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Per la civiltà e per la patria

1912

Schede

La Società Francesco Francia, dopo una forzata sosta di un anno motivata dalla mancanza di locali per la rassegna, continua la sua promozione dell'arte locale nelle sale dell'Accademia di Belle Arti dal 12 settembre al 6 ottobre 1912. Tra le novità apportate, oltre alla nuova sede espositiva, è l'ammissione dei giovani studenti dell'Accademia (uno fra tutti Severo Pozzati) e l'istituzione di due nuovi premi indirizzati proprio a queste nuove leve dell'arte. Svoltasi in cinque sale al piano terreno del palazzo di via Belle Arti, la manifestazione vede partecipare sessanta artisti con duecentodiciotto opere. La commissione, composta da Adolfo De Carolis, Vittore Zanetti Zilla e Pieretto Bianco, assegna il primo premio di 500 lire al gesso Per la civiltà e per la patria di Silverio Montaguti. Una riproduzione in bronzo dell'opera viene ordinata da Laura e Manfredo Montuschi i quali acquistano anche una replica di un'altra scultura esposta dall'artista, Battesimo.

Osservatore sensibile del suo tempo, Montaguti esegue un gruppo plastico di dolorosa attualità. L'impresa libica offre all'artista l'occasione per esaltare le virtù e l'eroismo dei soldati italiani chiamati a sacrificarsi per la patria. Presso l'oasi di Sciara - Sciat, vicino Tripoli, il 23 ottobre 1911 l'XI Reggimento Bersaglieri ebbe la peggio in uno scontro contro l'esercito regolare turco e i ribelli arabi. Morirono quattrocento soldati e ne seguì una sanguinosa rappresaglia italiana contro la popolazione civile dell'oasi, che suscitò l'indignazione internazionale della stampa. Unico artista, stando a quanto riferiscono i giornali del periodo, ad aver tratto ispirazione dalla guerra di Libia, Montaguti esegue un gruppo di cadaveri mezzi sepolti sul campo di battaglia. L'inconsueto taglio compositivo permette allo scultore di concentrarsi sui volti scarni e trasfigurati dal martirio, tralasciando la descrizione dei loro corpi straziati. La morte, ritratta dall'artista con crudezza veristica, lascia «una amara contrazione» sui visi dei quattro soldati variamente riversi. Il modellato spigoloso evidenzia la rigidità dei busti, i muscoli tesi, le ossa sporgenti e raggiunge il suo apice sul volto scavato dell'uomo con il capo reclinato all'indietro. La dignità umana si ricompone invece nel soldato con il cappello da bersagliere, unico riferimento militare del gruppo di caduti. La morte spoglia quindi gli esseri umani dai loro riferimenti terreni e li lascia nudi e soli nel trapasso; unica consolazione il valore delle loro azioni.

Strettamente legato all'opera è il titolo datole da Montaguti, Per la civiltà e per la patria. La crudeltà del martirio e il disarmante orrore della morte acquistano significato nella nobiltà del sacrificio compiuto per amore della patria. Verso alti ideali si compiono quindi le imprese dei giovani eroi caduti in guerra. Il titolo originale sfortunatamente si modificherà negli anni con la conseguente perdita del nobile concetto a cui l'artista si è ispirato. Nella catalogazione del 1936 delle opere presenti alla Galleria d'Arte Moderna, Guido Zucchini archivia il bronzo come Sciara - Sciat. Titolo successivamente cambiato in I caduti da Franco Solmi nel redigere il suo inventario del 1975.

Federica Fabbro

Testo tratto da: F. Fabbro 'Silverio Montaguti, (1870-1947), Bologna, Bononia university press, 2012.