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Collezioni Comunali d'Arte

Di rilevanza storica

Schede

Fondate nel 1936, hanno sede in quello che fu anticamente l'appartamento dei Cardinali Legati, con fregi e soffitti dipinti dal Cinquecento al primo Ottocento. Espongono un importante patrimonio di dipinti, mobili, arredi, suppellettili, provenienti dalle principali donazioni pervenute al Comune di Bologna soprattutto nel corso dell'Ottocento e nel primo Novecento (Baruzzi, Pizzardi, Pepoli, Rusconi), oltre ad importanti opere già appartenute alle magistrature cittadine, fra cui l’importantissimo nucleo di Opere di Donato Creti donate al Senato Cittadino da Marcantonio Collina Sbaraglia nel 1744, e ad una parte cospicua dell’ingente collezione dell’artista Pelagio Palagi (morto nel 1860). Si segnala in particolare il cospicuo nucleo di tavole e croci scolpite e dipinte di epoca medievale, di cui la parte più cospicua prima del 1936 era inserita nella sezione medievale del Museo Civico di palazzo Galvani, inaugurato nel 1882. Vi compaiono il Maestro dei Crocefissi francescani, lo “pseudo-Jacopino”, Vitale da Bologna, Jacopo di Paolo, il Maestro di Arquà, il probabile Maestro di Offida, Barnaba da Modena, Alvar Pirez, opere ancora anonime di scuole diverse.

Le Collezioni Comunali espongono inoltre dipinti e sculture di artisti postmedievali, che si scalano dal Quattrocento fino agli inizi del Novecento. Vi compaiono Cristoforo Moretti, Cristoforo di Benedetto, Francesco Francia, Luca Signorelli, Amico Aspertini, Filippo da Verona, Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, Orazio Sammacchini, Francesco Cavazzoni, Bartolomeo Passerotti, Jacopo Robusti detto il Tintoretto, Ludovico Carracci, Artemisia Gentileschi, Maestro del lume di candela, Michele Desubleo, Carlo Francesco Nuvolone, Benedetto Gennari, Pier Francesco Cittadini, Giovanni Antonio Burrini, Giuseppe Maria e LuigiCrespi, Ferdinando Galli Bibiena, Domenico Schianteschi, Vittorio Maria Bigari, Pietro Paltronieri detto il Mirandolese, Ubaldo, Gaetano e Mauro Gandolfi, Antonio Canova, Petronio Fancelli, Francesco Hayez, Karl Brjullov, Domenico Ferri, Antonio Porcelli, Luigi Serra, Raffaele Faccioli, Alfredo Savini, Vincenzo Gemito, Adolfo De Carolis. Il percorso espositivo è caratterizzato da un nucleo di oltre venti dipinti di Donato Creti, principalmente la splendida serie di diciotto fra tele e oli su rame (Storie di Achille, Mercurio e Paride, Mercurio e Giunone, quattro Virtù, otto Sovrapporte monocrome con figure maschili e femminili), destinati al Senato cittadino nel 1744 dall’erede di Girolamo Sbaraglia, medico dello Studio bolognese, famoso avversario di Marcello Malpighi. Questi dipinti sono esposti nella grande Galleria Vidoniana - dal cognome del cardinale Pietro Vidoni che la fece realizzare nel 1665 - con decorazione barocca nella volta e inserti scultorei di epoca neoclassica alle pareti (Giacomo Rossi e Giacomo de Maria), arredi e sculture fra Barocchetto e Ottocento.

Nel 2004 il museo è stato arricchito da una nuova sezione dedicata a Pelagio Palagi artista e collezionista (sale 19 e 20). Dell’artista sono esposti importanti dipinti di soggetto mitologico (Diana, Nascita di Venere) alcuni dei quali (Storie di Teseo e Arianna) riproducono scene del ciclo perduto di affreschi per Palazzo Torlonia, distrutto nel 1901 per ampliare lo spazio antistante l’Altare della Patria in Piazza Venezia a Roma; altri sono progetti per imprese decorative presso la corte sabauda (studi per la Danza delle ore nel soffitto del salone da ballo in Palazzo Reale a Torino), di soggetto storico (Le Troiane incendiano le navi, Mario e il Cimbro, Leonida in partenza per le Termopili, Leonida condanna Cleombroto, Focione rifiuta i talenti di Alessandro, Saffo e Rodope); inoltre un’interessantissima serie di ritratti (Giovanni Guizzardi, Petronio Montanari, Teresa Tambroni Cuty, Bonifacio Asioli, Pietro Lattuada, Andrea Vismara, Defendente Sacchi, Famiglia Insom), alcune vedute d’interni (Arco a caduta d’acqua, Veduta all’antica, Interno gotico) e paesaggi richiamati all’ antico (Veduta delle Mura Aureliane con la Piramide di Caio Cestio, Giardino della Villa Traversi a Desio). Una sezione riguarda Bologna tra Otto e Novecento, con particolare riferimento al restauro urbano (progetti del Comitato per Bologna storica e artistica, fra cui quelli per Palazzo Comunale, Palazzo Re Enzo, Palazzo dei Notai, per la Rocchetta della torre Asinelli, per la Casa degli armigeri dei Bentivoglio) e alle arti applicate (merletti e ricami Aemilia Ars).

Il museo si caratterizza per l’ambientazione delle opere nelle sale con volte e soffitti decorati e importanti arredi antichi, particolarmente accentuata nell’ala “Rusconi”, arredata con gusto neosettecentesco. Spicca per importanza storica e civica la sala Urbana o degli Stemmi (sala 17), dedicata nel 1630 a papa Urbano VIII (da cui la denominazione) da Bernardino Spada, allora Cardinal Legato a Bologna. La decorazione del soffitto è opera del giovane Angelo Michele Colonna, massimo esponente della scuola bolognese di quadratura, mentre le pareti furono progressivamente arricchite dagli stemmi dei Governatori e Legati, per la maggior parte cardinali, succedutisi nella legazione bolognese. Vi compaiono, fra gli altri, lo stemma del cardinale Egidio Albornoz, del Cardinal Bessarione, di Francesco Guicciardini, di San Carlo Borromeo, e di Pontefici che erano stati Cardinali Legati a Bologna prima di salire al soglio pontificio (fra cui quelli di Giulio II, Leone X, Urbano VIII). La ricostruzione virtuale della Sala Urbana è disponibile cliccando qui Al termine del braccio cinquecentesco, ora “Rusconi” dal nome della raccolta da cui proviene la maggior parte di dipinti e arredi, la “Boschereccia”, quasi un’apparizione, è una fra le più suggestive stanze-paese largamente diffuse nella Bologna napoleonica; si collega ad un antico tramando di decorazioni murali che traveste le stanze con finti pergolati e finte strutture architettoniche, aprendo illusoriamente, oltre il limite della parete, su cieli, giardini, vedute paesaggistiche. Le pitture sono di Vincenzo Martinelli per le verzure e il paesaggio, di Giuseppe Valliani, per le figure, imperniate sul mito di Zefiro e Flora. Introducono e proseguono idealmente il percorso museale Sala e Cappella Farnese; per volontà del cardinal Legato Girolamo Farnese, da cui il nome, la grande sala fu affrescata nel 1660, con un importante ciclo di affreschi a soggetto storico riguardanti la presenza del potere Pontificio nella città; sono opera di un’équipe diretta da Carlo Cignani, di cui fecero parte Emilio Taruffi, Luigi Scaramuccia, Lorenzo Pasinelli, Giovanni Maria Bibiena, Bartolomeo Morelli detto il Pianoro. L’antica Cappella Palatina, denominata “Farnese” a seguito degli interveti seicenteschi, conserva l’importante ciclo di affreschi con Storie della Vergine di Prospero Fontana (1562), che qui importò da Roma la “Maniera” ispirata ai grandi maestri del pieno Rinascimento romano (Raffaello, Michelangelo), facendo di questo ambiente la “Sistina” dei Bolognesi, come affermava Carlo Cesare Malvasia nelle Vite dei Pittori bolognesi (1678).

Carla Bernardini

Deutsche sprache.DIE STÄDTISCHE KUNSTSAMMLUNGEN. Sie wurden im Jahr 1936 gegründet und befinden sich in der ehemaligen Wohnung der Kardinal Legaten. Deren Fliesen und Decken sind aus dem 16. bis frühen 19. Jahrhundert. Sie zeigen Gemälde, Möbel und Einrichtungsgegenstände, die durch die wichtigsten Spenden finanziert wurden, die die Gemeinde Bologna insbesondere im 19. und frühen 20. Jahrhundert (Baruzzi, Pizzardi, Pepoli, Rusconi) erhalten hat. Sie zeigen auch wichtige Werke, die bereits dem Richteramt gehörten. Es gibt auch wichtige Werke von Donato Creti, die 1744 von Marcantonio Collina Sbaraglia dem Senat der Stadt gespendet wurden, und aus einem großen Teil der riesigen Sammlung des Künstlers Pelagio Palagi. Wichtig sind die mittelalterlichen geschnitzten und bemalte Tische und Kreuze, von denen der auffälligste Teil vor 1936 in den 1882 eingeweihten mittelalterlichen Teil des Bürgermuseums des Palazzo Galvani aufgenommen wurde. Der Meister der franziskanischen Kruzifixe ist vertreten, der "Pseudo-Jacopino" Vitale aus Bologna, Jacopo di Paolo, der Maestro aus Arquà, der wahrscheinliche Maestro aus Offida, Barnaba da Modena, Alvar Pirez. Es gab auch anonyme Werke aus verschiedenen Schulen. Die städtischen Kunstsammlungen zeigen auch Gemälde und Skulpturen von post-mittelalterlichen Künstlern, die vom 15. bis zum frühen 20. Jahrhundert lebten. Sie waren Cristoforo Moretti, Cristoforo di Benedetto, Francesco Francia, Luca Signorelli, Amico Aspertini, Filippo da Verona, Jacopo Zanguidi, bekannt als Bertoja, Orazio Sammacchini, Francesco Cavazzoni, Bartolomeo Passerotti, Jacopo Robusti, bekannt als Tintoretto, Ludovico Carracci, Artemisia Gentileschi, Michele Desubleo, Carlo Francesco Nuvolone, Benedetto Gennari, Pier Francesco Cittadini, Giovanni Antonio Burrini, Giuseppe Maria und Luigi Crespi, Ferdinando Galli Bibiena, Domenico Schianteschi, Vittorio Maria Bigari, Pietro Paltronieri, bekannt als Miroolo Gandolfi, Antonio Canova, Petronio Fancelli, Francesco Hayez, Karl Brjullov, Domenico Ferri, Antonio Porcelli, Luigi Serra, Raffaele Faccioli, Alfredo Savini, Vincenzo Gemito, Adolfo De Carolis. Cristoforo Moretti, Cristoforo di Benedetto, Francesco Francia, Luca Signorelli, Amico Aspertini, Filippo da Verona, Jacopo Zanguidi, bekannt als Bertoja, Orazio Sammacchini, Francesco Cavazzoni, Bartolomeo Passerotti, Jacopo Robusti, bekannt als Tintoretto, Ludovico Carracci, Artemisia Gentileschi, Michele Desubleo, Carlo Francesco Nuvolone, Benedetto Gennari, Pier Francesco Cittadini, Giovanni Antonio Burrini, Giuseppe Maria und Luigi Crespi, Ferdinando Galli Bibiena, Domenico Schianteschi, Vittorio Maria Bigari, Pietro Paltronieri, bekannt als Mauro Gandolfi, Antonio Canova, Petronio Fancelli, Francesco Hayez, Karl Brjullov, Domenico Ferri, Antonio Porcelli, Luigi Serra, Raffaele Faccioli, Alfredo Savini, Vincenzo Gemito, Adolfo De Carolis. In dem Ausstellungsplan befinden sich mehr als zwanzig Gemälde von Donato Creti, die in der ausgestellt sind. Der Name Vidoniana stammt von dem Nachnamen Kardinal Pietro Vidonis. Im Jahr 2004 wurde das Museum mit einem neuen Bereich für den Künstler und Sammler Pelagio Palagi (Räume 19 und 20) bereichert. Es gibt seine wichtigen mythologischen Gemälde (Diana, Geburt der Venus), von denen einige Szenen (Geschichten von Theseus und Ariadne) aus dem verlorenen Freskenzyklus des Palazzo Torlonia reproduziert wurden. Der Palast wurde 1901 zerstört, um den Raum vor dem “Altar der Heimat” auf der Piazza Venezia in Rom auszubauen. Es gibt auch andere Projekte für dekorative Unternehmen am savoyischen Hof (in Turin). Sie haben ein historisches Thema (die Trojaner zündeten die Schiffe an, Mario und die Cimbro, Leonidas, die abreise von Thermopylae, Leonidas verurteilt Cleombrotus, Focione lehnt die Talente von Alessandro, Saffo und Rodope ab). Außerdem ist eine interessante Serie von Porträts (Giovanni Guizzardi, Petronio Montanari, Teresa Tambroni Cuty, Bonifacio Asioli, Pietro Lattuada, Andrea Vismara, Defendente Sacchi, Familie Insom), einige Innenansichten (Wasserfallbogen, altes, gotisches Interieur) und Landschaften zu sehen, die an die Antike erinnern. Ein Teil beschäftigt sich mit Bologna im 19. und 20. Jahrhundert, mit Bezügen zur Stadterneuerung und der angewandten Kunst. Das Museum ist eindrucksvoll, weil die Räume mit Gewölben, Decken sowie wichtigen antiken Möbeln dekoriert sind. Die Urbana- oder degli-Stemmi-Halle (Raum 17) zeichnet sich durch historische und bürgerliche Bedeutung aus, die 1630 von Bernardino Spada, dann Kardinal Legato in Bologna, Papst Urban VIII sind. Die Deckendekoration ist das Werk des jungen Angelo Michele Colonna, der bedeutendste Vertreter der Bologneser Quadraturschule. Die Gemälde sind von Vincenzo Martinelli im Bereich Landschaft, Giuseppe Valliani ist für die Figuren verantwortlich, die sich auf den Mythos von Zefiro und Flora konzentrieren. Die alte Kapelle, nach den Werken aus dem 17. Jahrhundert "Farnese" genannt, bewahrt den wichtigen Zyklus von Fresken mit Geschichten der Jungfrau von Prospero Fontana (1562), der hier die von den großen Meistern der vollen Renaissance inspirierte "Art" aus Rom importierte. Er machte diese Umgebung zur "Sistina" der Bologneser, wie Carlo Cesare Malvasia zum Leben der Bologneser Maler (1678) feststellte. (Traduzione a cura di Alessia Palmieri nell'ambito del PCTO - percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento con il Liceo Galvani di Bologna, anno 2019-20).