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Lea Busacchi

26 Gennaio 1890 - 28 gennaio 1965

Scheda

Lea Busacchi era nata a Monte San Pietro (BO) il 26 gennaio 1890, da Alessandro (che fu maestro di scuola elementare per quaranta anni) e da Lavinia Negroni. Fin dal 1914, Lea svolse attività di Infermiera volontaria della C. R. I. come si apprende scorrendo l’“Elenco delle Infermiere volontarie, inscritte nel 1914”, in “La Scuola Infermiere Volontarie di Bologna (1914 - 1915 – 1916 )”, pubblicato nel 1915 dal Comitato Regionale della VI Circoscrizione della C. R. I. (cfr. allegato in PDF). Lea compare nel suo abito di “crocerossina” in varie fotografie risalenti alla Grande Guerra, scattate durante momenti di pausa dall’attività di assistenza: seduta in un prato fra altre infermiere volontarie, accanto ad alcuni degenti, oppure vicino ad un’ambulanza trainata da un cavallo, attorniata da altri elementi del Corpo di Sanità militare. Una fotografia che la ritrae in compagnia di alcune “consorelle” reca manoscritta sul retro la dicitura: “Mestre Luglio 1915”. Altri scatti del medesimo periodo la ritraggono in un momento di svago a Venezia in compagnia di altri appartenenti alla C. R. I. Da una dedica sul retro di una cartolina emerge la sua apprezzata opera prestata sul VII treno ospedale della Croce Rossa.

Nella vita civile si dedicò poi all’insegnamento nelle scuole elementari di Bologna, tra le quali la scuola “Edmondo De Amicis”, la “Luigi Zamboni”e la “Manzolini”. Il 2 giugno 1926, a Bologna, Lea si unì in matrimonio ad Armando Lollini (Bologna, 22 gennaio 1887 – 5 novembre 1966); la coppia ebbe un figlio, Alessandro (Bologna, 29 maggio 1927 – 13 gennaio 2001).

Lea Busacchi morì a Bologna il 28 gennaio 1965 ed è sepolta nel Cimitero della Certosa di Bologna (ossario n. 1773 campo 1962 sotterraneo corsia interna ovest, lato sx). Erano mancati in precedenza i suoi fratelli Augusto (18 ottobre 1876 - 19 giugno 1956) e Pietro (26 settembre 1882 - 21 novembre 1944), entrambi medici stimati. La sorella Nivarda, detta Dina, fu ella pure crocerossina durante la Grande Guerra.

Stefano Lollini, dicembre 2016.