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Gesù guarisce gli infermi

1858

Schede

Il rilevo in terracotta conservato in una saletta del Collegio Venturoli era giunto fino a pochi anni fa con il titolo di Scena biblica e con l’attribuzione all’allievo del collegio Enea Monti. Una prima lettura di documenti d’archivio e un’attenta osservazione della composizione plastica hanno portato a escludere l’attribuzione a Enea Monti, alunno questi del collegio dal 1867 al 1876 e indirizzato alla pittura con esiti modesti, e perciò assegnarla più attendibilmente a Federico Monti: una svista, tale precedente attribuzione, probabilmente dovuta a causa dell’omonimia del cognome di Enea e di Federico. Quest’ultimo, infatti, seguendo le proprie attitudini fu allievo di scultura nell’alunnato 1849 -1856, seguito dall’autorevole scultore accademico Massimiliano Putti; successivamente conseguì, per concorso, il “Pensionato Angiolini” a Roma nei primi due anni e nei due seguenti a Firenze e, forse, a Torino presso le rispettive Accademie di Belle Arti alla scuola dei celebrati scultori Pietro Tenerani, Giovanni Duprè e Vincenzo Vela.

Durante il corso della formazione in collegio Federico Monti ottiene diversi premi accademici e si distingue precocemente come artista dotato per la ≪franca esecuzione ≫ delle opere, ≪per la pastosità e morbidezza delle carni≫, soprattutto nei ritratti, per cui il giudizio sintetico finale dei saggi eseguiti è esplicito: i suoi lavori sono valutati ≪piu che di studente≫. Inoltre è segnalato, fino dal 1851, che l’allievo Monti ha eseguito ≪moltissimi bozzetti d’invenzione≫ e, intorno al 1858 nel corso del pensionato Angiolini, gli sono riconosciuti ≪bassorilievi in terracotta. Presso il Collegio Venturoli sono esposti due di tali bassorilievi: uno spezzato in due parti, genericamente citato come “soggetto biblico” ma rappresentante più precisamente, come attesta un appunto recentemente rinvenuto, Giacobbe presso a morire benedice i suoi figli. Anche l’altro, che ora viene presentato in mostra, reca ancora il generico titolo “soggetto biblico”, ma a ben vedere si tratta di una parafrasi figurativa della risposta che Gesù dà ai discepoli di Giovanni il Battista che gli avevano posto la domanda: ≪Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro≫. Questo secondo bassorilievo traduce efficacemente in un’immagine la risposta di Gesù, a chi gli chiedeva se fosse veramente lui il Messia atteso, e riportata dall’evangelista: ≪Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia≫. Si tratta, dunque, di un brano preso dal vangelo di Luca (capitolo7), sicuramente assegnato all’abile allievo dai suoi docenti come da prassi consolidata in ambito scolastico ed accademico: soggetto denso e impegnativo che il giovane scultore elabora senza incertezze compositive e formali.

Nella zona centrale campeggia la statuaria figura di Cristo, punto focale di tutti gli sguardi, che guarisce un ragazzo di una madre inginocchiata e supplicante, seguita da figure di anziani storpi che invocano la guarigione; alle loro spalle sta l’attento gruppo dei discepoli del Battista, mentre al lato opposto figurano alcuni discepoli di Gesù in diversi atteggiamenti, che esprimono il loro stupore per ciò che vedono compiere dal Maestro. L’esordiente scultore mostra di sapere rendere con matura abilità la profondità della scena mediante i degradanti rilievi delle figure verso lo sfondo.

I singoli personaggi - Gesù, i due nuclei di discepoli, la madre con il figlio, e gli stessi infermi anziani - sono rappresentati in diverse positure di composta dignità e di classico richiamo, sottolineate dall’eloquente panneggio. Si avverte comunque, in questo rilievo, un sensibile superamento degli stilemi più propriamente neoclassici per accogliere modi di un ben controllato realismo. Ciò che infine attrae nella composizione è la freschezza espressiva del modellato sciolto e franco proprio della tecnica del bozzetto, condotto sulla creta con sapienti tocchi sommari di polpastrello e di stecca già magistrali.

Luigi Samoggia

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina 19 aprile - 14 giugno 2015.