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Chiesa di San Salvatore

Di rilevanza storica

Schede

La presenza di un edificio ad uso religioso nei pressi di Porta Nova è testimoniata fin dall'VIII° secolo, quando un gruppo di monaci greci fuggiti dall'oriente a causa delle persecuzioni iconoclaste, si stabilì a Bologna e fondò una chiesa dedicata al Salvatore. Nei secoli successivi, qui si insediarono poi i Canonici Regolari di Santa Maria di Reno di Casalecchio. La chiesa fu rifondata e, poiché era molto frequentata da studenti universitari inglesi, vi fu aggiunta una cappella dedicata al santo vescovo martire di Canterbury, Thomas Becket, che parimenti aveva frequentato lo Studio bolognese. Nel 1474 la struttura venne di nuovo modificata su progetto di Gaspare Nadi. Contemporaneamente, attiguo alla chiesa, sorgeva un grande complesso monastico che arrivò a comprendere tre chiostri, un teatro e una splendida biblioteca. L'aspetto attuale si deve a Giovanni Antonio Magenta che, con l'aiuto di Tommaso Martelli, portò avanti i lavori dal 1605 al 1623. La chiesa, con la sua navata centrale corredata da otto cappelle laterali, conserva notevolissime opere d'arte, tra cui la "Madonna della Vittoria" di Simone de' Crocefissi, che fino alla metà del sec. XVIII si trovava nella chiesa della Madonna del Monte. All'interno è sepolto il celebre pittore Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino. Dopo alterne vicende storiche i rettori della chiesa sono di nuovo i Canonici Regolari Lateranensi.

"In via Barbaziana. Una chiesa dedicata al Salvatore esisteva da antichissimi tempi in Bologna; ma l’attuale, sorta sul luogo stesso dell’antica, atterrata perché minacciante sulla fine del secolo XVI, fu cominciata nel 1605 e terminata nel 1623 su disegno del già ricordato frate barnabita Giovanni Ambrogio Magenta. E’ edifizio baroccheggiante, ma di proporzioni grandiose e di bell’effetto, all’interno particolarmente. Fra i molti dipinti di pregio che questa chiesa conserva va notata la Storia del Crocefisso di Bejreuth in Siria, grandiosa composizione, ardita nella concezione, sebbene un po’ debole di colorito, firmato da JACOBI COPII, Civis Florentini opus 1579. Havvi pure una pala di Gerolamo da Treviso, che già servì alla vecchia chiesa pell’altare riservato agli studenti inglesi; sopra alla cantoria il Mastelletta dipinse con molta arte il Fatto di Giuditta. Il Salvatore, campeggiante sull’altar maggiore, fu dipinto dal Gessi; sonvi pure quadri di Innocenzo da Imola, del Bononi, di Benvenuto Tisi da Garofalo e d’altri celebrati artisti." Testo tratto da "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.

In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna