Commemorazione Dogali e Amba Alagi

Commemorazione Dogali e Amba Alagi

1887 | 1896

Scheda

La commemorazione bolognese dei soldati italiani morti a Dogali, nei pressi di Saati in territorio etiopico, il 26 gennaio 1887, si inserisce nell’epopea della propaganda coloniale italiana, fortemente voluta dagli alti comandi militari ed appoggiata dai governi in carica. I fatti che condussero alla distruzione fisica della colonna militare guidata da Tommaso De Cristoforis sono stati più volte ricostruiti.

La volontà del generale Carlo Genè, comandante superiore di Massaua – al quale nel novembre 1885 il governo Depretis aveva lasciato «la superiore direzione di tutti i servizi» attivi in Africa, prescindendo dall’amministrazione di riferimento - di estendere l’occupazione militare italiana sul territorio etiopico di Saati, provocò la dura reazione di ras Alula, che intimò di retrocedere dai territori occupati. La risposta di Genè fu di rafforzare ulteriormente la presenza militare nella zona, inviando da Massaua una colonna comandata da De Cristoforis. Lo spostamento dei militari, privo di un adeguato supporto tattico, si svolse in pieno giorno. Identificata ed attaccata da ras Alula, la colonna venne annientata il 26 gennaio 1887.

«I militari e i retori del colonialismo circonfusero presto la fine dei “cinquecento” di De Cristoforis con l’aura del mito: i soldati sarebbero caduti solo dopo uno strenuo combattimento, saldi e “allineati” sino alla fine» (N. Labanca, 1993, p. 106). Le commemorazioni in patria dei morti di Dogali cercarono di riaffermare gli «ideali del grande Stato» che una propaganda, supportata da una politica espansionistica in terra d’Africa, voleva diffondere nell’opinione pubblica italiana. Attilio Brunialti, giuspubblicista veneto che prese posizione nel dibattito, nel 1885, in anni di crisi del parlamentarismo, sottolineava questa “funzione” patriottica dell’avventura coloniale, nella ricerca di nuovi ideali «atti a tener desta per lustri la mente e l’immaginazione della maggioranza», una volta esauriti quelli risorgimentali, dopo il 1870.

Il «ricatto patriottico», utilizzato in occasione dei morti di Dogali, risvegliò l’interesse della dubbiosa opinione pubblica borghese sulla questione africana, senza peraltro salvare il già debole governo Depretis, che si dimise. Quella stessa retorica, che accompagnerà tutta l’avventura coloniale, si ritroverà nell’esaltazione dei morti dell’Amba Alagi, “un secondo Dogali” per molti osservatori. La stampa italiana presentò con toni epici la resistenza del maggiore Toselli e dei suoi uomini avvenuta il 7 dicembre 1895 contro l’esercito di ras Maconnen. La difesa della posizione sui monti del Tigrè, consegnò al mito la figura dell’«eroico Toselli », caduto nel combattimento.

Nonostante anche nella pubblicistica militare iniziasse a serpeggiare il timore della sconfitta e delle sue drammatiche conseguenze anche sulla politica interna - una sconfitta «non solo sarebbe la bancarotta dell’Italia come grande potenza ma…le conseguenze all’interno sono imprevedibili», scriveva “L’esercito italiano” del 4 febbraio 1896 (cit. in N. Labanca, 1993, p. 331) – la volontà di ottenere una grande vittoria per salvare “l’onore dell’esercito e il prestigio della monarchia”, come scrisse Crispi a Baratieri nel gennaio 1896, ebbe ancora una volta l’appoggio della maggioranza dell’opinione pubblica. La “marcia verso Adua” stava terminando

Giovanni Guidi

Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.

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Articoli di argomento vario: Touring Club, esplorazioni, cultura funeraria, criminologia e brigantaggio, miniere di zolfo, fusione delle campane, eloquenza, pedagogia, scultura. Estratti dal periodico 'La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera', Milano, 1905/1906

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