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Palazzo Malvezzi de’ Medici

Di rilevanza storica

Schede

Il palazzo, sorto sullo stabile che Giovanni Malvezzi acquistò nel 1458 da Giacomo Ursi nell’attuale via Zamboni, fu edificato per iniziativa di Paola Campeggi, vedova di Bartolomeo Malvezzi, e del figlio Giovanni, come simbolo della rinata potenza politica ed economica della famiglia dopo le vicissitudini legate alla rovina di Giovanni II Bentivoglio. Realizzata a partire dal 1560 da Bartolomeo Triachini – già autore di palazzo Vizzani – la dimora pervenne nel 1590 ad Antonia Sampieri, vedova di Giovanni, e ai nipoti Cornelio e Giulio Cesare Lambertini. Dal 1606 fu proprietà dei fratelli Aldrovandino, del ramo dei Malvezzi “dal portico buio” (così denominato dalla penombra che caratterizza il porticato, interpretazione che la critica recente tende ad escludere), eredi e successori dal 1698 dei Malvezzi de’ Medici, di cui adottarono il cognome.

Fra le opere maggiori all’interno dell’edificio, articolato in tre ordini sovrapposti (dorico, ionico, corinzio), merita menzione lo scalone d’onore promosso dal marchese Giuseppe Malvezzi de’ Medici e realizzato nel 1725 su progetto di Ferdinando Bibiena. Ad Alfonso Torreggiani fu affidata la direzione dei lavori. Qualche anno dopo, nel 1730, i Malvezzi provvidero al restauro del portico esterno. Sembra, stando alla descrizione che fornisce l’Oretti, che la famiglia non fosse in possesso di un grande patrimonio di opere d’arte, fra le quali ricordiamo però un Noli me tangere di Francesco Albani, una Madonna di Simone Cantarini da Pesaro, una Beata Vergine col Bambino e San Francesco di Elisabetta Sirani, un Salvatore di Lodovico Carracci. Piuttosto sorprendente appare anche l’assenza di decorazioni nelle sale del palazzo anteriori al 1852, anno in cui Giovanni Malvezzi de’ Medici, protagonista del Risorgimento bolognese e futuro sindaco della città (1872), avviò grandi lavori di abbellimento al piano nobile. L’esecuzione degli interventi fu affidata allo scenografo Francesco Cocchi, ai figuristi Girolamo Dal Pane e Antonio Muzzi, e agli ornatisti Giuseppe Badiali, Andrea Pesci e Luigi Samoggia.

Il palazzo, sede dell’Amministrazione provinciale dal 9 giugno 1931, ha subìto gravi alterazioni durante i lavori di ristrutturazione avvenuti nello stesso anno, soprattutto nel cortile maggiore dell’edificio, nello scalone bibienesco e nel grande salone delle feste, dal quale sono stati rimossi il drappeggio dipinto lungo il fregio delle pareti e i grandi scudi parietali contenenti gli stemmi della famiglia. Il mancato acquisto da parte della Provincia della ricchissima biblioteca dei Malvezzi ha causato lo smembramento della raccolta, costituita da migliaia di opuscoli, codici e manoscritti rari di argomento locale, libri a stampa, parte conservati presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio e l’Università di Bologna, parte presso la Biblioteca del Senato di Roma, parte venduti. Gli arredi del palazzo sono finiti sul mercato antiquario.

Mara Casale