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Federico Monti

9 Ottobre 1836 - 5 Febbraio 1910

Scheda

Lo scultore Federico Monti (Bologna, 9 ottobre 1836 - ivi, 5 febbraio 1910), avvia il suo percorso artistico presso l'Accademia di Belle Arti della sua città. Spesso confuso con Carlo, Francesco o Giovanni, del suo catalogo poco è noto. Qui di seguito indichiamo le opere esistenti o documentate. Nel Collegio Venturoli fu allievo di scultura nell’alunnato 1849 -1856, seguito da Massimiliano Putti; successivamente conseguì, per concorso, il “Pensionato Angiolini” a Roma nei primi due anni e nei due seguenti a Firenze e, forse, a Torino presso le rispettive Accademie di Belle Arti alla scuola degli scultori Pietro Tenerani, Giovanni Duprè e Vincenzo Vela.

Nel 1856 vince il premio accademico Curlandese con Il Genio della Pace, esposto insieme ad un altro Genio. Completa la serie il ritratto della madre, effigiata con si grande verità, che non pure somigliantissima, ma di carne, e viva, e parlante ella sembra. Le sue capacità gli consentono di accedere nel 1857 al Collegio artistico Venturoli, dove espone una figura a tutto tondo intitolata Innocenza. Nello stesso anno, la Società Promotrice acquista un suo gruppo plastico rappresentante Cefalo e Procri e ottiene l'alunnato romano cui dovrebbe seguire l'apprendistato presso lo scultore Vincenzo Vela. Nel 1863, con il Giotto lo scultore viene premiato in occasione dell'esposizione triennale di Bologna. Il corpo accademico così si esprime sulla decisione presa: passando agli scolpiti, il còmpito della Commissione è agevolato, sì dalla natura stessa dell'arte, e sì dalla quantità delle opere messe in mostra, fra le quali emergono innanzitutto il Giotto, che sta dintornando una pecorella del suo armento: statuetta in gesso del signor Monti Federico. (...). Il concetto del Giotto, e la naturale imitazione del vero che nell'insieme si ravvisa, fanno dimenticare le mende che all'occhio artistico non potrebbero sfuggire, ma che non son tali da lasciar in forse nel proprio premio. Oltre a questa scultura, Monti espone in Accademia due bassorilievi, uno in marmo rappresentante Il Salvatore e l'altro in gesso dal titolo Dar da bere agli assetati e, infine, una statua in gesso, Prefica.

Nel 1866 e 1870 espone presso la Società Promotrice di Bologna due gessi, S. Giovanni ed Ercole fanciullo che strozza i serpenti e, ancora in queste occasioni si ammira anche una Rebecca alla fonte. Un bozzetto in gesso per un monumento a Galvani è visibile all'Esposizione triennale di Bologna del 1867, mentre nella basilica bolognese di S. Domenico scolpisce una Santa Caterina. Meglio documentate le sue sculture per la Certosa. Primo marmo è il bassorilievo con il Genio della riconoscenza, dedicato a Innocenzo Bertocchi (1865-68), cui segue quello per la famiglia Canè (1871 ca.) e il bel ritratto, firmato, di Gozzadina Gozzadini (1906). Per il Pantheon scolpisce i ritratti di Giovanni Gozzadini (1897) e Antonio Montanari (1909). Nel 1888 contribuisce alle decorazione dell'ingresso dell'Esposizione Emiliana con il suo ritratto di Romagnosi. Il suo studio nel 1876 risulta essere a Bologna, in via Pelacani 3020.

Roberto Martorelli

Testo tratto da: R. Martorelli, Cento anni di scultura bolognese. L’album fotografico Belluzzi e le sculture del Museo civico del Risorgimento, numero monografico de “Bollettino del Museo del Risorgimento”, LIII, 2008