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Funerali del re Umberto I°

19 agosto 1900

Schede

Episodio drammatico di inizio secolo, che la classe dirigente liberale tentò nuovamente di trasformare in “liturgia” nazionale. A Monza, il 29 luglio 1900, il re Umberto I aveva appena terminato le premiazioni di un concorso ginnico, quando venne raggiunto da tre colpi di rivoltella. Il giovane che sparò, Gaetano Bresci, - raccontano le cronache- dopo il delitto rimase freddo e compostissimo, nonostante il tentativo di linciaggio subito. Sembra che alla caserma dei carabinieri di Monza, in attesa di deporre, abbia chiesto ed ottenuto di poter dormire. L’ondata di indignazione della gente che assistette all’attentato trovava evidenti segni sul volto del regicida. Considerato dall’opinione pubblica liberale un volgare assassino, Bresci divenne un simbolo per la sparuta minoranza anarchica italiana.

«Non ammazzai Umberto; ammazzai il Re, ammazzai un principio! E non dite delitto, ma fatto!», rispose agli inquirenti che lo interrogarono. Il 22 maggio 1901, Gaetano Bresci fu trovato impiccato nella sua cella, al penitenziario dell’isolotto di Santo Stefano, dove era stato rinchiuso dopo la condanna all’ergastolo.

Le manifestazioni in suffragio di re Umberto a Bologna si svolsero il 19 agosto, in una piazza Maggiore gremita. Il clero fu al centro di una vivace polemica. Il cardinale arcivescovo Domenico Svampa, invitato a presiedere le esequie, rifiutò adducendo impegni pastorali, ma gli ambienti liberali lo presero come un pretesto e lo contestarono apertamente. La messa funebre venne celebrata dal vicario generale mons. Zaccoli. In realtà l’idea del comitato organizzatore del suffragio al Re era di fare celebrare la messa sulla pubblica piazza, riprendendo un’antica tradizione «e ciò per far sì che popolo e truppe a piedi e a cavallo insieme potessero presenziare la patriottica e religiosa funzione» (“Gazzetta dell’Emilia”, 18 agosto 1900).

Nei primi anni del Regno infatti si era soliti festeggiare il giorno dello Statuto con la celebrazione di una messa sulla gradinata di S. Petronio, prima della rivista delle truppe del presidio. Il cardinale, che pure aveva accettato di presenziare e celebrare il rito in onore di re Umberto, avvisò anticipatamente i membri del comitato che tutte le domeniche di agosto erano occupate da impegni pastorali, chiedendo un rinvio alla prima domenica di settembre. Ma essendo in quella data le truppe impegnate nelle manovre di campagna, si decise per la domenica 19 agosto, ed il cardinale inviò il vescovo ausiliare. Sulla gradinata di S. Petronio vennero erette due ampie tribune, mentre davanti all’ingresso principale della basilica fu trasportata la grande croce quattrocentesca della fabbriceria di S. Petronio. L’epigrafe posta sulla facciata fu dettata da Enrico Panzacchi: «All’anima di Umberto I – Re d’Italia – salgano a Dio – le preci e il compianto – del popolo bolognese» ( “Gazzetta dell’Emilia”, 18 agosto 1900).

Un grande telone ricopriva le tribune, sorretto da pali ornati di edera, recanti stendardi neri con al centro l’iniziale del nome del sovrano. Le decorazioni vennero realizzate da Raffaele Faccioli e Achille Casanova.

Giovanni Guidi

Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.