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Gaetano Chiarini detto/a Tonino, Ciaren, Scuri, Lemmi

30 marzo 1898 - [?]

Scheda

Gaetano Chiarini, «Tonino, Ciaren, Scuri, Lemmi»; nato il 30 marzo 1898 a Baricella. Bracciante. Con i genitori, contadini di idee socialiste, nel 1913 si trasferì a Castel Maggiore. Giovanissimo si impegnò nel lavoro sindacale.
Partecipò alla prima guerra mondiale.
Rientrato a Castel Maggiore venne nominato responsabile della lega contadina locale. Al momento della fondazione del PCI, si iscrisse al nuovo partito e fu nominato segretario della sezione comunista del paese.
Con l'avvento del fascismo fu a lungo perseguitato e più volte aggredito dagli squadristi di San Giorgio di Piano. Per la sua attività politica venne ben presto schedato dalla polizia fascista.
Il primo arresto avvenne nel 1923 e scontò 3 mesi di carcere. Nel dicembre 1925 subì un processo al termine del quale fu assolto.
L'anno successivo fu nuovamente arrestato e il 27 novembre 1926 condannato a 3 anni di confino che scontò a Ponza (LT).
Anche in questa condizione non mancò di essere attivo tanto da venire considerato uno dei dirigenti dell'organizzazione della vita collettiva dei confinati. Nel novembre 1929 rientrò a Bologna.
L'anno successivo fu chiamato a raggiungere il Centro estero del PCI a Parigi per il quale realizzò un opuscolo sulla situazione agraria in Italia.
Ben presto rientrò in Italia. Accusato di ricostituzione del PCI e propaganda sovversiva, latitante, fu stralciato dalla sentenza istruttoria del 30 giugno 1931 che investi centinaia di comunisti bolognesi.
Dal 14 al 21 aprile 1931 partecipò al IV congresso del PCI che si tenne in Germania a Colonia e a Dusseldorf: fu eletto membro effettivo del Comitato centrale. Al termine del congresso rientrò in Italia con l'incarico di svolgere il lavoro politico fra i giovani nel Veneto e in particolare a Verona. Continuò a mantenere stretti contatti col Centro estero e fu proprio durante un viaggio di rientro che venne arrestato a Chiasso nel luglio 1932.
Con sentenza istruttoria del 10 dicembre 1932 fu rinviato al Tribunale speciale che, il 23 settembre 1933, lo condannò a 12 anni di reclusione in quanto «funzionario comunista e responsabile per il lavoro giovanile nel Veneto». Scontò la pena in varie carceri e isole di confino.
Alla fine del 1933 insieme ad altri compagni (Umberto Terracini, Umberto Macchia, Mauro Scoccimarro, Pietro Secchia) venne inviato a Ponza (LT). Da qui fu trasferito a Ventotene (LT). Solo il 28 agostoo 1943 riacquistò la libertà.

Subito dopo l' 8 settembre 1943 prese parte all'organizzazione della lotta di liberazione. Venne inviato nelle province di Modena e di Reggio Emilia quale organizzatore della bande partigiane. Nel 1944 passò prima nel Veneto, poi in Lombardia dove venne nominato membro del Triumvirato insurrezionale, incarico che mantenne fino alla Liberazione.
Nel novembre 1944 venne a conoscenza della fucilazione del figlio Oriente. Riconosciuto partigiano. [B]