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Giovanni Giuseppe Mazzacorati

21 settembre 1837 - 28 febbraio 1869

Scheda

Quarto figlio di Giuseppe e di Sofia Cipriani, Giovanni Giuseppe Mazzacorati era nato il 21 settembre 1837 (ms. B 698/2, tav. 129). Fu volontario nelle Guide di Garibaldi durante la guerra del 1866, amico e commilitone di Quirico Filopanti (Cantoni, Primi passi, p. 42), e fu insignito della medaglia d’argento nella battaglia di Condino, il 16 luglio 1866, «per essere passato più e più volte a cavallo sotto un vivo fuoco per portare ordini e per avere spinto all’assalto varie compagnie» (Maioli, D. Ris.). Appassionato di musica, ebbe carattere «fiero, anzi, talvolta, alquanto irruento e impetuoso» (Maioli, ibidem): morì tragicamente il 28 febbraio 1869 in un duello da lui stesso sollecitato con il marchese Francesco Pizzardi e che non si riuscì a evitare («Il Monitore Bolognese», 28 febbraio 1869). Così Enrico Bottrigari (IV, pp. 76, 77) ricorda l’avvenimento:

«In quest’ultimo giorno di febbraio, circa alle ore 7 antimeridiane, alla Cà Selvatica, circa a 10 miglia dalla città, fuori Porta S. Felice, e precisamente nella Villa della signora Elena Negri Minghetti, ha avuto luogo un duello a morte fra due giovani appartenenti a famiglie cospicue per ricchezza e della moderna aristocrazia: Francesco Marchese Pizzardi l’uno, l’altro Marchese Giuseppe Mazzacorati. La cagione vera si ignora, mentre alcuni vogliono attribuirla ad una questione non troppo morale di galanteria, altri ad una mortale antipatia del Mazzacorati verso il Pizzardi; finalmente a vendetta dell’onore offeso nella persona del fratello maggiore del Mazzacorati. Lasciando la verità al suo posto, dirò che le condizioni del duello, proposte dal Mazzacorati, erano così crudeli che nessuno volle prestarsi alla parte di padrini o secondi. Non valsero a rimuovere dal fatale proposito il Mazzacorati, né le preghiere degli amici, né gli uffici di persone autorevoli. La sfida ebbe luogo alla presenza di due persone che loro malgrado prestaronsi a fare da testimoni per togliere al duello l’apparenza dell’assassinio. Al primo colpo di pistola (una rivoltella di precisione) tirato dal Pizzardi, che la sorte prescelse ad esplodere per primo, il Mazzacorati colpito al capo cadde cadavere! Bologna tutta n’è contristata e le persone savie deplorano che, in tempi di tanto decantata civiltà, si rinnovino in Italia tali atti di barbarie, che la legge punisce invano, poiché una falsa opinione cavalleresca e prepotente stigmatizza di vigliaccheria coloro che per ricevute offese si ricusassero di ricorrere al duello!! [...] Alle ore 3 pomeridiane del giorno 9 marzo, gli amici del compianto Mazzacorati, caduto in duello, come per me si disse, deposero una corona di fiori sulla di lui tomba al nostro Campo Santo. Alla mesta cerimonia intervennero i volontari garibaldini di qui, avendo il defunto fatto parte di quel corpo nell’ultima campagna del 1866. Il Prof. Enrico Panzacchi pronunciò sulla tomba un discorso pieno di nobili sensi. La banda comunale fece udire scelte e patetiche armonie. Segue la pessima stagione! Piove e nevica e fa un freddo veramente invernale che nuoce alla salute».

Il povero Mazzacorati avrebbe dovuto capire immediatamente con chi aveva a che fare e le scarse possibilità di un suo successo nel caso, come fu effettivamente, che la sorte desse all'avversario il primo colpo. Il Pizzardi, infatti, prima del duello, aveva con sprezzante spavalderia lanciato in aria un orologio centrandolo al primo colpo e mandandolo in pezzi (Beseghi, pp. 135-136).

Silvia Benati