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Cimitero moderno

Di rilevanza storica

Schede

La vasta area ad ovest del cimitero viene realizzata a partire dalla fine degli anni ‘30 del Novecento, quando ormai si era reso impossibile l’ampliamento ad est a causa delle crescita periferica della città. La struttura planimetrica complessiva viene pensata tra 1940 e 1948. Nel 1931 vengono eseguiti lavori per la costruzione di centinaia di loculi, così sono descritti sui giornali: "Una nuova costruzione è stata addossata al braccio di levante del Campo Nuovo; si sono così ottenute 1200 nicchie. Lo stesso braccio, poi, è stato sopraelevato, e se ne sono ricavate altre 200 nicchie".

Man mano che nel corso dei decenni verranno realizzati i nuovi campi si assisterà ad un progressivo calo della qualità progettuale, che trova nei Campi “1945” e “1946” il suo punto più basso. Tale sviluppo, comune a qualsiasi cimitero italiano, si deve alla forte richiesta di semplici loculi e ad un progressivo allontanamento concettuale dall’idea del monumento funebre quale memoria pubblica, verso aspetti totalmente di ricordi ed affetti privati. Anche le poche realizzazioni monumentali sono frutto di questo mutamento epocale che avviene dopo la fine del Secondo conflitto mondiale, in quanto le cappelle diventano sempre più appendici domestiche, chiuse da vetrate e cancelli che ne impediscono la visuale interna e l’accesso. Con il DPR n. 803 del 21 ottobre 1975, le tombe di famiglia non vengono più concesse in perpetuo ma per un tempo limitato di novantanove anni. Se prima i sepolcri di famiglia erano intesi come il luogo ultimo di manifestazione ed espressione della cultura, dello stato sociale, della storia collettiva di quel nucleo, ora la percezione della precarietà non induce più a commissionare grandi monumenti, ma a chiudersi in celle sempre meno personalizzate, affidando la comunicazione del proprio ricordo spesso semplicemente a una maniglia. Nel 2008 è stato creato il 'Giardino delle rimembranze', area dove è possibile effettuare la dispersione delle ceneri. Al centro si trova un semplice cerchio, forma geometrica pura che racchiude un basso cumulo di sassi di fiume, bagnati da gocce d'acqua. Sullo sfondo è stata collocata la grande scultra, Totem della Liberazione, di Pietro Consagra (1920 - 2005), in deposito dalle Collezioni storiche del Mambo. Nell'area moderna si trovava anche il 'Campo infetti' in cui venivano sepolte le persone morte a causa di malattie contagiose, soprattutto in occasione della pandemia di Febbre Spagnola del 1918. Tale area è attualmente quella nominata 'Campo posteriore al Campo nuovo' al cui centro è posta l'area dispersione ceneri.

In questo panorama piuttosto desolante rimangono però alcuni esempi di semplice ma raffinato rigore architettonico che vede il momento più alto nel Campo 1948. Passeggiando tra questi chiostri è però possibile trovare un interessante repertorio della scultura bolognese della seconda metà del Novecento. Tra gli artisti presenti si segnalano Arrigo Armieri (Dal Canton, 1992), Andrea Franchi (Pionava, 1979), Giorgio Lenzi (Vivolo, 1985), Marco Marchesini (Vacchi Verati, 1978; Pini, 1981; Magli, 1985), Enzo Pasqualini, Carlo Santachiara (Venturi, 1979; Fuzzi, 1987), Farpi Vignoli (Cucchi, 1963 - Coltelli, 1978).