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Un Bolognese a San Pietroburgo - Angelo Toselli

1816 | 1826

Schede

Il “prospettivista” Angelo Toselli, nato a Bologna verso il 1770 (la data esatta non è nota), si fece presto fama di pittore-decoratore teatrale, sulle orme dei Galli Bibbiena, del Gonzago, del Valeriani, che prima di lui avevano portato in Russia le acquisizioni dell'arte scenografica. A Roma fu maestro di prospettiva del ritrattista Orest Kiprenskij, che durante i lunghi soggiorni italiani affinò i suoi talenti di pittore, salendo a grande rinomanza. Fu appunto il Kiprenskij a scrivere a Pietroburgo all'Olenin, presidente dell'Accademia di Belle Arti, per raccomandargli il Toselli, dopo che questi aveva firmato nel novembre 1816 col Naryskin, direttore dei teatri imperiali, un contratto con il quale, nel corso di tre anni, egli avrebbe dovuto mettere tutta l'opera sua a disposizione dei teatri di Pietroburgo, in qualità di decoratore-scenografo (il Gonzago e il Corsini, per la tarda età, non erano più all'altezza del compito e il Conoppi non parve degno di sostituirli).

Così, al suo arrivo nella capitale dell'Impero russo ai primi del 1817, il Toselli venne degnamente alloggiato e gli fu assegnato uno stipendio annuo di 4000 rubli in banconote. Entrato in funzione, il bolognese esegue una decorazione dopo l'altra: ora una piazza di Roma, ora una navata di chiesa gotica, secondo il gusto eroico-romantico dell'epoca. Ma soprattutto il Toselli lasciò il suo nome al grande “panorama” di Pietroburgo che ancor oggi, conservato gelosamente, si può ammirare fra i tesori dell'Ermitage. La capitale russa, nei suoi vari aspetti e scorci, gli divenne familiare in tutte le stagioni dell'anno e in tutte le ore del giorno; specialmente il primo mattino e la sera, quando il sole illumina le due rive della Neva, il suo occhio di artista si dilettava della vista di quella città così diversa da ogni altra russa e pure da molte capitali europee. Nelle ore del tramonto essa assume una particolare luce dorata, specialmente nelle sere di primavera e d'autunno e l'acqua della Neva pare un immobile specchio. E nelle “notti bianche” del solstizio d'estate, quando ogni oggetto ha una sua luminescenza argentea e non si accendono i fanali per le strade, la città appare immersa in una penombra baluginante, col vasto cielo e la superficie del fiume che fanno da perfetto sfondo alla severa architettura dei palazzi, stagliantisi all'orizzonte nella nettezza dei loro profili.

Il Toselli scelse per l' osservazione la punta (strèlka) dell'Isola Vasil'evskij, dove il fiume, formando due bracci, la Grande e la Piccola Neva, è assai largo e la vista spazia sui principali edifici della capitale. Così, al pari del Canaletto e del Guardi per Venezia e del Bellotto per Varsavia, il Toselli divenne il “vedutista” di Pietroburgo, dopo che già altri pittori, russi e stranieri, l'avevano prima di lui illustrata, da S. Scedrin a F. Alekseev, da J.A.Atkinson a G.Gesler e B. Paterson, per citarne che alcuni. Era quello il tempo in cui la città acquistava il suo stile neoclassico (Empire, per i russi), quello strogij, strojnyj vid (aspetto severo, armonioso) cantato da Puskin nel “Cavaliere di bronzo”; così la videro, oltre al poeta, i suoi contemporanei, artisti e letterati, Zukovskij e Karamzin, Krylov e Vjazemskij, brjullov e Kiprenskij, tutti partecipi della grande fioritura culturale che caratterizzò gli Anni Venti del secolo scorso, all'indomani delle Guerre napoleoniche.

Uno straordinario documento d'epoca

Il “panorama” del Toselli ha dunque il valore di un documento d'epoca, che fa rivivere ogni aspetto della città. Eseguito ad acquarello e a tempera - questa per i primi piani, quello per gli sfondi, - esso potè venir chiamato dall'artista un “cosmorama”, data l'altezza del suo punto d'osservazione (la torre della Kunstkamera, o Museo delle rarità, fondato da Pietro I), che gli permise di allargare la linea dell'orizzonte e gli scoprì i più lontani punti della città.
La divisione del “panorama” in dieci parti avvenne alquanto più tardi, così come posteriore è una scritta, in italiano, che dice come “l'acquarello venne eseguito da Angelo Toselli di Bologna, pittore prospettivista, che lavorava presso il teatro dell'Imperatore di tutta la Russia Alessandro I”, che “il disegno fu tracciato al naturale a mo' di cosmorama e presenta la veduta di S. Pietroburgo al completo dall'alto, lungo il fiume Neva” e che “fu cominciato nel 1817 e terminato nel 1820 dal sopraddetto artista, che morì in Roma nel 1826”.

Gli aspetti urbanistici

Se vogliamo ora seguire il Toselli nella sua fatica, troviamo per primo illustrato il Palazzo d'Inverno (Zimnij Dvorec), già residenza degli zar, che è opera famosa del Rastrelli (1754-62), elegante nelle proporzioni e ricco nell'ornamento, secondo gli stilemi del barocco russo di metà '700. Il quinto in ordine di tempo, dopo quelli del Trezzini e del Matarnovi, il Palazzo rastrelliano si prolunga sulla sinistra in altro grandioso edificio che ospita le collezioni d'arte primamente raccolte sotto Caterina II e poi sempre accresciute: il celebre “Ermitage”, che un passaggio ad arco congiunge al Teatro di corte, un capolavoro del bergamasco Quarenghi, maestro di severo classicismo. Dal suo osservatorio il Toselli potè abbracciate tutto questo panorama di tetti piatti e di cipolle aguzze, che rompendo la monotonia degli edifici servono da punti d'orientamento della città, come quella del monastero Smol'nyj o della cattedrale della Trasfigurazione. E ben noto, nella sua posizione centrale, l'Ammiragliato con la guglia dorata, il principale cantiere di costruzioni navali sul Baltico, fondato nel 1704 su disegni dello stesso zar Pietro, che ebbe un ruolo importante nel piano generale della città, essendo il punto di partenza di un sistema a tre raggi, con la Prospettiva della Neva, la via Gorochovaja (oggi Dzerzinskij) e la Prospettiva Voznesenskij (oggi Majorova). Ricostruito al principio del XIX secolo, su progetto dell'architetto Zacharov, l'Ammiragliato è uno dei più imponenti monumenti del classicismo maturo e il Toselli dovette sentirsi attratto non solo dall'architettura, ma pure dalla fervida vita che vi si svolgeva, perché rappresentò figurette di operai al lavoro e una grande nave in costruzione. E così pure fissò il momento in cui, su progetto di Carlo Rossi, si andavano innalzando gli Archi dello Stato Maggiore, a coronamento della vasta Piazza del Palazzo, dove di solito si svolgevano le parate militari. In prospettiva sono visibili le cupole di molte chiese e cattedrali: la Vergine di Vladimir, Nostra Signora di Kazan, l'Ascensione, mentre appare ancora incompiuta la immensa cattedrale di S. Isacco, progettata dal Rinaldi e dal Brenna, ma terminata dal Montferrand e si nota sulla destra il Maneggio delle Guardie a Cavallo, opera del Quarenghi, ravvivato dalla presenza di figurine e carrozze in movimento.

Molto interessava al Toselli anche quella parte della città che guardava il Golfo di Finlandia, la Neva piena di vascelli e barche, i ponti che univano le isole fra di loro, allora ancora provvisori e asportabili per il passaggio delle navi; anche qui l'artista raffigurò l'andarivieni della folla che dall'Isola Vasil'evskij si dirigeva verso Piazza del Senato, dove sorge il monumento a Pietro I, del Falconet, ispiratore di poeti ed artisti, nel suo simbolismo del grande basamento di roccia e del cavallo impennato sull'abisso. Più oltre l'occhio del Toselli colse, sull'Isola Vasil'evskij, il lungo edifici dei Dodici Collegi (i Ministeri del tempo), la nobile costruzione dell'Accademia di Belle Arti, il leggero profilo dell'Istituto d'ingegneria mineraria, con le cupole di alcune chiese per orientamento e in primo piano l'Accademia delle Scienze, monumento quarenghiano di sobrio classicismo. Ma dove il Toselli si rivela anche valente paesaggista è nella parte del “panorama” in cui rappresenta la Fortezza dei SS. Pietro e Paolo sullo sfondo dei giardini della Peterburgskaja storona, riflessa nel contempo nelle acque del fiume. E' questo il baluardo sul delta della Neva, che Pietro volle “a minaccia dello Svedese”, prima costruzione della futura capitale (1703), divenuta presto prigione di Stato (il primo a perirvi fu il figlio di Pietro, Alessio, poi molti altri, in lotta con l'autocrazia zarista). Netto si profila il campanile della Cattedrale di Pietro e Paolo, che s'innalza sopra la Fortezza, raggiungendo 122 m d' altezza, dove sono sepolti gli zar russi dopo Pietro I.

Il “panorama” del Toselli, nella varietà, vivacità e precisione delle scene rappresentate, vale a dimostrare come Pietroburgo-Leningrado sia una delle poche città del mondo intero che, nel suo centro storico, ha conservato la sua originaria impronta artistica.

Piero Cazzola

Tratto da - Bologna Mensile del Comune - Attualità, cultura, economia, costumi e vita amministrativa . Anno di fondazione 1915. Anno LXXV N. 4 - Aprile 1989. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.