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Crocerossine nella Grande Guerra

1915 | 1918

Schede

Al 1908 si fa risalire la nascita ufficiale del Corpo Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, comunemente dette Crocerossine, con il corso tenuto a Roma, inaugurato dalla regina Elena, e frequentato da circa 250 donne. In realtà già dal 1906 si erano tenuti dei corsi a Milano e poi in altre città e le Crocerossine prestarono la loro opera nei soccorsi alla popolazione colpita dal terremoto di Messina nel 1908. La Crocerossina rappresenta uno dei numerosi ruoli mediante i quali migliaia di donne furono attivamente impegnate nei teatri di guerra. Se si eccettuano il conflitto italo-turco (1911 - 1912) e la guerra balcanica esplosa nel 1912, la Grande Guerra rappresenta il primo caso nel quale si verificò una mobilitazione su vasta scala di Infermiere Volontarie della Croce Rossa. Che donne di condizione civile prestassero assistenza ai soldati venne accolto dall’opinione pubblica con reazioni contraddittorie tra approvazione e disapprovazione. Il coinvolgimento delle Crocerossine nell’ambito militare, facilitando stretti contatti fra uomini e donne e offrendo una notevole autonomia a ragazze e giovani signore, suscitò critiche oltremodo negative. La partecipazione delle Crocerossine al conflitto metteva fortemente in discussione il tradizionale paradigma che vedeva la guerra tra le sfere di competenza esclusivamente maschile. In poco tempo il numero delle infermiere volontarie appartenenti alla Croce Rossa Italiana da circa 4000 alla vigilia dell’intervento crebbe fino a circa 8000; se a queste si sommano le appartenenti ad altre associazioni, come la Scuola Samaritana, il numero complessivo giunse a circa 10000 infermiere.

Le crocerossine erano di diversa estrazione sociale: la mobilitazione riguardò in un primo tempo soprattutto esponenti dell’aristocrazia e in un secondo tempo della borghesia. Le “sorelle” della Croce Rossa provenivano da diverse aree geografiche ed appartenevano a diverse classi d’età. Varie motivazioni politiche o personali le spinsero a mettersi in gioco in un conflitto che nella generale aspettativa sarebbe stato di breve durata: il sentimento patriottico e il sentirsi protagoniste di un periodo cruciale della storia italiana, il desiderio di sentirsi utili anche al di fuori dell’ambito familiare, un afflato religioso verso persone bisognose di soccorso e conforto, una volontà di emancipazione sia individuale che collettiva. Non va dimenticato infatti che prima di poter svolgere la loro attività ognuna necessitava dell’autorizzazione del padre o del fratello o del marito. Già prima della dichiarazione di guerra si assistette a una mobilitazione generale grazie alla quale istituzioni pubbliche e private, semplici cittadini e associazioni resero disponibili le proprie sedi o proprietà per allestirvi strutture ospedaliere. Vennero adattate fabbriche, scuole, ville, conventi. A Bologna ad esempio vennero impiantate strutture di assistenza sanitaria per militari presso la scuola E. De Amicis e altre scuole elementari, il liceo M. Minghetti, il Seminario. Funzionarono come ospedali militari anche l’ospedale pediatrico Gozzadini e l’ospedale Rizzoli. La Croce Rossa mobilitò in ambito nazionale oltre 200 ospedali territoriali e fino a 22 treni-ospedale. Vennero firmate Convenzioni che consentirono alle crocerossine di prestare la propria opera sia in strutture sanitarie della Croce Rossa che nelle altre strutture. Il loro stato veniva equiparato al grado di ufficiale. Non veniva loro corrisposto alcun compenso economico.

Le crocerossine non si limitavano all’assistenza e cura dei pazienti, ma era loro premura fornire sostegno e incoraggiamento. Erano portate a indirizzarsi soprattutto verso l’attività nelle sale operatorie e nell’assistenza post-chirurgica. Compiti, ritmi di lavoro e rischi si differenziavano anche in base alla localizzazione al fronte oppure nelle retrovie o nei treni-ospedale. Oltre alle infermiere la mobilitazione promossa dalla C. R. I . riguardò appartenenti a diverse categorie, come medici, cappellani, personale amministrativo, cuochi, autisti etc. Anche le crocerossine, così come altri appartenenti alla Croce Rossa e alla Sanità Militare, pagarono un tributo al conflitto in termini di morti, feriti, prigionieri.

Stefano Lollini

Bibliografia: Donne al fronte. Le Infermiere Volontarie nella Grande Guerra, a cura di S. Bartoloni, Roma, Jouvence, 1998; Le crocerossine nella Grande Guerra, a cura di P. Scandaletti e G. Variola, Udine, Gaspari, 2008; Accanto agli eroi. Diario della Duchessa d’Aosta. 1: maggio 1915 – giugno 1916, a cura di A.Gradenigo e P. Gaspari, Udine, Gaspari, 2016.