Salta al contenuto principale Skip to footer content

Cesarino Vincenzi

1914 - 1 Febbraio 2009

Scheda

Pittore e scultore di lunga e feconda attività artistica, sia in Italia, sia all’estero, dimostrò fino in tenera età la passione per immortalare soggetti dal vivo, soprattutto familiari, con la creta o la matita su foglio. Il suo spirito creativo e l’occhio acuto viene indirizzato nella riproduzione della realtà che lo circondava, prima alla Scuola d’Arte Applicata e in seguito all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove ottenne negli anni successivi anche una cattedra. Divenuto Professore, gli furono commissionate diverse opere sia da privati, sia da enti pubblici. Ricevette molte commissioni dalle Chiese del Comune di Bologna e zone limitrofe. Tra le più importanti ricordiamo il Sacro Cuore di Gesù, per la Chiesa di San Giacomo Maggiore, databile al 1950 circa. Per l’Oratorio di San Giuseppe alle Budrie, Vincenzi creò nel 1968 l’urna in cui vennero deposte le ceneri di Santa Clelia Barbieri. Sul coperchio a spioventi due bambini a tutto tondo paiono giocare e nel trapezio sottostante il delicato bassorilievo mostra la Santa nell’atto di insegnare il catechismo ad un gruppetto di bambini, dei quali uno, il più piccolo, si appoggia al suo ginocchio in atteggiamento di ascolto rapito. Nella zona sottostante, un cartiglio esplicativo viene trattenuto da quattro angioletti ricciuti. Sempre a Bologna, per la Chiesa della Sacra Famiglia presso il Meloncello, lo scultore si incaricò negli anni ’70 di creare il bassorilievo raffigurante la Sacra Famiglia, opera di grande dolcezza e attenzione realistica agli intimi rapporti familiari, mentre nel decennio successivo fuse e plasmò in bronzo il monumento dedicato a San Francesco, posto nel 1983 sul piazzale davanti al convento dell’Annunziata. Cesarino Vincenzi lavorò anche per diverse parrocchie nei comuni della provincia bolognese: come ad esempio nel piccolo Santuario della Madonna della Valle a Bevilacqua, dove si occupò nel 1991 della realizzazione del portone bronzeo, detto Porta del Cielo, e di alcuni tondi in terracotta posti all’interno della Chiesa, dedicati a diversi Santi. Tra questi spicca quello dedicato a Santa Clelia Barbieri, i cui caratteri somatici riprendono quelli raffigurati nell'urna dell'Oratorio di San Giuseppe alle Budrie.

E’ suo il monumento dedicato ai Caduti di Russia della Certosa di Bologna, posto nel Chiostro VIII: la colossale figura in bronzo, ritraente un soldato, si erge massiccia su di un basamento squadrato in marmo in cui compare l’epigrafe “Ai Caduti in Russia / nella II Guerra Mondiale / I famigliari e i reduci”. L'autore, rispettando lo stile realistico suo proprio, ha deciso di raffigurare un uomo nelle semplici e pratiche vesti della guerra, il casco rotondo calcato in testa, il pastrano con la mantelletta sulle spalle e le mani strette attorno alla canna del lungo fucile. Avvicinandosi e scrutando il volto del soldato dolente si colgono le sopracciglia corrugate, gli occhi gonfi di chi ha visto troppo, la bocca aperta come se stesse cercando di recuperare fiato, o come se fosse sul punto di urlare e raccontare le atrocità di cui è stato testimone. I tratti profondi solcano questo viso che esprime la disperazione, la rabbia e lo sconforto di chi ha visto i compagni cadere nel gelo di Russia senza poter fare nulla per loro, di chi ha vissuto sulla propria pelle quel gelo e si è domandato il motivo di quella guerra che lo ha portato così lontano da casa, dal calore degli affetti. La figura sembra ora curvarsi sul fucile, le mani del soldato si stringono sulla canna, le dita la circondano con tanta forza che tendini e vene divengono un rilievo contorto, quasi l'arma fosse un puntello, un bastone, e non uno strumento di morte per il nemico. L'autore ha lasciato un monito esplicito e forte per le generazioni future, un urlo trattenuto a stento, ma carico di rabbia di fronte all'inutilità della guerra e delle sue atrocità. E per rendere ancora più diretto questo messaggio, per chiarire quale fosse la sua posizione rispetto ai conflitti, Vincenzi decise di dare i propri tratti a questo soldato. Sempre al nostro artista si deve anche la scultura nella Cella dei Sacerdoti del Sacro Cuore, posta nel portico del Chiostro 1500, ed il piccolo e delicato ritratto di Clementina Marcovigi nel Chiostro VII.

Nel tempo, l’interesse per la gestualità ed i rapporti quotidiani hanno portato Vincenzi ad interessarsi anche alle produzioni di piccola misura. Ricordiamo in questo caso la vasta produzione di Presepi di ispirazione popolare, in cui la semplicità e familiarità dei gesti avvicina la rivelazione del Figlio di Dio sceso in Terra agli spettatori. La particolarità di queste opere corali di pregevole fattura sta nell’attenzione che l’artista ha posto in ognuno dei volti dei suoi personaggi. Tutti infatti sono ritratti realistici, spesso persone stimate e conosciute da Vincenzi riprese in gesti semplici ma caratteristici, come è ad esempio possibile notare nel Presepe della Cattedrale di San Pietro a Bologna (seconda metà degli anni ’50). Qui alla madre con bambino in adorazione del Cristo, sono stati dati i tratti fisiognomici dell’amata sorella e del nipote. Sempre a Bologna ricordiamo anche i presepi della Chiesa del sacro Cuore e di San Giacomo, dei Santi Bartolomeo e Gaetano. Oltre il territorio locale opera per il Santuario della Pace ad Albisola Superiore, nei pressi di Savona, dove in una delle cappelle si trova una statua in bronzo del Sacro Cuore di Gesù. Per la Basilica di Santa Rita da Cascia, la cui prima pietra fu posta nel 1937, dipinse invece due quadri ad olio, uno raffigurante la Maddalena ed il secondo - ora presso l’ingresso - San Giuseppe. Nella stessa commissione si occupò di affrescare il soffitto della Sagrestia. Tra le ultime commissioni ricordiamo un grande pannello decorativo per la cripta di Padre Pio in San Giovanni Rotondo (1993).

Maria Martelli

Novembre 2013. Maggiori informazioni sono disponibili nel sito dedicato all'artista