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Cappella Pepoli

1868

Schede

Protagonista della scultura funeraria in Certosa, Massimiliano si sostituì in questo ruolo al padre Giovanni fin dagli anni Trenta dell'Ottocento, realizzando circa trenta opere fra medaglioni, busti ritratto ed elementi di ornato e una decina di monumenti veri e propri. Il suo stile è caratterizzato da un richiamo ad elementi religiosi di matrice purista - è del 1843 il Manifesto Purista di Pietro Tenerani, la cui opera Putti conobbe in occasione di un viaggio a Roma nel 1840 - e da un fine naturalismo derivato dal celebre scultore Bertel Thorvaldsen, danese ma anch'egli attivo a Roma. Esito particolarmente riuscito di questo stile è il nostro monumento, in cui il Cristo Redentore richiama quello thorvaldseniano eseguito nel 1821 nella Vor Frue Kirke di Copenaghen: Putti ne richiama l'identica postura e il benevolo gesto di accoglienza delle due anime oranti, ma se ne discosta nella raffigurazione del manto, che copre l'intera figura, mentre nell'originale lasciava il petto scoperto e la ferita sul costato bene in vista. Le due anime appaiono quasi sospese a mezz'aria, con una soluzione tecnica fortemente ardita, in atto di librarsi da un semplice sarcofago con le effigi dei due defunti e lo stemma della famiglia. Per la realizzazione Massimiliano Putti si è avvalso, come in altri casi, del supporto tecnico della ditta di marmisti Davide Venturi & Figlio. Sulla parte di destra sono collocate le epigrafi dedicate a Gioacchino Napoleone Pepoli (1825 - 1881) ed alla moglie Federica Guglielmina Hohenzollern Sigmaringen (1820 - 1906)

Melissa La Maida