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Giuseppe Mattioli

10 Maggio 1817 - 1 Febbraio 1893

Scheda

Discendente in linea materna da Luigi Galvani, seguì gli studi legali laureandosi in legge nel 1839. Si dedicò alla professione forense, mantenendo però sempre una grande passione per le lettere. Tenace oppositore del Governo pontificio (nel 1831, a 14 anni, fece parte della Legione di Pallade), amico di Ugo Bassi (di cui il fratello Alfonso fu compagno di fede), negli anni ’30 e ’40 venne pesantemente coinvolto nei moti liberali, fino a venire condannato a morte per delitto di cospirazione il 21 agosto 1845. Trascorse due anni in Castel Sant’Angelo, insieme ad un altro bolognese, Giuseppe Galletti. In quel periodo si dedicò molto alla poesia. Liberato dall’amnistia di Pio IX, divenne riformista, convinto sostenitore della necessità di introdurre miglioramenti amministrativi ed economici, al fine di elevare le condizioni di vita della popolazione. Nel 1847 il periodico “Il povero” pubblicò diversi suoi scritti, in versi e in prosa, con contenuti di questo tipo. Le vicende del 1848 lo convinsero comunque dell’impossibilità di portare il papato ad un governo più illuminato. Partecipò così agli eventi dell’inverno 1848-1849, che portarono alla fuga di Pio IX ed alla costituzione della Repubblica Romana. Rappresentante di Russi all’Assemblea Costituente, fu anche preside di Ancona in quei turbolenti mesi, nei quali ebbe modo di collaborare con Livio Zambeccari, comandante delle truppe a difesa della città, e con Felice Orsini, anch’egli dislocato nella città marchigiana con il compito di restaurare l’ordine pubblico. Alla caduta della città, presa dagli austriaci dopo un lungo assedio ed un bombardamento dal mare, il 20 giugno si imbarcò su una nave inglese, che lo portò a Corfù, dove giunse il 25. Qui rimase dieci anni, rimanendo sempre in contatto con il Mazzini ed il suo entourage, e dedicandosi alla sua passione letteraria. Allo scoppio della Seconda Guerra di Indipendenza decise di tornare in Italia. Qui, nel 1860 fece parte del comitato La Nazione, che, in parallelo alla Società Nazionale raccoglieva fondi per finanziare la spedizione garibaldina in Sicilia. Alla costituzione del Regno d’Italia, poté finalmente dedicarsi ai suoi componimenti letterari, pago dell’incarico di professore di storia presso il R. Istituto Tecnico di Bologna. A Bologna fu amico di Ceneri, di Filopanti, di Carducci. Si sposò nel 1872 con Virginia Simonini, ed ebbe una figlia, Augusta.

La lapide, semplicissima, eretta in Certosa alla sua morte, si trova da qualche anno spezzata, ed una parte è dispersa. Il testo, rilevato nel 1999-2000 da coloro che stavano iniziando il meritorio lavoro di documentare e catalogare la Certosa di Bologna, così recitava: QUI FU DEPOSTO / GIUSEPPE CAMILLO MATTIOLI / PROFESSORE LODATO DI STORIA E GEOGRAFIA / NELL'ISTITUTO TECNICO DI BOLOGNA / REPUBBLICANO FINO DA GIOVANE / VOLLE LA PATRIA LIBERA E UNA / NE EBBE PRIGIONIA ESILIO POVERTA' / CADUTE LE MALE SIGNORIE / GUARDO' CON AMORE L'ITALIA / DA VITTORIO EMANUELE II REDENTA / SERBANDO CURA SU ANTICA FEDE / FU BUON MARITO E PADRE / CARO A TUTTI PER LA SEMPLICITA' DEI COSTUMI / PER LA TOLLERANZA DELLE DIVERSE OPINIONI / PER L'AFFABILITA' DEI MODI / PER LA PRONTEZZA A DIMENTICARE LE PATITE OFFESE / VISSE ANNI 76 MORI' IL 12 FEBBRAIO 1893 / CON LUI RIPOSA VIRGINIA SIMONCINI SUA MOGLIE / ESEMPIO DI DOMESTICHE VIRTU' / MORTA IL 8 AGOSTO 1898 / LA FIGLIA AUGUSTA / AI VENERATI GENITORI / POSE QUESTA MEMORIA

Mirtide Gavelli

Bibliografia: A. M. Ghisalberti, Mattioli, Giuseppe Camillo, in M. Rosi (a cura di), Dizionario del Risorgimento Nazionale. Dalle origini a Roma capitale. I fatti e le persone, Milano, Vallardi, 1937, ad nomen; Fiorenza Tarozzi, Mattioli, Giuseppe Camillo, in corso di pubblicazione nel Dizionario biografico degli italiani.