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Iconografie del Natale nelle monete e nelle medaglie

XIII - XIX secolo

Schede

Iconografie del Natale nelle monete e nelle medaglie del Museo Archeologico di Bologna | Presentiamo alcune monete e medaglie appartenenti alle raccolte numismatiche del Museo Civico Archeologico. Sono dedicate alla Natività e ai principali temi evangelici e liturgici ad essa collegati. Le iconografie, in particolare quella della Natività, affondano le radici nei primi secoli della tradizione cristiana e si collegano non solo ai testi dei vangeli canonici, ma anche a dettagli presenti nei vangeli apocrifi o in testi della tradizione popolare. Le raffigurazioni della Natività sono piuttosto rare sulle monete e nella maggior parte dei casi gli esemplari risultano forati proprio perché riutilizzati come medaglie devozionali.

Annunciazione | «… l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.». (Lc 1, 27-31) La festa dell’Annunciazione si celebra il 25 marzo: i nove mesi fra la concezione e la nascita del Salvatore spiegano la data, calcolata rispetto alla solennità del 25 dicembre. Nata nell’Oriente cristiano, se ne trova traccia nei testi liturgici dell’Occidente fin dal VII sec. Moneta | Carlino o saluto in oro di Carlo II d’Angiò (1285-1309) della zecca di Napoli inv. 65723. Al rovescio: la scena dell’Annunciazione; tra la Vergine e l’Angelo, un vaso con giglio. La legenda: + AVE. GRACIA. PLENA DOMINUS. TECUM. (Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te) (Lc 1, 28).

Natività | «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.». (Lc 2, 1-7) «E detto questo, l’angelo comandò al giumento di fermarsi, perché era venuto il tempo di partorire; e ordinò a Maria di scender dalla bestia e di entrare nella grotta sotteranea.» ... «Il terzo giorno della nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, ponendo il bambino nella mangiatoia: e il bue e l’asino l’adorarono.» (Pseudo Matteo 14) A Roma la celebrazione del Natale del Signore - il 25 dicembre in corrispondenza con la celebrazione pagana del solstizio d’inverno e del Natalis Solis Invicti - è attestata fin dalla prima metà del IV sec. (Depositio Martyrum del 335), mentre in precedenza si celebravano in un’unica data il Natale e l’Epifania. Monete | Mezzo giulio in argento della zecca di Pesaro sotto il pontificato di Leone X (1513-1521) inv. nn. 56294, 66418. Al dritto: lo stemma di papa Leone X sormontato dalle chiavi decussate, accompagnato dalla legenda: LEO DECIMVS. Al rovescio: il Bambino è posato a terra, Maria e Giuseppe in atto di preghiera, sullo sfondo a sinistra la mangiatoia con il bue e l’asino. Cinque stelle compaiono in vari punti del campo monetale. La legenda: AD TE PISARVM (eccomi a te, Pesaro). La prima moneta pontificia con la raffigurazione del Presepe fu coniata dalla zecca di Pesaro durante il pontificato di Leone X nel 1519. Si ritiene che la moneta ricordi il ritorno della città allo stato pontificio proprio nel 1519, anno segnato dalla morte di Lorenzo de’ Medici, nipote di Leone X, a cui il papa aveva affidato il governo di Pesaro, precedentemente concesso dal suo predecessore Giulio II al nipote Francesco Maria I della Rovere. La città di Pesaro rimase sotto l’amministrazione ecclesiastica fino al 1521 quando, alla morte di Leone X, tornerà nelle mani di Francesco Maria I della Rovere. Quarto di ducato in argento della zecca di Roma sotto il pontificato di Clemente VII (1523-1534) inv. nn. 67183, 67203. Al dritto: al centro il Bambino appoggiato a terra sul giaciglio di paglia, alza la mano sinistra verso Maria, in ginocchio e in atto di adorazione. A sinistra è Giuseppe e sullo sfondo la greppia con le teste del bue e dell’asino; in alto la stella cometa. La legenda: HODIE SALVS FACTA EST MVNDO (oggi si è compiuta la salvezza per il mondo); all’esergo: CLEMENS VII ANNO IVBILAEI. Al rovescio: il papa mentre apre la Porta Santa, accompagnato dai fedeli, genuflessi; in alto a sinistra, la figura di san Pietro che apre la porta del Paradiso. La legenda: ET PORTAE CAELI APERT SVNT (le porte del cielo si sono aperte). Una delle più belle monete prodotte durante un Giubileo è sicuramente quella emessa dalla zecca di Roma sotto il papato di Clemente VII nel 1525, in occasione del nono Anno Santo; il papa fece coniare una moneta da cinque ducati papali in oro, rarissima, scoperta per la prima volta da Vittorio Emanuele III che la pubblicò nel Corpus Nummorum Italicorum, dedicato alla zecca di Roma. Con gli stessi conii il papa fece emettere monete in argento come quelle esposte. Testone in argento della zecca di Roma sotto il pontificato di Gregorio XIII (1572-1585) inv. nn. 58375, 58374, 67437. Al dritto: stemma ovale di Gregorio XIII in cornice tra putti; chiavi con impugnatura a intagli, cordoni e fiocchi. Variante al dritto: stemma ovale di Gregorio XIII in cornice a volute, chiavi con impugnatura ovale fogliata, con doppi cordoni. Al rovescio: Maria e Giuseppe, entrambi nimbati e genuflessi in atto di preghiera verso il Bambino adagiato a terra; sullo sfondo, entro una capanna, il bue e l’asino. In alto, un gruppo di tre angeli e una stella a sei raggi. La legenda LETAMINI GENTES (rallegratevi, o nazioni), (Rm 15, 10; cita DT 32, 43); in esergo l’indicazione della zecca di emissione: ROMA. A distanza di oltre cinquant’anni l’iconografia del presepe ricompare sulla monetazione papale; esistono tre varianti tipologiche sui testoni in argento emessi dalla zecca di Roma durante il pontificato di Gregorio XIII, il bolognese Ugo Boncompagni, salito al soglio nel 1572. Il medagliere bolognese conserva esemplari delle due varianti con lo stemma, mentre manca il tipo con il ritratto del Pontefice al dritto. Dopo questa emissione bisognerà attendere oltre quattro secoli per ritrovare l’iconografia del presepe nella monetazione papale, presente su una emissione commemorativa delle 10.000 lire in argento emesse a nome di Giovanni Paolo II nel 1995. Medaglia | Medaglia fusa in bronzo attribuita a Girolamo Santacroce (1502-1537) per Iacopo Sannazzaro o Sannazaro (1456-1530) inv. n. 9736. Al rovescio: all’ingresso della grotta, il Bambino è adagiato a terra; a sinistra Maria genuflessa e adorante, a destra Giuseppe. Dietro, le teste del bue e dell’asino e sopra quattro angeli. Il tipo del rovescio allude all’opera di Iacopo Sannazzaro “De partu Virginis” in esametri, edito nel 1526 dopo un ventennio di elaborazione, che contempla liricamente il mistero della nascita divina. Al dritto di questa medaglia compare il ritratto del poeta Iacopo Sannazzaro con la legenda ACTIVS SYNCERVS, lo psudonimo che assunse all’interno dell’Accademia Pontiana.

Adorazione dei pastori«C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.» (Lc 2, 8-20) Medaglie | Medaglia religiosa fusa in bronzo dorato, realizzata da Giovanni Bernardi di Castelbolognese (1496-1553) dopo il 1547 inv. n. 5008. Al rovescio: la legenda GLORIA IN EXCELSIS DEO ET IN TERRA PAX HOMINIBVS BONAE VOL (Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama) (Lc 2, 14) accompagna la scena della natività, con i pastori che recano doni al Bambino. Al dritto di questa medaglia compare il busto nimbato della Madonna a destra con la legenda: FECIT MIHI MAGNA QUI POTEST EST (grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente) (Lc 1, 49). Medaglia in argento, realizzata da Giovanni Antonio De Rossi per papa Pio IV nel 1560 inv. n. 5769. Al rovescio: il Bambino adagiato a terra, Maria e Giuseppe, due pastori e gli angeli; sullo sfondo, il bue e l’asino. La legenda: .HODIE.IN TERRA CANVNT ANGELI (oggi sulla terra cantano gli angeli) (antifona al Magnificat del Vespro di Natale) La scena della natività venne scelta per questa medaglia in ricordo del giorno (proprio il 25 dicembre) in cui fu eletto Pio IV, il cui ritratto compare al dritto dell’esemplare. Medaglia religiosa tedesca in argento, realizzata dal Johann Buchheim (1624-1683) inv. n. 8042. Al dritto: la legenda NASCITUR IMMANUEL MUNDO PROMISSUS AB AEVO (nasce l’Emmanuele promesso al mondo dall’eternità) accompagna una splendida scena della natività, con il Bambino adagiato nella mangiatoia, Maria e Giuseppe adoranti e i pastori che recano doni. In alto, la cometa e angeli tra le nubi. Al rovescio compare la scena della circoncisione di Gesù accompagnata dalla legenda NOS PENITUS CIRCUMCIDAMUS PECTORE TOTO (circoncidiamoci profondamente con tutta l’anima). 

Adorazione dei Magi | «Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.» (Mt 2, 1-12) «Un angelo del Signore si affrettò di andare al paese dei persiani per prevenire i re magi ed ordinare loro di andare ad adorare il bambino appena nato. Costoro, dopo aver camminato per nove mesi avendo per guida la stella, giunsero alla meta proprio nel momento in cui Maria era appena diventata madre. E’ da sapere che in quel momento il regno persiano dominava sopra tutti i re dell’Oriente per il suo potere e le sue vittorie. I re magi erano tre fratelli: Melchiorre, che regnava sui persiani, poi Baldassare che regnava sugli indiani, ed il terzo Gaspare che dominava sul paese degli arabi.» (Vangelo Armeno dell’Infanzia, V, 10) D’origine orientale, la solennità dell’Epifania (in greco manifestazione/rivelazione), celebrata il 6 Gennaio, faceva inizialmente memoria anche della Nascita del Signore. Quando viene accolta anche in Occidente, si focalizza sul tema della manifestazione-rivelazione di Cristo al mondo presentata in diversi episodi evangelici: l’adorazione dei magi, prima rivelazione ai pagani, ma anche il battesimo e il primo miracolo a Cana. Attualmente la festa dell’Epifania è centrata essenzialmente sull’episodio dei Magi, mentre la memoria del Battesimo si celebra la domenica dopo l’Epifania. Moneta | Grossetto o da 8 quattrini in argento della zecca di Ferrara inv. 18768. Al dritto: i re Magi, uno genuflesso e due stanti, porgono doni al Bambino seduto sulle ginocchia di Maria; nel campo a sinistra la stella di Betlemme. La moneta, molto consunta e forata, fu emessa dalla zecca di Ferrara durante la signoria di Ercole I d’Este (1471-1505) o quella di Alfonso I (1505-1534). Si tratta di una emissione piuttosto rara caratterizzata dall’unione di due tipologie assai diverse: al dritto la scena mistica del Presepe, al rovescio il caotico e furioso attorcigliarsi della spaventosa idra, impresa estense tra le più note. Certamente da verificare, ma quantomeno curiosa, l’ipotesi che questa moneta con la scena del Presepe sia stata emessa da Ercole I per ricordare il passaggio della stella cometa, così come riferisce la cronaca dell’Equicola del 4 marzo 1501: «Parve che cadesse una cometta dove fu poi fondata la Chiesa nova delli Angeli, essendosi all’hora presente il sig.r duca Hercole, et la corte, et molte persone, per lo che S. Eccza deliberò farsi una chiesa.» (...). La cometa di Halley passò in realtà nel 1531. Medaglie | Medaglia religiosa tedesca fusa in bronzo, realizzata da Hans Reihart (1510-1581) nel 1538 inv. 8037. Al dritto: Maria entro la capanna, assisa, mostra il Bambino ai re Magi; dietro di lei Giuseppe e alle sue spalle il bue e l’asino. Sullo sfondo alcuni edifici. In esergo: INVENERVNT PVERVM CVM MARIA ADORAVERVNT ET OBTVLERVNT MVNERA AVRVM THVS ET MIRRA (trovarono il bambino con Maria sua madre, lo adorarono e gli offrirono oro, incenso e mirra) (Mt 2, 11) e la data: MDXXXVIII. Al rovescio compare l’episodio di Mosé e del roveto ardente. Medaglia in bronzo di Giovanni Antonio de Rossi per Pio V, 1571 inv. nn. 3107. Al rovescio: Maria assisa su un cippo su cui compare la legenda AN.VI. presenta il Bambino ai re Magi, due genuflessi e uno stante; Giuseppe è al fianco della Vergine, davanti alla stalla con il bue e l’asino. A destra, un palafreniere e un angelo. In alto, nel cielo, una stella. La legenda ILLVMINARE HIERVSALEM (rivestìti di luce Gerusalemme) (Is, 60, 1). Al dritto compare il busto di Gesù con legenda EGO SVM LVX MVNDI (Io sono la luce del mondo) (Gv, 8, 12). La critica numismatica osserva che il primo dei Re Magi ha il volto di papa Pio V il cui nome è riportato all’esergo (PIVS.V.P.M); inoltre sul seggio della Madonna compare l’indicazione dell’anno, il sesto, di pontificato. Con questo rovescio il De Rossi intendeva celebrare la battaglia di Lepanto e la dedicazione della vittoria a Gesù Cristo, al quale il papa raccomandò la flotta cristiana prima della partenza e alla Madonna che Pio V ritenne autrice della vittoria. La legenda ILLVMINARE HIERVSALEM ribadisce il trionfo della Chiesa di Roma. Medaglia in bronzo di Gianfederico Bonzagni e Giovanni Antonio de Rossi per Pio V inv. n. 3106. Questa medaglia è un riconio ottocentesco di Francesco Mazio ottenuto utilizzando per il dritto un conio originariamente eseguito da Gianfederico Bonzagni, con il ritratto di Pio V, e per il rovescio quello di Giovanni Antonio de Rossi della precedente medaglia, con la scena dell’adorazione dei magi. Medaglia religiosa veneziana della Scuola della Passione, 1582 inv. n. 5077. Al dritto: la raffigurazione dell’adorazione dei Magi. In alto è ben visibile, nonostante il cattivo stato di conservazione dell’esemplare, la stella. Al rovescio è presente l’immagine di Cristo circondato dai simboli della sua passione e dagli strumenti della sua morte. Medaglia in bronzo e bronzo dorato per Alessandro VIII (1689-1691) inv. 6528-6529. Al dritto: il busto di Alessandro VIII a destra con tiara e piviale. Al rovescio: la scena dell’adorazione dei Magi, visibili a sinistra, mentre a destra è il gruppo di Giuseppe e Maria con il Bambino in braccio; a terra una corona e un alto la stella cometa. La legenda: AMORE ET CORDE. Medaglia religiosa lauretana in argento, XIX sec. inv. 8014. Al rovescio: il gruppo dei re Magi, a sinistra, e a destra Maria con il Bambino in braccio e Giuseppe alle spalle; sullo sfondo, una colonna. La medaglia presenta al dritto l’immagine della Madonna di Loreto con il Bambino in braccio. Osella in argento della zecca di Venezia per il doge Francesco Loredan (1752-1762), 1755 inv. 17688. Al dritto: un colonnato ad arco, aperto sul davanti, mostra il quadro con la nascita di Cristo. In primo piano, San Marco di fronte al doge, entrambi inginocchiati e con le mani in preghiera. Tra loro: il leone e il corno ducale. La legenda: (fiore) S.M. - VENET (fiore) FRANC - LAVRED.; all’esergo: (stella) A (fiore) D (stella) (Ant. Diedo) (massaro della zecca). Al rovescio vi è un angelo volante che tiene il ramo d’ulivo e il corno ducale e la legenda: FRANCIS / LAVREDANI / PRINCIPIS / MVNVS / AN:IV MDCCLV.

Presentazione di Gesù al Tempio | «Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.» (Lc 2, 22-32). La festa della Presentazione del Signore al Tempio, il 2 febbraio – il primogenito, considerato proprietà di Dio, veniva presentato al sacerdote 40 giorni dopo la nascita per il suo riscatto, mentre la madre compiva l’offerta per la sua definitiva purificazione - concludeva in Oriente il ciclo delle festività collegate alla Natività. Roma adottò la festività verso la metà del VII secolo. Il rito della benedizione delle candele, di cui si ha testimonianza già nel X secolo, si ispira alle parole di Simeone e da esso è derivato il nome popolare di festa della “candelora”. Monete | Scudo o piastra in argento della zecca di Roma sotto il pontificato di Clemente XI inv. n. 15874. Al rovescio: Simeone tiene il Bambino in braccio ricevuto dalle mani di Maria, inginocchiata e in atto di adorazione e, al suo fianco, Giuseppe in atto riverente; dietro Simeone una figura stante circondata da angeli genuflessi. La legenda; VIDERVNT. OCVLI. MEI. SALVTAREM. TVVM. (i miei occhi hanno visto la tua salvezza) (Lc, 2, 30). In basso la data: .1704. Al dritto: stemma ovale in cornice di papa Clemente XI; chiavi con impugnatura a due lobi, cordoni e fiocchi e la legenda: CLEMENS.XI. .PONT.M.AN.IV. Questa moneta votiva fu battuta per ringraziare Maria per aver risparmiato la città di Roma dal grande terremoto del 2 febbraio 1703. Scudo romano della zecca di Bologna sotto il pontificato di Gregorio XVI (1831-1846), 1831 inv. nn. 70950, 58077. Al dritto è rappresentato il busto di papa Gregorio XVI a destra con la leggenda GREGORIVS XVI PONT MAX AN.I; sotto il busto: NIC. CERBARA. Al rovescio: da destra, Giuseppe che tiene in mano un cestino con due colombe, affiancato da Maria che porge il Bambino a Simeone che lo accoglie tra le braccia e vicino al quale sta Sant’ Anna con le mani giunte. La leggenda: LVMEN AD REVELATIONEM GENTIVM (luce per illuminare le genti) (Lc, 2, 32). La lettera B, in esergo, indica che la moneta fu emessa dalla zecca di Bologna. Si tratta sicuramente di una delle più belle monete tra quelle emesse nelle zecche di Roma e di Bologna durante il pontificato di Gregorio XVI (1831-1846); l’autore del conio è il romano Nicola Cerbara (1796-1869) che lavorò per la zecca della capitale e fu presto conosciuto per le sue qualità di incisore sia di sigilli che di monete e medaglie, ma fu anche raffinato intagliatore di pietre dure e di cammei.