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Circoli e salotti femminili a Bologna nel XIX secolo

1800 | 1900

Schede

Nonostante la sua situazione apparentemente periferica rispetto ai centri della politica nazionale, la Bologna pre e post-risorgimentale fu una città vivace. Sia negli anni “francesi” che in quelli della stagione risorgimentale, si può infatti parlare di un notabilato bolognese partecipe dei progetti nazionali sulla via del rinnovamento e della modernità. In questo quadro non mancava una forte presenza femminile, impegnata in attività letterarie, teatrali, ma anche – sorprendentemente più di quanto i tempi e le mentalità dominanti possano far pensare – politiche. Sulla scia del modello della chambre bleu di Madame de Rambouillet, il luogo privilegiato della sociabilità femminile bolognese divenne, almeno a partire dalla fine del XVIII secolo, il salotto. Qui le donne della aristocrazia e alta borghesia bolognese, colte e raffinate, si riunivano per discutere di arte, letteratura e poi anche di politica. Occorre quindi fare una distinzione tra una prima stagione di riunioni conviviali che assunsero maggiormente l’aspetto dei cenacoli e dei circoli letterari e musicali, come nelle case di Maria Brizzi Giorni, Teresa Carniani Malvezzi e nel salotto-giardino di Cornelia Rossi Martinetti, e un secondo momento quando, almeno a partire dalla rivoluzione del 1831, fu la politica ad entrare nelle conversazioni delle nobildonne bolognesi.

Nella prima metà dell’Ottocento, Bologna era divisa tra una élite clericale che si riuniva nei salotti Marsigli, Grabinski, Sassoli Tomba e Rusconi e un’opposizione liberale che appoggiava la politica di Minghetti e si ritrovava principalmente nelle case Pepoli e Tanari. Qui naturalmente erano le donne a “tenere conversazione”, donne che erano aggiornate sull’evoluzione politica nazionale ed europea e che non esitavano, nei momenti di lotta, a “scendere in piazza” a costruire barricate o a cucire bandiere e raccogliere fondi per i soldati al fronte. Uno degli aspetti interessanti di questa sociabilità bolognese è dato dal fatto che molto spesso la tradizione salottiera si trasferisce dalla prima alla seconda generazione: la marchesa Brigida Fava Ghisilieri Tanari e la figlia Augusta Tanari Malvezzi; la principessa Letizia Murat Pepoli e la figlia contessa Carolina Tattini Pepoli o il salotto di casa Marsili. Il salotto divenne quindi il luogo privilegiato in cui le donne potevano manifestare le loro idee e partecipare alla vita pubblica cittadina; non a caso la fine di questi luoghi della sociabilità venne segnata, verso la fine del XIX secolo, dal progressivo sviluppo di altre forme di riunioni delle donne, che cominciavano a riunirsi in associazioni e a far sentire la loro voce attraverso riviste e giornali.

Elena Musiani

Bibliografia: E. Musiani, Circoli e salotti femminili nell’Ottocento. Le donne bolognesi tra politica e sociabilità, Bologna, Clueb, 2003.