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Monumento di Francesco Piana

1836

Schede

Il disegno per il monumento, conservato in collezione privata, si deve ad una mano che purtroppo non si è riusciti ancora ad individuare, anche se l’autore si sigla "Ing. E. R. F." Assai complessa la vicenda del sepolcro Piana.

Come ricordato da Bosi nella sua raccolta Archivio patrio…, "Francesco Piana fu nei suoi ottantanove anni di vita il vero modello de’ buoni ed onesti impiegati. Non si sposò mai e fece passo passo la scala saliente nella pubblica azienda dei fiumi; finchè in età matura vi fu Campioniere; indi passò Segretario delle Congregazioni Consorziali de’ Circondarii di scolo". La sua onestà lo porta ad essere consigliere del cardinale Boncompagni, in quanto "riverente a’ suoi capi, lodator parco, adulatore non mai". Raggiunge così alte responsabilità, tanto che "la prima formazione del Catasto nostro si deve al Piana ed al signor Domenico Tesi".
Alla sua morte un personaggio così "amato anche tra il volgo", non poteva che essere  degnamente onorato con un monumento. Il 13 maggio 1836, Nicolò Dè Scarani e Giuseppe Pallotti quali "Deputati delli Circondarii de’ Scoli" acquistano un arco nel Chiostro I di Ingresso "onde tumularvi il cadavere del fù Sig.r Francesco Piana".
La documentazione rinvenuta presso l’Archivio Storico dell’Accademia scopre poi una grottesca storia sull’approvazione del monumento. Il 15 luglio 1835 il Comune invia in Accademica "tre disegni per gli ornamenti e per le decorazioni del sepolcro, mostrando di essere disposte ad eseguire quale potrà essere dalla Magistratura prescelto oltre ad esternare il loro parere, e di indicare se e quali modificazioni si abbiano a prescrivere". La commissione si riunisce il 27 dello stesso mese. In riferimento al primo disegno si "segnala ovunque l’imperizia dell’autore nelle cose anche più ovvie dell’arte", tanto che commentando il fregio dell’arco trovano la "prova più pervadente, che l’autore di questo Progetto manca affatto di cognizioni artistiche". Il secondo progetto è "pur opera dello stesso autore, e poco meno infelice dell’altro tanto da segnalare anche il male inteso, e peggio disegnato Festone". Il terzo Disegno è "alquanto meglio disegnato, e dicasi per anco meno difettoso". Dopo un lungo elenco di richieste di  aggiustamenti che ne rendesse "meno disgustosa la loro forma" lo si segnala in altro foglio quale quello preferibile. Ma uno dei componenti della commissione appone anche una ulteriore nota a margine, segnalando anche "quell’aborto poi di tronco di colonna".
L’approvazione porta ad un grave imbarazzo in Accademia tanto che Antonio Bolognini Amorini, rivolgendosi al Comune invita a muoversi "perché situazioni del genere non si ripetano, oltre a voler cospirare insieme perché l’amore delle buone arti …trionfi a dispetto
dell’ignoranza e della malignità".

Il progetto qui presentato è proprio la terza idea, dopo che vengono recepite tutte le indicazioni della commissione. Ora però, se si va in visita alla Certosa, ci si trova davanti ad un sepolcro del tutto diverso, anche nell’iconografia, che viene eseguito dallo scultore Bernardo Bernardi. Risulta quindi singolare che sul foglio vi sia la scritta "Eseguito". Non sappiamo cosa sia successo tra il 1835 e l’anno successivo con l’acquisto del sepolcro, certo è che il risultato rimane tra i più modesti monumenti neoclassici nel cimitero.

Roberto Martorelli

Testo tratto dal catalogo della mostra "Luce sulle tenebre - Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna", Bologna, 29 maggio - 11 luglio 2010.