasione del voto per le Annessioni avvenuto a Bologna e nelle Legazioni l'11 e il 12 marzo 1860, si ratificò la decisione presa dall’Assemblea nel settembre precedente. Si recò alle urne circa un quarto della popolazione. La quasi totalità fu favorevole all’Annessione al Regno di Sardegna: nella provincia di Bologna, con una popolazione di 370.762 abitanti, furono espressi 76.500 voti, di cui 76.276 per l’Annessione e 63 per il Regno separato; nulli 161.

Il dittatore Luigi Carlo Farini presentò simbolicamente al Re Vittorio Emanuele II di Sardegna il risultato dei Plebisciti (tenutisi in contemporanea anche nei territori degli ex-ducati, cioè da Piacenza a Modena), il 18 marzo successivo, ed il Decreto di Annessione venne firmato dal Re in quello stesso giorno, alle ore 4 ¼ pomeridiane. L’annuncio della ratifica, giunto a Bologna con dispaccio telegrafico inviato dal Farini, venne festeggiato con centouno colpi di cannone. Coadiuvato da un gruppo di ministri locali del calibro di Marco Minghetti, Gioacchino Napoleone Pepoli, Antonio Montanari, Ippolito Gamba, ecc., Farini mise mano senza indugio a riforme radicali: dalla finanza all'Università, dalle strade ferrate ai porti (oggi si direbbe le infrastrutture), all'abolizione di privilegi ed anacronismi (abolì i feudi, le primogeniture, il tribunale dell'Inquisizione, il foro ecclesiastico, i privilegi di immunità e asilo, ecc.), quasi nulla sfuggì alla rapidità d'azione ed alla concordanza di intenti che segnò quei momenti, che Giosue Carducci così sintetizzò:

“Giammai unità di Nazione fu fatta per aspirazione di più grandi e pure intelligenze. Né con sacrifici di più nobili e sante anime, né con maggior libero consenso di tutta la parte sana del popolo”.

A fine gennaio del 1861 si tennero le prime elezioni generali in tutti le regioni che avevano scelto l'Annessione; il 18 febbraio fu inaugurata alla Camera la prima legislatura del nuovo Regno. Il 17 marzo 1861 il Parlamento riunito in Palazzo Carignano a Torino assistette alla proclamazione del nuovo Regno, secondo la formula “Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di Re d'Italia”.