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Chiesa di San Giacomo Maggiore

Di rilevanza storica

Schede

Sorge questa cospicua chiesa in piazza Rossini e presenta il suo fianco sinistro sulla via Zamboni, mediante un porticato che è nel novero dei più celebri della città e di cui dicono architetto Giovanni Paci da Ripatransone nel 1478, per ordine di Giovanni II Bentivoglio, che allora era signore di Bologna ed all’apice della sua potenza. Erroneamente fu da qualche autore attribuito al Nadi, il quale, parlando nel suo Diario delle opere compiute in Bologna, non fa cenno di questa, che pur sarebbe stata fra le considerevoli per importanza e per valore artistico, fra le eccellenti. Questo porticato colla fronte che dà in via Zamboni è riccamente decorato da belle terrecotte, con putti, fiori, festoni e teste, in una delle quali s’è dal popolo convenuto di riconoscere quella di Giovanni II Bentivoglio. Sotto il portico corrispondono alle arcate nove nicchie, ora in parte murate, serbanti traccie di pitture rudimentali e giottesche: in ognuna di queste nicchie era un sepolcro con una croce conservante ancora qualche traccia di smalto. All’estremità del portico fu lasciata aperta una di tali nicchie, nella quale un dipinto assai avariato, rappresentante il Santo Sepolcro scoperchiato, porta la scritta del pittore Johanes…Othonelli.

La chiesa di San Giacomo Maggiore fu cominciata nell’aprile 1267 in istile lombardo, del quale sulla facciata, particolarmente adorna di buone terrecotte e di maioliche modellate e smaltate, conserva la caratteristica originalità. La porta, a stipiti finemente scolpiti, si deve ad un discepolo di Ventura da Bologna. All’interno più che all’esterno la chiesa di San Giacomo Maggiore serba l’impronta dei successivi ampliamenti e rimaneggiamenti, ai quali fu assoggettata negli anni 1281, 1285 e nel 1493-97, nei quali al soffitto di legno si sostituirono le volte ancora oggi esistenti. Con questi lavori l’interno della chiesa ha perduto l’originario carattere lombardo ed ha preso aspetto tutto proprio, che, secondo il Ricci, trova qualche riscontro o somiglianza colla struttura interna del duomo di Gubbio ad una sola navata, ma distinta lateralmente da muricciuoli salienti di fronte, a guisa di piloni e risalti ad arco sotto il coperto. Nel mezzo c’era il coro, costrutto nel 1333, pulpito e la Schola cantorum, tolti di là nel XV secolo. La cupola, crollata nel 1562, fu rifatta su linee semplici dal Terribilia. Numerosissimi, e fra questi molti anche pregevoli, sono i dipinti ed i quadri che ornano le varie parti e le cappelle di questa chiesa. Possiamo citare fra gli artisti che quivi operano: Ercole Procaccini (1573); Bartolomeo Passarotti (1565), imitatore del Correggio; Prospero Fontana; Innocenzo da Imola, colla bella tavola di Santa Caterina, datata dal 1536; l’Arcangelo Michele di Dionigi Calvart; e poscia dipinti del Villanova, di Lorenzo da Venezia, di Antonio Bibiena, di Pellegrino Tibaldi – che architettò anche la cappella del Battesimo di Gesù – di Lavinia Fontana, di Tommaso Laureti, del Brizzi, del Bogliani e di altri.

Parte importante della chiesa di San Giacomo Maggiore è la famosa cappella di Bentivoglio, cominciata nel 1445 e che da Giovanni II fu fatta ampliare accorciando la vicina chiesa di Santa Cecilia, in compenso di che ottenne che a pubblica spesa fosse eretto il magnifico porticato or dianzi descritto. Questa cappella contiene parecchi pregevoli dipinti, cioè la stupenda tavola della Madonna col Bambino del Francia, incorniciata in un vaghissimo intaglio del Formigine. Lo stesso Francia (Francesco Raibolini) dipinse anche la Pietà, soprastante all’altare. La grande lunetta rappresentante la Visione apocalittica è ritenuta di Lorenzo Costa, del quale sono pure i due pregevoli Trionfi laterali ed il quadro rappresentante Giovanni II Bentivoglio colla sua famiglia in adorazione davanti alla Vergine. Le altre due lunette, condotte con fare più largo, non hanno indizio d’ autore. Vicino è un altorilievo attribuito a Nicolò dall’Arca, rappresentante Annibale Bentivoglio a cavallo (1458). Ma la figura tozza del cavallo e quella sproporzionatamente piccola del cavaliere fanno dubitare della paternità di quest’opera attribuita allo squisito artefice dell’Arca di San Domenico e della Madonna del Palazzo Pubblico. Nel pilastro havvi un rettangolo marmoreo finemente scolpito, con un ritratto di Giovanni II Bentivoglio, il fondatore della cappella. Il pavimento di questa cappella è in mattonelle di maiolica faentina a bellissimo smalto e combinate in modo di presentare fra i varii ornamenti il grande stemma della storica famiglia. In San Giacomo Maggiore sono conservati alcuni pregevoli monumenti sepolcrali, fra i quali emergono: il mausoleo di Antonio Bentivoglio, giureconsulto celebre, padre di Annibale: lavoro di bella fattura, ritenuta opera di Jacopo della Quercia, il quale, secondo il Davia, solerte illustratore dei monumenti bolognesi, l’avrebbe eseguito dapprima per una famiglia ferrarese, dei Vari; ma che il Senato di Bologna pose sotto sequestro, non avendo lo scultore adempiuto ai suoi obblighi verso la città; il monumento in cotto del celebre dottore, fisico e filosofo Nicolò Fava junior, morto nel 1439; il monumento del cardinale Agucchi, con statue e bassorilievi eseguiti da Gabriele Tiarini ed il monumento a G.B. Malavolta.

Testo tratto da "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.