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Deutsche Alpenkorps (sul fronte italiano)

Schede

Il Deutsche Alpenkorps germanico ( DAK ) operò sul fronte dolomitico da maggio ad ottobre 1915; ciò fu tra l'altro una anomalia diplomatica perché la guerra tra Germania ed Italia venne dichiarata solo nel 1916. Gli uomini del DAK si dimostrarono subito ottimi soldati idonei alla guerra alpina, supportati da una grande organizzazione logistica che fu interamente recepita dagli alleati austriaci, consentendo loro di resistere per ben 3 anni all'esercito italiano. Questo Corpo, costituito da una Divisione, venne inviato sul fronte italiano per concretizzare l'appoggio promesso da Guglielmo II all'alleato Francesco Giuseppe al momento della crisi serba. Il DAK era forte di 25 battaglioni, 8 squadroni, 28 batterie d'assedio, varie compagnie d'appoggio; i soldati erano principalmente Bavaresi (2 reggimenti) e Prussiani (1 reggimento), inoltre era stato formato un battaglione da montagna con uomini del Wurttemberg, tra i quali militava il tenente E. Rommel. Il Comandante del corpo era il tenente generale Krafft von Dellmensingen, affiancato da uno stato maggiore composto da 3 ufficiali di stato maggiore, 10 capitani, 5 sottotenenti, 4 ufficiali medici e quasi 310 sottufficiali.
Il DAK combatté su vari fronti dolomitici: Lagorai - San Pellegrino - Marmolada - Cresta del Padon - Arabba - Col di Lana - Sasso di Stria (Tofane) - Lagazuoi - Fanes - Travenanzes - Dolomiti di Sesto -crinale della Carnia (passo di monte Croce Comelico).
L'armamento era moderno, soprattutto mitragliatrici, artiglieria, lanciamine; a disposizione erano anche 318 autoveicoli, 190 autocarri, 5 autobus, 18 ambulanze, 77 motociclette, mentre gli alleati austriaci offrirono 1600 animali da tiro e trasporto. L'artiglieria fu impiegata anche sull'Altipiano di Lavarone e dei Sette Comuni, mentre per 2 mesi, giugno e luglio, pattuglie ed artiglieria operarono sul fronte tra Adamello ed il Lago di Garda. Nonostante ciò, fu ben presto chiaro che anche il DAK soffriva della scarsa preparazione alla guerra in montagna: ad esempio equipaggiamento e vestiario risultarono alla lunga troppo pesanti, riducendo la mobilità dei soldati in battaglia; il parco cannoni aveva pochi obici, gli unici in grado di eseguire un tiro a parabola per superare le creste delle montagne; le scorte di viveri e munizioni nonché il loro trasporto causò altri problemi perché su molte posizioni difficili da raggiungere andava calcolato il fabbisogno necessario per ben 40 giorni di combattimenti per ogni soldato presente. A dura prova fu messo pure il servizio sanitario, espletato dalla compagnia di sanità nr. 201 del Granducato d'Assia: poiché era impensabile il prestare l'assistenza ai feriti in loco, fu creato un servizio che prevedeva la prima medicazione sulla linea di combattimento, poi la raccolta in seconda linea in punti prestabiliti per farli defluire a valle con l'aiuto di portantini ed animali da soma fino ad un ospedale da campo più attrezzato; quindi il vero e proprio ricovero in grosso ospedale delle retrovie. L'alimentazione fu nei primi mesi assai carente, basti pensare che si riuscivano a produrre solo 21.000 razioni di pane, integrate da circa 3.000 private per i 26.000 soldati del DAK. Sul Col di Lana il pane scomparve del tutto sostituito da gulasch e patate. La sottoalimentazione e la fatica del servizio alle alte quote crearono gravi disagi e morti per malattia ed assideramento tra le truppe tedesche, inducendo anche casi di apatia e stress psichico. Per quanto riguarda i caduti della campagna in Italia, non si conoscono cifre esatte, ma si può ragionevolmente stimare in circa 5-600 morti ed una trentina di prigionieri durante tutto il 1915.
L'inverno giunse presto sulle Dolomiti, tanto che ai primi di ottobre si segnalava già oltre un metro di neve; dalla Germania arrivarono gli equipaggiamenti invernali, furono anche preparati adeguati ricoveri e migliorate le strade che dalla pianura salivano in alta quota. Per il trasporto dei materiali il genio tedesco predispose la costruzione di altre teleferiche. Tuttavia presso il Comando Generale dell'Esercito tedesco, il generale von Falkenhain premeva per il ritorno sul fronte occidentale dell'Alpenkorps di Dellmensingen, ritenendo gli austriaci ormai in grado di cavarsela da soli. Così tra il 10 ed il 15 ottobre 1915, il DAK lasciò il teatro di operazioni italiano; il primo settore ad essere sgomberato fu quello delle Tofane occupato dalla 96° Brigata di fanteria agli ordini del colonnello Vonbank, al quale si deve la costruzione della linea fortificata che sbarrò agli italiani del gen. Nava il passo di Valparola. Oggi chi sale in auto da Cortina verso il passo può ancora notare i poderosi muretti a secco, le postazioni in roccia, i camminamenti che collegarono il Sasso di Stria al Lagazuoi.
L'esperienza fatta nel 1915 dall'Alpenkorps servì allo stesso Corpo nel 1917 per ottenere i brillanti risultati che causarono la rottura del fronte a Caporetto; notevole fu anche l'azione a Forcella Clautana da parte del battaglione del Wurttemberg comandato da Rommel che portò alla cattura di tutta la retroguardia della 4a Armata a Longarone.
Paolo Antolini