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Grizzana Morandi, (BO)

1943 | 1945

Insediamento

Schede

Dopo l'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca e la ricostituzione delle organizzazioni fasciste (RSI), vecchi e giovani antifascisti grizzanesi passarono alla formazione di gruppi per condurre un'azione armata contro i nazifascisti.
I primi gruppi partigiani di Grizzana si aggregarono al distaccamento "Stella Rossa" costituitosi in Monzuno (v.) e comandato da Mario Musolesi "Lupo". Dopo avere raggruppato oltre un centinaio di patrioti, l'11 aprile 1944, lasciato Monte Venere (in Monzuno), il grosso della formazione si attestò sull'altopiano ai piedi di Monte Sole, nei borghi e nelle case dei dintorni e quindi sull'intero acrocoro e in tutto il territorio, fra il Setta ed il Reno, dei comuni di Grizzana, di Marzabotto (v.) e di Monzuno (v.). Aumentata ancora nel numero degli aderenti, la formazione divenne Brigata (che d'ora in poi chiameremo B.S.R. come fu in uso in quel tempo).
L'attività della B.S.R. fu complessivamente unica, nel territorio suo proprio e anche nei territori che occupò saltuariamente, quando a seguito di rastrellamenti tedeschi e fascisti - come è necessario fare nella guerra di guerriglia - dovette spostarsi alla sinistra del fiume Reno verso il modenese o alla destra del torrente Setta, nella zona attorno a Pietramala (Firenzuola). L'attività fu unitaria anche nei momenti segnati dalle puntate e dai colpi di mano che senza soluzione di continuità operarono gruppi più o meno numerosi di partigiani per attaccare sedi, mezzi ed uomini avversari o per conquistare armi, munizioni, vestiario e generi alimentari.
Le azioni partigiane nel grizzanese furono numerose, multiformi e di intensità diversa nel corso dei mesi. Qui di seguito, attenendoci alla scelta di trattare delle vicende relative ai singoli comuni, evidenziamo solamente quelle emergenti compiute nell'ambito del territorio comunale.
Il 23 dicembre 1943 furono incendiati sei carri cisterna di benzina e quattro vagoni carichi di automezzi nella stazione locale della "Direttissima".
Dal 27 giugno 1944 la Brigata, che, dopo la battaglia sostenuta attorno a Monte Sole (v. Marzabotto) il 28 maggio, si era portata nel modenese, rientrò sull'altopiano e si attestò su Monte Salvaro. Qui sostò alcuni giorni, ricostruendo gli "organici" delle compagnie e delle squadre - scompostisi a seguito del distacco dalla brigata di novantacinque partigiani al comando di "Sugano" (Sugano Melchiorri), passati nella "zona libera di Montefiorino" - ed eleggendo gli ufficiali ed i capi squadra.
L'11 luglio, alcuni partigiani sabotarono due treni, in sosta tra Pioppe di Salvaro e Vergato, composti da vagoni carichi di carburanti, carri armati ed altro materiale bellico. L'incendio, che durò diversi giorni, distrusse tutto.
Il 16 luglio fu disarmato un posto di avvistamento aereo della Flak su Monte Salvaro, recuperando un fucile mitragliatore e 10 fucili con le relative munizioni. Nel pomeriggio del 17, la 1a e la 2a compagnia, distaccate a Monte Acuto Ragazza, respinsero un attacco di sorpresa da parte di truppe tedesche e di militi della GNR giunti sul posto con autocarri dotati di mitragliatrici e di un mortaio da 81 m/m, infliggendo loro la perdita di molti uomini. Il 22 luglio all'alba le SS iniziarono un rastrellamento attorno a Monte Salvaro. I partigiani reagirono e si sviluppò una sparatoria che si prolungò fino al tramonto: un capitano ed un maresciallo tedesco furono uccisi e un automezzo fu distrutto.
I tedeschi reagirono agli attacchi partigiani compiendo due massacri nella giornata del 22 luglio: fucilarono 11 persone in località Bolzo, presso il capoluogo, e altre 15 in località Pian di Setta.
Il 29 luglio a Grizzana una pattuglia partigiana catturò il Commissario prefettizio e lo passò per le armi.
Dal 29 agosto al 3 settembre la B.S.R., compreso il comando ed eccetto solo alcuni distaccamenti, si attestò nella frazione Veggio e procedette ad un riassetto dell'organizzazione in quattro battaglioni di tutti i partigiani dislocati sull'altopiano fra il Reno e il Setta. A Vizzano di Sasso Marconi (v.), I'8 settembre vennero fucilati per rappresaglia dai tedeschi due grizzanesi (Lodovico Tovoli e Gualtiero Valdiserra), insieme ad altre 13 persone, fra le quali 7 di Rioveggio di Monzuno (v.). A Veggio, il 18 successivo, un reparto di 140 tedeschi ciclomontati, diretti al Passo della Futa, sostarono a circa 300 metri dalla punta di sicurezza del territorio dove era insediato il 2° Battaglione. Sul fare della sera, i tedeschi accortisi della presenza dei partigiani, aprirono il fuoco. Contrattaccati, furono costretti a sgomberare lo spazio occupato e, nel corso della notte, abbandonarono definitivamente la zona.
All'alba del 29 settembre i tedeschi, guidati da gerarchi e militi fascisti, diedero inizio al rastrellamento predisposto per annientare la B.S.R. e distruggere tutto sull'intero altopiano e nei dintorni. L'operazione si protrasse per sette giorni e va sotto il nome di "strage di Marzabotto" (v.).
I partigiani si opposero all'avanzata dei tedeschi: oltre al lungo combattimento a Cadotto, nel corso della giornata sostennero brevi scontri su Monte Salvaro, a S. Martino e specialmente al centro dell'altopiano in territorio di Marzabotto (v.), ed in altre località (in un rapporto militare tedesco del 1° ottobre si afferma che nei giorni 29 e 30 settembre in 21 luoghi avvennero combattimenti e scaramucce, che provocarono loro perdite, la cui entità complessiva non è mai stata dichiarata interamente).
Nel territorio compreso fra il Setta e il Reno, nei giorni fra il 29 settembre e il 5 ottobre, i tedeschi compirono decine e decine di eccidi di anziani, uomini, donne e bambini, in chiese, locali pubblici, in singoli casolari e lungo strade, mulattiere, ecc. In territorio di Grizzana i maggiori furono quelli compiuti in un fienile alla Creda e nella botte della Canapiera di Pioppe di Salvaro.
Alla Creda 70 persone furono ammassate nella stalla del rustico e altre 17 nell'aia antistante. Poi, i tedeschi, piazzarono una mitraglia e spararono su tutti. Alcuni riuscirono a fuggire, 69 furono le vittime Un reparto di SS, nelle case ai lati della "Porrettana", nel tratto fra Calvenzano (Vergato) e Sibano (Marzabotto) rastrellò decine e decine di persone le quali furono raccolte nella chiesa di Pioppe, nel cortile annesso e nella casa di fronte. Il 1° ottobre, radunati tutti i rastrellati, separarono i giovani dai più anziani. I primi furono destinati ad essere deportati in Germania in campi di lavoro, gli altri ad essere annientati. Sul fare della sera, i destinati alla morte furono accompagnati oltre la "Porrettana", oltre la ferrovia, oltre il Reno alla canapiera che è sita in territorio grizzanese e a gruppi, schierati ai bordi della botte per la macerazione della canapa, uccisi a raffiche. Dentro la grande vasca, contenente un'acqua melmosa, caddero le persone fulminate ed affogarono quelle solamente ferite, almeno 45. Nell'ottobre, la parte più a sud del territorio grizzanese fu liberata da parte degli Alleati. Nella parte del territorio che rimase ancora occupata dai tedeschi continuarono le sofferenze, le prepotenze e le rappresaglie dei mesi precedenti. Fra queste ha rilievo quella di Carviano (Rabatta), località a settentrione del capoluogo, dove il 6 novembre 1944, venne compiuto un eccidio, quattro persone furono sicuramente fucilate, mentre altre quattro furono ritrovate nello stesso luogo, bruciate in un rogo, che non si appurò mai se fosse stato provocato da soldati tedeschi o da una cannonata.
A seguito di meticolose ricerche compiute dal Comitato Regionale per le onoranze ai caduti di Marzabotto, nel 1994-95, circa il numero delle vittime provocate dai nazifascisti, sono stati conseguiti i risultati non ancora definitivi, ma fondati su basi certe di carattere anagrafico e documentario che qui registriamo. Nella lotta partigiana e nella immane tragedia delle rappresaglie e degli eccidi compiuti attorno a Monte Sole sull'acrocoro e nei centri abitati, in territorio di Grizzana e in altri luoghi dove operarono i partigiani della B.S.R., grizzanesi in combattimento o colpiti per cause varie di guerra, risultarono complessivamente: 371 morti, 191 dei quali uccisi dai nazifascisti e 180 deceduti per cause varie di guerra. Fra le vittime furono 25 bambini fino a 12 anni, 33 anziani ultrasessantenni, 40 donne (escluse le minori di 12 anni e comprese le ultrasessantenni). Fra queste vittime sono i due sacerdoti: padre Martino Capelli, nato a Nembro (Bergamo) nel 1912 e don Elia Contini, nato a Calvenzano (Vergato) nel 1910, entrambi uccisi nella botte della Canapiera di Pioppe di Salvaro. Nel territorio liberato, gruppi di partigiani operarono in collaborazione con gli Alleati. Il 9 novembre 1944, proveniente da Castel di Casio (v.), ad Oreglia, sotto Montovolo, si stabilì il comando dei partigiani della formazione di "John", aggregata alla divisione "Buffalo" della 5a Armata americana, i cui volontari rimasero in linea fino al 18 aprile 1945. Svolsero principalmente funzioni di guida delle pattuglie americane che si infiltravano oltre il Reno e tennero la zona di Vergato libera dalle incursioni tedesche (una notte attaccarono un bunker tedesco dietro l'edificio dell'ospedale abbandonato; altre volte parteciparono a scontri contro pattuglie della Wehrmacht nei pressi di Castelnuovo). Ebbero inoltre compiti di controllo della zona e quando i tedeschi tentarono di riconquistare Oreglia di Sotto e località dei dintorni, i partigiani li respinsero. Nel marzo 1945 i partigiani toscani della formazione "G. Bozzi" in collegamento con la Brigata "GL", svolsero attività di pattuglia prevalentemente verso la zona Vergato-Salvaro-Pioppe di Salvaro e, nei giorni 15 e 16, effettuarono azioni di copertura alle forze americane che occuparono la frazione di Salvaro. In territorio liberato cominciarono anche a risorgere la vita e le istituzioni. Il 1° dicembre 1944, su designazione del CLN e con l'approvazione dell'AMG, furono nominati una Giunta comunale per Grizzana ed il suo sindaco, Pietro Palmieri. I loro uffici ed il personale addetto ebbero sede provvisoria al Ponte di Riola (sulla sponda destra del Reno, in territorio grizzanese, in frazione di Savignano, ma praticamente ubicato, secondo le carte dell'AMG e coeve, a Riola di Vergato), poiché di Grizzana era già libero il territorio di alcune frazioni (Savignano, Vimignano, ecc.) mentre il capoluogo era ancora in mano dei tedeschi. Da qui, servendosi di due magazzini-deposito, uno a Ponte di Riola e un altro a Monte Acuto Ragazza, sindaco e Giunta provvidero a distribuire alla popolazione viveri forniti dagli americani. L'11 gennaio 1945, un proiettile di cannone sparato dai tedeschi colpì gli uffici siti al Ponte di Riola, uccidendo il segretario comunale e ferendo gravemente il sindaco. Palmieri, costretto al ricovero in un ospedale allestito dagli Alleati sino al 20 maggio 1945, venne sostituito nella carica di sindaco, interinalmente, da Natos Bernardi.
Per sottrarla al pericolo di bombardamenti dell'artiglieria tedesca, la sede comunale provvisoria grizzanese fu successivamente portata prima a Verzuno e poi a Carpineta di Camugnano. La Giunta comunale tornò nella sua sede naturale, a Grizzana, dopo la cacciata dei tedeschi e l'arrivo degli Alleati avvenuto il 16 aprile 1945.

Fonte: L. Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998