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Studi e copie dal vero - Romagnoli Giuseppe

1888 - 89

Schede

La composizione di piccoli lavori incollati su cartoncino è la tipica forma di raccolta delle esercitazioni didattiche dei collegiali. Diversi pannelli di questo genere sono presenti nella collezione del Collegio Artistico Venturoli di Bologna. Spesso è possibile rintracciare in queste campionature prove che si riferiscono allo stesso soggetto, a volte coincidenti anche nella datazione.

E' il caso della “cartella” di Giuseppe Romagnoli qui considerata, nella quale almeno sei dei sette lavori conservati sono affini ad analoghi esercizi appartenenti alle “cartelle” dei compagni di alunnato Cleto Carpi, Giovanni Masotti e Alberto Pasquinelli. Si tratta di esercitazioni di copia dal vero e di ornato eseguite dai ragazzi con tecniche e materiali diversi.

Confrontando le prove di Romagnoli con quelle dei compagni notiamo che alcuni soggetti sono esattamente coincidenti e altri affini, senza però essere identici. Il caso più emblematico è forse quello legato alla copia dal vero dei fiori di campo raccolti durante una delle consuete passeggiate dei ragazzi il 17 aprile 1889, lungo le rive del torrente Ravone. Questo bouquet di tulipani, primule, viole del pensiero, narcisi, giacinti selvatici e iris ritorna in maniera differente nelle prove di tutti gli allievi. Ciò sollecita l’osservatore a cogliere le differenze soggettive dell’operare dei giovani artisti. Peculiarità legate alle potenzialità, alle capacità tecniche ma anche alla sensibilità individuale.

Nel caso di Romagnoli le corolle, i calici e gli steli sono estremamente regolari. Il disegno è pulito, così come il colore luminoso e delicato che tende a dare risalto alle qualità seriche dei petali. Rispetto ai compagni Romagnoli sembra essere il più efficace nel cogliere le differenti consistenze dei petali delle singole essenze floreali. Nel tulipano ad esempio vengono enfatizzate le caratteristiche di compattezza e turgore della corolla, nell’iris, all’opposto, sembra percettibile l’impalpabilita dei petali, vaporosi e molli allo stesso tempo.

Interessante e anche l’elaborazione delle due composizioni a soggetto agreste eseguite da Giuseppe Romagnoli e Giovanni Masotti. Una coppia di buoi traina un carro sotto l’attenta guida del fattore, la scena descritta in un rigoroso monocromo è declinata nei toni del seppia nell’opera di Romagnoli. Apparentemente molto simili, le due immagini raffigurano momenti diversi di una stessa azione. Nella composizione di Romagnoli figura a terra, sulla sinistra, una catasta di stecchi; nel lavoro di Masotti la ramaglia e caricata sul carro trainato dai buoi. Non esistono indicazioni sufficienti per capire in che ordine siano da considerare i due momenti e neppure per determinare se si tratti di un episodio al quale i due giovani hanno assistito, o se invece le due composizioni siano frutto di “invenzioni” ispirate ai numerosi campionari fotografici di razze bovine, ancora conservati nella biblioteca del Collegio.

La tematica del lavoro dei campi era assai diffusa nel secondo Ottocento, inizialmente legata alla corrente del Realismo fu successivamente interpretata anche in chiave simbolista. In entrambi i casi considerati tanto la tecnica quanto la rigorosa ripresa dei dettagli, che ritornano pressochè identici nei due interpreti, fanno piuttosto pensare ad una sensibilità vicina al Realismo, ancorchè espressa in un linguaggio conforme agli esiti chiaroscurali di matrice toscana. Una differenza che pare significativa nel contesto della riflessione sulle singole opere e il ruolo che i due interpreti assegnano alla figura umana. Protagonista della scena (a pari merito con i buoi) nella composizione di Masotti, la figura dell’uomo si fa piccola e defilata nel lavoro di Romagnoli che riserva il primo piano ai due splendidi animali.

Un confronto simile a quello appena descritto può essere fatto anche tra due studi che descrivono il profilo di un mulo. Il termine di paragone in questo caso si deve a Cleto Capri che traccia a matita diversi schizzi dell’animale, un paio dei quali rialzati a tempera.

Il lavoro di Romagnoli ritrae invece in maniera “finita” il solo profilo della testa del mulo ripreso a distanza ravvicinata. Anche in questo caso potrebbe trattarsi tanto di un lavoro di elaborazione da campionari fotografici quanto di uno studio dal vero, tanto più che tra le uscite dei ragazzi figurano frequentemente gite a rappresentazioni equestri e a ippodromi.

Solo a titolo di esempio si riporta uno stralcio del Giornale del segretario tenuto nel mese di giugno proprio da Giuseppe Romagnoli “2 giugno - Il rettore volendoci passare un divertimento gradito, ci mandò a una rappresentazione della compagnia equestre Mariani al Teatro Brunetti” e ancora “10 giugno - Oggi andammo alle corse al Trotto nell’ippodromo Zappoli fuori Porta San Felice”. Tra l’altro, da queste stesse pagine, è possibile evincere qualcosa del carattere responsabile e rigoroso del giovane che poco più innanzi scrive “Il mio mese è stato un mese non indifferente, l’ultimo di scuola. Era impossibile che io mi potessi applicare con molto impegno a questa parte: di più gli esami sono finiti col mese, che li abbiamo dati il 29”.

Elisa Baldini

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015.