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Tre allegorie di Villa Modoni a Medicina

1786 ca.

Schede

Questi tre bassorilievi, restaurati per l’occasione, facevano inizialmente parte della decorazione del casino di campagna progettato dall’arch. Angelo Venturoli e realizzato a Medicina negli anni 1782-1793 su commissione del capitano Pietro Modoni. Negli anni cinquanta/sessanta del XX secolo la palazzina fu notevolmente trasformata per rimediare anche ai danni subiti durante l’ultima guerra. S’intervenne sia all’esterno, con l’eliminazione della gradinata e delle terrazze poste al primo piano, sia all’interno con la suddivisione dell’edificio in varie unità immobiliari. In quella circostanza l’allora proprietario della villa padronale, prima della trasformazione interna, staccò cinque stucchi e li donò al museo civico di Medicina.
I cinque stucchi sono dei medaglioni ovali di impronta neoclassica e con richiamo alle caratteristiche del cammeo, che raffigurano: a) un’allegoria, quella dell’Abbondanza (con la cornucopia), ottenuta impiegando lo stampo fatto dal Bianconi per la galleria di palazzo Malvezzi Ca’ Grande, lo stesso stampo che poi venne usato per la decorazione del palazzo Dal Monte; b) altre due allegorie, quelle della Storia (con la corona d’alloro ed il fascio) e della Letteratura (con in mano il libro), eseguite con le matrici usate nella Sagrestia dei Leprosetti; c) le due rappresentazioni mitologiche Mercurio e Marte e Venere ed Eros, realizzate in precedenza nello scalone di villa Pepoli-Baciocchi.
Qui s’intende illustrare soltanto i primi tre medaglioni. Chi è l’autore di questi bassorilievi eseguiti molto probabilmente “a piè d’opera” con il metodo seriale? Secondo Marcello Oretti essi furono sicuramente ideati da Carlo Bianconi (che possiamo definire professore, architetto, decoratore e scultore), il quale fece il disegno dei medaglioni ed impiegò per la prima volta le matrici di questi bassorilievi per fare le decorazioni nel palazzo Malvezzi Ca’ Grande di Bologna. Egli però “amava poco pasticciare lo stucco, o la terracotta, con le proprie mani e (…) preferiva affidare l’esecuzione dei suoi disegni agli allievi” (Riccomini). Pertanto, quando si trattò di usare per la seconda volta questi “stampi” per abbellire la Sagrestia dei Leprosetti, egli si avvalse dell’opera di un suo giovane collaboratore, Luigi Acquisti. In quella circostanza egli fece fare una serie di cinque medaglioni ovali, tra questi anche due opere analoghe ai bassorilievi oggi conservati presso il museo civico di Medicina, “le figure allegoriche della Storia e della Letteratura”. I medaglioni furono materialmente eseguiti dall’Acquisti perché durante i lavori della Sagrestia Carlo Bianconi lasciò Bologna e si trasferì a Milano, per ricoprire la carica di responsabile dell’Accademia di Brera.

L’Acquisti continuò ad adoperare gli stessi stampi, che il suo maestro (che non viveva più a Bologna) gli aveva lasciato in piena disponibilità, nei successivi cantieri degli edifici Zani, Dal Monte, del casino Mòdoni e della villa Pepoli Baciocchi. Non ci deve meravigliare il fatto che il Professore Accademico abbia dato in consegna al suo discepolo le proprie matrici, era un fatto abbastanza consueto, che accadeva prevalentemente quando uno scultore o un professore aveva in animo di trasferirsi lontano da Bologna e non intendeva portarsi dietro materiali ingombranti e fragili come gli stampi, con il rischio di romperli durante il viaggio. Sappiamo ad esempio che l’Acquisti ebbe in consegna anche la matrice della candelabra (elemento decorativo verticale a bassorilievo) realizzata per la decorazione di alcuni ambienti del palazzo Isolani dal suo collega ed amico Domenico Palmerani, prima che questi partisse per la Spagna. Questa matrice fu poi usata ripetutamente in molti altri immobili (il palazzo Prandi a Medicina e le ville Pepoli-Baciocchi, Marsigli ed Hercolani a Bologna).

I bassorilievi che vengono presentati per questa mostra sono stati eseguiti da Luigi Acquisti con un particolare accorgimento: lo scultore, nel fare le allegorie, tolse dalle matrici le cornici previste all’origine e, nel fare la Storia, curvò verso l’esterno i bordi dell’ovale quando la pasta era ancora molle, dando così allo stucco l’aspetto di una figura scavata su lastra di gesso; inoltre egli colorò il fondo di tutti gli ovali, per mettere meglio in risalto il disegno dei medaglioni, decorazione definita “alla Pompeiana”. Dal confronto degli stucchi di villa Mòdoni con le altre versioni di questi tre bassorilievi, si evidenzia nei primi una maggiore cura nell’esecuzione dei particolari (panneggio con pieghe molto ben definite) e la volontà dell’autore di far emergere maggiormente le figure, trasformando con maestria il bassorilievo in rilievo, mediante l’arretramento del fondo. In virtù proprio di queste diverse caratteristiche, tali decorazioni hanno assunto una valenza artistica superiore a quella degli altri analoghi bassorilievi.


Giorgio Galeazzi

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina (Bo), aprile-giugno 2015.