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Fanteria - 215° e 216° reggimento, brigata Tevere

Schede

Costituita nell'aprile 1916 con elementi del 51° e 81° RF.

Anno 1916

Alla metà di aprile i reggimenti partono dalle rispettive sedi di Tivoli (Roma) e Perugia per raggiungere la zona compresa fra Valdobbiadene e Pederobba (Treviso), a cavallo del fiume Piave. Dopo aver trascorso due settimane in cui i soldati svolgono un intenso periodo fatto di formazione ed esercitazioni, il 1° maggio la “Tevere” viene destinata alla Val Cordevole, nel bellunese. Il giorno 5 la truppa del 215° assume la difesa della Valle del Biòis, mentre il 216° RF rimane ad Agordo (Belluno) a disposizione del corpo d'armata.

Il giorno 24, per l'insistente pressione esercitata dal nemico nel settore presidiato dalla “Tevere”, questo viene diviso in due sottosettori: quello Nord (comprendente il Monte San Pellegrino e la Cima Costabella) è affidato al 215°, mentre quello Sud (al cui centro vi è la Forcella del Mièl) al 216°. Il 22 giugno la Brigata cede il controllo di quest'area alla 17a divisione, assumendo nel luglio la difesa di una piccola porzione della Valle del Biòis, in particolare la Valle del San Pellegrino. In questo periodo – per la prima volta – i fanti della “Tevere” entrano in contatto col nemico: ai due reggimenti è affidata infatti la conquista di Cima Bocche. Scarso è l'avanzamento che si registra nei quattro giorni di accanito combattimento, mentre gravi si rivelano le perdite, che ammontano a 493 soldati e 21 ufficiali. L'attacco a Cima Bocche viene replicato – ancora vanamente – all'inizio di agosto. Fino alla metà di ottobre la Brigata alterna i suoi reggimenti tra il costone di Cima Bocche, la Val Minèra e lo Juribrutto: l'attività di pattugliamento viene scandita di quando in quando da schermaglie con le avanguardie nemiche, che tentano di contrastare le solide posizioni italiane, ma senza successo. Il giorno 17 la “Tevere” riceve l'ordine di conquistare l'osservatorio di Cima Bocche ed il cosiddetto “Montucolo Nero”, considerati entrambi «caposaldi [sic] importantissimi»: le avverse condizioni climatiche però impongono di posticipare l'attacco al 3 novembre. Gli arditi reggimentali del 215° ed una compagnia del 216° riescono a conquistare l'osservatorio austriaco, e neanche il pesante fuoco di artiglieria avversario riesce a scalzare i fanti della “Tevere” da quella posizione. Solo il 7 novembre, a costo di fortissime perdite, il nemico riconquista l'avamposto di Cima Bocche. La sopraggiunta neve e le aspre condizioni del terreno non consentono alla Brigata di controreplicare, quindi fino alla fine dell'anno i fanti permangono nelle loro posizioni, alternando i reparti in turni di prima e seconda linea.

Anno 1917

Nel febbraio la “Tevere” viene schierata nel consueto settore compreso tra lo Juribrutto e Panevaggio (Trento). Sostituita nell'aprile dalla “Basilicata” (133°-134° RF), nel maggio la Brigata riceve l'ordine di trasferimento sul fronte isontino. Giunti nell'area compresa fra Porpetto e Gonars (Udine), qui i soldati vengono impegnati in un lungo periodo di esercitazioni ed istruzione in merito al nuovo tipo di terreno su cui andranno ad operare. La “Tevere” ha il suo battesimo del fuoco sul Carso nel pieno della Decima battaglia dell'Isonzo (12-28 maggio): il giorno 23 i fanti si schierano nel settore del Dosso Faiti (il Dosso dei Faggi, sl. Fajtji Hrb), sostituendo i loro parigrado della “Ferrara” (47°-48° RF) e della “Brescia” (19°-20° RF). Nonostante le gravi perdite patite in due soli giorni in prima linea (734 soldati e 13 ufficiali), il 25 maggio la “Tevere” estende il controllo anche sulle posizioni prima tenute dalla Brigata “Lecce” (265°-266° RF).

Tra la fine del maggio e l'inizio di giugno l'esercito austriaco comincia a fare oggetto di un violento tiro d'artiglieria le posizioni italiane – comprese quelle occupate dal 215° e dal 216° RF. La potenza di fuoco viene aumentata dal 3 giugno, specialmente nel settore del Dosso Faiti: esso cessa solo alla sera, quando gli austroungarici attaccano le trincee italiane, ormai distrutte dopo quattro giorni di intenso bombardamento. Nonostante ciò, i fanti della “Tevere” reggono l'urto e, dopo che il nemico si era asserragliato sulle posizioni del Dosso dei Faggi, lo scaccia riprendendo saldamente il controllo del settore. Incalzando il nemico i reggimenti riescono inoltre a fare 62 prigionieri, catturando anche molto materiale bellico. Sul terreno, però, sono rimasti 1'030 soldati e 31 ufficiali. L'8 giugno, sostituita finalmente dalla Brigata “Pallanza”, la “Tevere” arretra nella zona compresa fra Sdraussina e Romans d'Isonzo (Gorizia).

Nella seconda metà di luglio la Brigata passa alle dipendenze della 21a divisione.

Il mese di agosto vede nuovamente la “Tevere” protagonista: in vista dell'imminente offensiva (Undicesima battaglia dell'Isonzo, 17-31 agosto) i fanti fanno ritorno nel consueto settore del Faiti in sostituzione dei soldati della “Perugia” (129°-130° RF). Essi sono chiamati in azione tra il 19 ed il 20, poi dal 22 al 24. Complessivamente la “Tevere” perde in questo frangente 1'478 soldati e 42 ufficiali. Sostituita nuovamente dalla “Perugia”, la Brigata ripiega su Sdraussina per usufruire di un periodo di riposo. Nel settembre rientra in prima linea sempre nel consueto settore del Dosso Faiti, quindi dopo un ulteriore periodo di riposo dalla metà di ottobre il comando di Brigata manda alternativamente i reggimenti in prima linea. L'offensiva austro-tedesca del 24 ottobre coglie alcune compagnie del 215° e 216° presso la collina del Nad Logem, col resto del contingente alle dipendenze della Brigata “Ancona” (69°-70° RF) presso la seconda linea di resistenza del Dosso Faiti. Il giorno 27 la Brigata riceve l'ordine di ripiegare: il 28 tocca San Vito al Torre (Udine), il 29 Sant'Andrat: qui prende posizione sul Cormor a protezione del ripiegamento delle altre truppe dell'armata. Passata quindi alle dipendenze della 4a divisione, la Brigata oltrepassa il Tagliamento sul ponte di Madrisio (Udine). Il 2 novembre è a Pradipozzo (Venezia) e quindi a Taiedo (Pordenone), dove costituisce con altri reparti la riserva d'armata, con l'incarico di proteggere il ripiegamento fino al Piave: il tratto di fronte assegnato alla “Tevere” ha come perno San Vito al Tagliamento (Pordenone). Qui rimane impegnata fino al giorno 4, quindi l'indomani – quando l'intero 8° Corpo d'Armata ha ripiegato oltre il fiume – indietreggia anche lei. L'ordine è quello di recarsi ad Arcade (Treviso), per rafforzare i ponti della Priula (sul Piave, presso Susegana). In prima linea fino all'inizio di dicembre, la “Tevere” è sostituita dalla Brigata “Aquila” (269°-270° RF), arretrando fra Spresiano e Visnadello (Treviso).

Anno 1918

Per tutto gennaio la Brigata è sul fronte del Piave, fin quando non viene rilevata dalla 5a divisione britannica. Dopo un periodo di ulteriori esercitazioni, nella seconda metà di marzo i soldati sono richiamati in linea, assumendo nuovamente la difesa del fiume presso Arcade.

All'inizio di maggio la “Tevere” viene trasferita sul Montello, settore in cui rientra il 5 giugno, al termine di un breve periodo di riposo, in vista dell'ultima grande offensiva nemica. Fra il 15 ed il 20 giugno la Brigata – che regge l'urto austro-tedesco – perde oltre 2'100 uomini della truppa e 42 ufficiali. Nei mesi successivi la “Tevere” è destinata al pattugliamento del settore di Nervesa (oggi Nervesa della Battaglia, Treviso), che presidia fino all'ottobre.

In vista dell'offensiva di Vittorio Veneto, la “Tevere” fa nuovamente ritorno sul Montello: il giorno 28 passa il Piave presso Nervesa per fiaccare, in quel settore, la resistenza nemica. L'avanzata è rapida: il 30 gli uomini toccano San Pietro di Feletto, l'indomani Vittorio Veneto. Lo stesso 31 le truppe riprendono la marcia per Fadalto (Belluno), al fine di espugnare quest'abitato. Espugnato il caseggiato, il 2 novembre i soldati entrano a Ponte Nelle Alpi (Belluno), estendendo poi la loro presenza anche alla frazione di Pian di Vedoia. La firma dell'armistizio coglie la “Tevere” nella zona compresa fra Ponte Nelle Alpi e Polpet.

Andrea Spicciarelli

FONTE: Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918, Vol. VII, Roma, Libreria dello Stato 1929, pp. 69-95.