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Dolina del XV Bersaglieri sul Monte Sei Busi

Fronte militare

Schede

Ci sono luoghi in cui, nel corso della Grande Guerra, la presenza ed il sacrificio dei soldati bolognesi sono ben documentati. Uno di questi è la Dolina dei Bersaglieri al Monte Sei Busi. La lapide con il fregio del 15° reggimento Bersaglieri posta all'interno della Dolina, afferma la presenza di questo reggimento "bolognese" in quella zona. La Dolina ha preso il nome attuale più di venti anni orsono. Il nome, attribuitole da antichi ricercatori, deriva dal fatto che scendendo nel catino della dolina allora invasa da sterpi, alberi e sottobosco si arrivava direttamente davanti ad un muro sul quale era ed è visibile il fregio dei Bersaglieri realizzato in sabbia e cemento, completato da un cartiglio che indica gli zappatori del XV Reggimento Bersaglieri come realizzatori della struttura: il posto di primo soccorso. Il nome di guerra è però quello di Dolina dei 500, apposto anche sulle foto d’epoca, o anche di Dolina dei Morti, segnato su mappe militari d’epoca. Parte delle prime linee difensive austro ungariche fino al luglio del 1915, la dolina passò di mano rimanendo immediata retrovia del fronte, distante fino all’agosto del 1916 non più di 500 metri. Solo con la Sesta battaglia dell’Isonzo la guerra abbandonò questi luoghi e i combattimenti si spostarono dall’altopiano di Doberdò – Doberdob a quello di Comeno – Komen.

In questo periodo venne realizzata la struttura in cemento, i cui resti sono ben identificati come “Posto di primo soccorso della Linea di San Martino”, definizione ben leggibile accanto alla porta di destra della struttura nella foto d’epoca datata 1917. Interessante il fatto che anche una precedente immagine, datata 1916, ci mostra come sul pendio che dava le spalle al nemico già ci fosse una bassa baracca con la bandiera della croce rossa, evidente luogo di primo soccorso. Nella struttura in cemento oltre al su citato fregio dei Bersaglieri sono visibili anche i resti di una seconda epigrafe riportante i nomi di alcuni medici che qui operarono. A destra e a sinistra del posto di primo soccorso sono visibili i due ingressi di una caverna a ferro di cavallo, tipico ricovero di guerra; notevole sui gradini di sinistra la presenza del calco con il segno della chiodatura del tacco di una scarpa da fanteria italiana fatto nel cemento fresco ed i resti di una sorta di gioco di tria, sempre graffiato nella superficie del gradino. Facile immaginare gli infermieri qui seduti, in attesa dei feriti, mentre ingannano il tempo con questo gioco. Accanto al posto di soccorso ci sono i resti di una più piccola costruzione in pietra, la cui destinazione d’uso è incerta: lavanderia o abitazione del medico? Segue poi un terrapieno sul quale c’era una grande baracca in legno, della quale nulla più rimane. Al centro della dolina, là dove agli inizi del 1916 c’era un piccolo cimitero di guerra, venne costruito dopo la Sesta battaglia un tumulo in pietra soprastante la fossa comune che dette il nome al luogo “dei 500” appunto. La Croce costruita in pietra calcarea ricavata dallo scavo della caverna, aveva all’incrocio delle braccia un volto di Cristo fatto in cemento; ritrovato molti anni orsono, oggi è visibile nella cappella del Cimitero Militare, al centro del XXII gradone del Sacrario di Redipuglia.

Roberto Todero